Una raccolta di scritti e la presentazione del volume che li ospita: sono i due modi che il dipartimento di Scienze religiose ha scelto per ringraziare il professor Luigi Franco Pizzolato, giunto quest’anno alla conclusione del suo insegnamento di Letteratura cristiana antica in Università Cattolica. Plura sacra et mundi alia, edito da Vita e Pensiero nel 2009 in occasione del settantesimo compleanno dell’ex preside della facoltà di Lettere e filosofia, raccoglie alcuni scritti, solo apparentemente minori, che si rivelano una sorta di “microcosmo” dell’attività intellettuale del professore, delle idee e dei valori che l’hanno animata, trasmettendole quella lucidità che nasce solo quando razionalità e passione si sostengono l’un l’altra.
Il 5 aprile scorso, nella cripta dell’aula magna della sede milanese, il volume è stato il protagonista di una presentazione che, nello spirito “plurale” del libro, è stata fatta “a più voci”, con l’intervento del classicista Giovanni Polara, direttore del dipartimento di Filologia classica dell’Università di Napoli “Federico II”, dello studioso di letteratura cristiana antica Marcello Marin, direttore del dipartimento di Tradizione e fortuna dell’Antico dell’Università di Foggia, e di monsignor Enrico dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense. Dopo il saluto del preside di Lettere e filosofia Angelo Bianchi e del direttore del dipartimento di Scienze religiose Gianluca Potestà, gli interventi si sono concentrati sulla figura dell’autore nella quale va ricercata la chiave di lettura che collega, in un disegno unitario, i molti e diversi scritti di studi classici e cristiani riuniti nel testo.
Senza indulgere alla retorica, l’iniziativa è stata l’occasione per mostrare l’importanza e il significato della “paradosis”, la trasmissione della lezione che è giunta a Pizzolato e lo ha formato in modo determinante, come ha ricordato il professore il Giuseppe Visonà, uno dei curatori del volume. A partire dal suo primo maestro, il salesiano Paolo Ubaldi, chiamato da Gemelli nel 1924 sulla prima cattedra di Letteratura cristiana antica in Italia, passando per Michele Pellegrino e Giuseppe Lazzati, di cui Pizzolato è stato l’allievo prediletto. Una stagione unica per la Cattolica, ricca di fermenti ed energie spirituali, di tanti grandi maestri, nella quale la lezione dell’ex preside di Lettere, riflessa nel volume, ha le sue radici.
La parola chiave del suo insegnamento è stata il plura, dove però la molteplicità, la pluralità degli elementi non è dispersa, né tanto meno in conflitto, ma collegata dalla et che compare nel titolo del libro unendo cristianesimo e classicità, gli ambiti di studio nei quali si è mosso il professore, indagando il rapporto sempre sfaccettato, all’insegna della continuità e della novità, che il mondo cristiano ha intrattenuto con la cultura classica. La forza della et sta nella sua capacità di unire distinguendo. È il “distinguere per unire” di Maritain: nella pluralità delle culture e delle visioni la via per giungere all’unità non è quella della confusione e dell’omologazione ma quella della distinzione; è la categoria della “paradossalità” che Pizzolato ha appreso dall’A Diogneto, tanto a cuore anche a Lazzati. Questa idea, che nell’antico testo cristiano esprime il rapporto del cristianesimo con il mondo, è la forza che tiene uniti gli opposti. A questo principio l’ex preside si è attenuto rigorosamente nello studio e nella vita. Classicità e cristianesimo, moderno e antico, fede e cultura, cristianesimo e mondo, studio e impegno politico, azione e pensiero. Tenendo sempre accese due fiaccole, da una parte e dall’altra, si può vedere meglio perché si illumina un più ampio spazio: con questa immagine il professore di Letteratura cristiana antica, nel saluto finale, ha lasciato intuire il suo ideale cammino di uomo e di studioso.