Un libro e un seminario che prendono il titolo da un curioso aneddoto. Siamo nel 1856. Sono i corso i lavori per l’innalzamento dell’obelisco di piazza San Pietro. Sollevato da terra per mezzo di una fabbrica imponente di argani ingegnosi, evita il crollo grazie all'esperienza e intraprendenza dell’operaio Bresca che, accortosi che i canapi cui era assicurato stavano cedendo, grida, nonostante il divieto di parlare durante i lavori: «Acqua alle funi!». I canapi bagnati reggono allo sforzo e l’obelisco viene posizionato al centro della piazza, dove tuttora si trova.

Acqua alle funi. Per una ripartenza della scuola italiana è il titolo del volume di Mario Giacomo Dutto, recentemente edito da Vita e Pensiero, che ha organizzato il 21 ottobre un seminario di studio congiuntamente al Centro studi e ricerche sulle Politiche della formazione dell’Università Cattolica (Ceriform), con il patrocinio della facoltà di Scienze della formazione e del dipartimento di Pedagogia.

In una sala gremita di studenti, insegnanti ed esperti del mondo della scuola, dopo l’apertura dei lavori da parte di Renata Viganò, direttore del Ceriform, e il saluto di Michele Lenoci, preside della facoltà di Scienze della formazione, Dutto, già direttore generale del Miur, ha proposto una riflessione articolata tra il “coraggio della ragione” e il “coraggio dell’azione”, entrambi condizioni necessarie per “dare acqua alle funi” per la ripartenza della scuola italiana.

«Serve un cambio di prospettiva», ha detto Dutto, cha ha spiegato come è fin troppo facile parlare negativamente della scuola ed è interessante ma non sufficiente proporre testimonianze o buone pratiche. Bisogna però consolidare un “sapere esperto” che ribalti l’ottica, per osservare ciò che nel sistema scuola funziona. Ciò implica saper individuare e conoscere a fondo, di là dai giudizi approssimativi e superficiali, le molte problematiche perché «cambiare la scuola senza conoscerla è impossibile». Agire per la ripartenza, ha aggiunto Dutto, è un’«impresa in salita», ma non ulteriormente rimandabile: «a costo di sembrare retorici, va fatta partendo dal senso di responsabilità».

Susanna Mantovani, docente di Pedagogia all’Università di Milano-Bicocca, ha commentato il volume collegandone i contenuti ad alcune questioni problematiche della scuola del nostro Paese, dal cosiddetto in-language, ossia l’assunzione crescente di un linguaggio per soli addetti ai lavori, all’inadeguatezza di una politica interessata più a «lasciare una traccia del proprio passaggio» che a innovare o risolvere, al tema sempre aperto della formazione degli insegnanti, alla mancata attenzione alla «biodiversità delle scuole italiane», in tensione tra le esigenze di una specifica comunità e dell’intera società. Avere criteri per intervenire nella scuola, come quelli proposti nel volume, è il proprium dello sguardo pedagogico che è indispensabile avere sul problema.

Il dibattito è proseguito con un panel di contributi che hanno dato voce a ruoli e prospettive differenti ma complementari per essere attori della ripartenza della scuola. Si sono quindi integrati gli interventi di Francesco Dell'Oro, responsabile del Servizio di orientamento scolastico del comune di Milano, Marco Zelioli, dirigente scolastico, Lorena Pirola, docente di scuola secondaria, Chiara Maitan, studentessa in Università Cattolica.