Nel cuore di un secolo che aveva proclamato sul nascere la morte di Dio, il poeta Giorgio Caproni prega «non, come accomoda dire / al mondo, perché Dio esiste: / ma, come uso soffrire / io, perché Dio esista». Mai come nel Novecento gli artisti hanno avvertito lo scontento della secolarizzazione, mai hanno tanto incalzato il mistero con domande radicali, alla ricerca della verità e del senso ultimo della vita. Ecco perché, varcata la soglia del nuovo millennio, si fa urgente il ritorno della Chiesa nel «cortile dei Gentili»: parole di papa Benedetto XVI. Per un nuovo umanesimo letterario. Per conoscere l’uomo attraverso Dio, Dio attraverso l’uomo.

È questo lo spirito degli interventi al convegno nazionale La ricerca del fondamento. Letteratura e religione in una società secolarizzata, tenutosi l’8-9 novembre nella sede bresciana dell’Università Cattolica. Un convegno che, giunti al capolinea della cultura occidentale, fa propria l’esigenza del cambiamento. Giuliano Ladolfi parla di reincanto dei valori. E propone un’azione che muova dal modello personalista di Maritain e Mounier. Una ricerca di verità cui tutti sono chiamati. Che riscatti l’arte dalla sudditanza al mercato e la impieghi per riprogettare il mondo.


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Giuseppe Calambrogio nota come oggi i laici stiano superando i lacci del materialismo, dello scientismo, del progressismo, del marxismo. Verso un nuovo dialogo tra laicità e religione. La strada da seguire è quella che Cesare Cavalleri chiama via pulchritudinis: il bello come trascendentale coagulante, la poesia come scala a Dio. Una strada da percorrere anche nel dialogo con la teologia, che in primo luogo è un discorso di Dio. Sottolinea Marco Ballarini: Gesù è un narratore, la Chiesa è una comunità narrante. Non si può fare a meno di una retorica per l’infinito.

Francesco Diego Tosto lancia una vera e propria «chiamata alle arti», come già fece Paolo VI nella sua Omelia agli artisti. Alla letteratura religiosa è il compito di andare oltre, di abbandonarsi a quella che Citati chiama «la malattia dell’infinito». Un’ansia che può essere condivisa anche da autori non credenti: l’alterità è alimento a una spiritualità comune. Giorgio Barberi Squarotti rintraccia proprio negli atei Leopardi, Pascoli e D’Annunzio la durata degli emblemi religiosi nella letteratura moderna.

L’intervento di Marco Beck è un’occasione per ricordare la figura di Carlo Bo. La sua idea di «letteratura come vita», sulle tracce del Dio nascosto, che sfocia nell’opera di Beck in una «micro-teologia familiare». Si fa strada oggi una nuova poesia spirituale, che riedifichi un pensiero forte sulla vita e la scrittura. È quanto avviene nella rivista «Poesia e spiritualità» di Donatella Bisutti, nelle poesie del Moto perpetuo di Giuseppe Langella come in Nostra sposa la vita, di Pasquale Maffeo. Ecco allora l’invito di Ferruccio Parazzoli a sfondare la parete invisibile, riscoprendo la metafisica, «verso la porta che non aprimmo mai / nel giardino delle rose» (Eliot). Contro una narrativa orizzontale, che non conosce cielo né abisso.



Nel mondo moderno, anche lo sberleffo è un modo di riattivare la Bibbia. Pietro Gibellini ripercorre una storia che va da Metastasio e Porta a Belli e Manzoni, nel comune tentativo di riappropriarsi dei princìpi della fede. Oltre l’uso distorto che se n’è fatto nei secoli. Qualcosa che assume i contorni di un’autentica venatio DeiGiuseppe Langella richiama Ungaretti, che vede il Novecento come un tempo di missione religiosa. Il poeta-nomade cerca oltre il deserto un paese innocente: un Deus absconditus col quale entrare anche in polemica rabbiosa, come fanno Caproni e Rebora sull’esempio di Giobbe.

Sul versante del romanzo Giuseppe Lupo evidenzia come in epoca post-conciliare siano fioriti dei moderni Vangeli apocrifi. Col rischio di diventare eretici, gli scrittori tentano l’azzardo dell’utopia. In risposta alla domanda di Cristo: «voi chi dite che io sia?». Non è minore l’attenzione verso la Madre di Dio: basti citare l’Interrogatorio a Maria di Giovanni Testori. Ma la ricostruzione di Pasquale Maffeo è fitta: da Camerana a Luzi, da Rebora a Pasolini.

Cosa ci si può aspettare dai mass media, in epoca post-ideologica? Alessandro Zaccuri affronta il tema della soglia: recinto per lo spazio sanctus del tempio, argine al terrore originario che confonde i vivi e i morti. Proprio Cristo ha varcato quella soglia: non per minacciare, ma per salvare. E con la lettura della Passiù, la sacra rappresentazione della poetessa Franca Grisoni, la ricerca del fondamento giunge a compimento. È nel Cristo che lo spirito religioso trova chi gli indichi la via, la verità, la vita.