Il primo ad appellare così i lavoratori delle pubbliche amministrazioni del Bel Paese fu Renato Brunetta, che in qualità di ministro non esitò ad attribuire loro l'epiteto di "fannulloni" provocando l'immediata levata di scudi. Se mai sono i tempi biblici di certi uffici ad alimentare questa nomea. Dei "fannulloni della pubblica amministrazione" si è tornato a parlare all'Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano: l'occasione l'ha offerta l'ultimo dei sei incontri della rassegna "Appuntamento con l'università. La Cattolica dialoga con la sua città".

Il ruolo dell'esperto è stato affidato a Elena Zuffada, docente della facoltà di Economia e Giurisprudenza. «Il titolo è volutamente provocatorio - ha spiegato - perché naturalmente occorre operare delle distinzioni: ci sono delle situazioni al limite del patologico con colleghi compiacenti che "strisciano" i badge di chi è assente e altre di tanti che lavorano con passione e impegno, ma non fanno notizia. La questione vera riguarda semmai un altro aspetto: ci sono modelli organizzativi e gestionali per far crescere la produttività delle pubbliche amministrazioni dato che proprio quest'ultimo aspetto è intimamente legato alla scarsa competitività del nostro Paese?»

La questione dunque, secondo l'analisi della professoressa Zuffada, va letta tutta in un'ottica meritocratica: uscire dal pregiudizio e dalla detestabile equazione per la quale pubblica amministrazione fa rima con lazzaronismo è possibile solo puntando alla produttività e al merito con incentivi reali e concreti. Così concreti da vedersi a fine mese sul conto del lavoratore: «La strada da intraprendere è quella di un aumento del peso della retribuzione collegata alla redditività - ha continuato la docente -. Incentivare chi produce dei servizi, premiare anche economicamente il merito rappresenta l'unica via d'uscita che si può e si deve seguire: non ci sono altre alternative se non quella di focalizzarsi sul merito anche attraverso gli strumenti già esistenti della gestione del personale e della valutazione della prestazione".