"Cibo e Religione": un binomio di grande attualità anche nel nostro Paese, dove con l'immigrazione, aumentano le presenze di fedi diverse dalla nostra. Il tema ha  implicazioni economiche e di ricerca nel campo agroalimentare ed è per questo che la Scuola di dottorato per il Sistema Agro-alimentare - Agrisystem, ha organizzato un seminario tenuto da Antonio G. Chizzoniti, direttore del Dipartimento di Scienze giuridiche e docente di diritto ecclesiastico e canonico nel corso di laurea magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza della sede piacentina. Il focus del seminario è stato sull'analisi delle attuali questioni legate alla produzione, certificazione e distribuzione di prodotti alimentari religiosamente certificati. Una particolare attenzione è stata dedicata ai problemi connessi alle difficoltà di accostarsi alla comunione per i fedeli cattolici affetti da celiachia e all'ausilio che la ricerca può dare su questo settore.

«Quello che mangiamo - ha spiegato il professor Chizzoniti - identifica la nostra natura ed esprime ciò in cui crediamo. Fin da quando l'uomo ha imparato a vivere in comunità, il cibo è diventato elemento di distinzione e quindi di identità religiosa, specialmente dopo che venne scoperta la cottura. Pensiamo all'ambito sociale: il Cattolicesimo non proibisce nessun alimento e dice soltanto di ringraziare Dio, mentre altre fedi come l'Islam o l'Ebraismo vietano alcuni cibi. Il tacchino per gli americani è addirittura il simbolo del Giorno del Ringraziamento». Il binomio cibo-religione si trova inoltre nella letteratura, nell'arte e perfino nelle leggi sulla qualità dei prodotti alimentari. «Nella Bibbia - ha proseguito il docente - ci sono innumerevoli descrizioni delle tavole imbandite, come pure nell'Odissea di Omero o in altri classici. Anche oggi, quando la legge impone un controllo qualitativo sui prodotti, ne chiede anche la provenienza: una tutela che nasconde l'attenzione per l'identità nazionale e culturale di una nazione, e quindi anche per la sua religione».

Una delle nuove sfide delle società multireligiose è legata alla capacità di garantire ai fedeli la possibilità di rispettare quotidianamente le indicazioni alimentari che gran parte delle confessioni propone: dai divieti di consumo in determinati periodi come nel caso della Quaresima per i cattolici o del Ramadan per i musulmani; alle disposizioni sulla selezione e preparazione degli alimenti, il cui rispetto rende il cibo religiosamente idoneo (koscher per gli ebrei) o lecito (halal per gli islamici); o del più classico uso rituale del cibo come nel caso del pane e del vino nell'eucarestia. Il rispetto di queste vere e proprie "regole alimentari religiose" non è sempre agevole per le difficoltà organizzative che ciò comporta per esempio nelle mense scolastiche o negli ospedali o nelle carceri; ma anche per i possibili contrasti che alcune di esse, come la macellazione rituale, possono generare con altri diritti o con il sentire comune.