Ripercorrere la straordinaria avventura di Steve Jobs attraverso le parole del suo ex braccio destro alla Apple. Proprio nei giorni in cui tutto il mondo ne celebra il primo anniversario della morte. Un’occasione che gli studenti del corso in Strategia e politica aziendale del professor Mario Molteni non si sono lasciati sfuggire accorrendo in massa per la speciale lezione di Jay Elliot, ex Senior Vice President della casa di Cupertino a Milano per presentare la biografia “Steve Jobs. L’uomo che ha inventato il futuro” (Hoepli editore).

«Il giorno in cui incontrai per la prima volta Steve – ha raccontato – ero molto depresso. Avevo lasciato una grande azienda come la Ibm per ripartire da zero con una nuova avventura ma proprio il mio primo giorno di lavoro il titolare è tragicamente scomparso e l’azienda finita con lui. Non avevo mai sentito parlare né di lui né della Apple. Però c’è stata subito intesa, eravamo, ognuno a suo modo, due ribelli rispetto a ciò che la vita ci aveva messo davanti»

«Tutto iniziò con una chiara visione del prodotto. Sapere esattamente cosa vuoi fare - ha spegato Elliot - ti permette di avere una strategia vincente. Steve, quando nel 2005 ritornò alla Apple dopo esserne stato brutalmente cacciato nel 1975, aveva, se possibile le idee ancora più chiare che in passato. L’idea era quella di riuscire a creare un prodotto che fosse utilizzabile da tutti e da questo primo prodotto poi svilupparne una famiglia. Però, per non fallire, bisogna sapere esattamente chi sei e che tipo di prodotto vuoi fare altrimenti la tua azienda è destinata a non avere successo».


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«Concretamente – ha aggiunto – Apple si differenzia dalla concorrenza per il controllo totale di tutta la produzione, software e hardware e per avere una propria rete di distribuzione. Questo permette di evitare situazioni che hanno creato non pochi problemi ai nostri competitor. Android, per fare un esempio, è un ottimo sistema operativo ma la sua resa varia a seconda dello smartphone su cui è installato. Un altro caso significativo è Windows Vista, il cui sostanziale fallimento è stato causato dal fatto che non fu considerato che per funzionare adeguatamente presupponeva computer decisamente più potenti di quelli a cui era destinato».

Un aspetto molto importante del lavoro di Steve Jobs è quello legato a un nuovo modo di intendere il luogo e i rapporti di lavoro: «Noi cercavamo talenti. Abbiamo sempre voluto avere un approccio diverso e non abbiamo mai selezionato qualcuno sulla base di un cv. Alla Apple tutti potevano dimostrare quello che sapevano fare. In fondo, se ci pensate, chi è che riesce a fare un bel film? Un gran regista non basta, ci vogliono anche un grande copione e dei bravissimi attori. In Apple tutti avevano un tutor pronto a soddisfare qualsiasi richiesta. Era molto importante che tutti si sentissero parte del tutto. Sotto questo aspetto a Steve è stata mossa la critica di essere una brutta persona e di avere un pessimo carattere. Non è vero. La verità è che Steve Jobs spesso viene concepito come un grande imprenditore. Lo era ma il suo approccio, la sua personalità era più assimilabile a quella di un artista. Nei suoi discorsi Steve Jobs citava Bob Dylan non Albert Einstein».

Ma come sarà il futuro della Apple adesso che è orfana del suo padre fondatore? Elliot che ora lavora come Ceo alla Nuvel Inc, società da lui stesso fondata, rispondendo a una delle domande degli studenti, non è affatto tenero con l’attuale dirigenza: «Tim Cook è un bravissimo manager ma io sono molto critico con il lancio dell’iPhone 5, un prodotto che è stato messo in commercio nonostante non fosse ancora messo a punto perfettamente come hanno dimostrato i bug delle mappe. Steve – ha ammesso Elliot, a quelle condizioni non lo avrebbe mai fatto uscire. Inoltre non mi è piaciuto il modo con cui Cook si è scusato. Nell’epoca dei social network lui ha usato una e-mail. Un errore. Ma la cosa più grave, secondo me, è stato dire che, tutto sommato, si potevano usare le mappe della concorrenza. Una frase del genere Steve non l’avrebbe mai, e ripeto mai, pronunciata. Soprattutto durante la fase di lancio di un nostro prodotto».