Da sinistra: Francesca Minonne, Alice Chignola, Anna Maria Tarantola, Santina Bevacqua, Viviana Specioso, Cristina CaponeriProponetevi. È il prezioso consiglio che il presidente Rai, Anna Maria Tarantola, ha lasciato alle studentesse del Collegio Marianum che hanno avuto modo di incontrarla in occasione della consegna del Premio Gemelli, lo scorso 11 novembre. Un’esortazione pronunciata con la grinta di chi non si è piegata al trade off famiglia-carriera e sa che nell’ambito lavorativo le occasioni, soprattutto per le donne, non piovono dal cielo. E quindi: mulier faber fortunae suae, proponendosi. La presidente Rai (nella foto con, da sinistra, Francesca Minonne, la direttrice del Marianum Alice Chignola, Santina Bevacqua, Viviana Specioso, Cristina Caponeri) si racconta sia come professionista, sia come donna e madre. Difficile non farsi contagiare dalla sua energia.

Anna Maria Tarantola, nata a Casalpusterlengo, in provincia di Lodi, nel 1945, si laurea in Economia e Commercio nella nostra Università nel 1969. Prosegue quindi gli studi presso la London School of Economics, dove consegue il titolo di Master of Philosophy in Economics. È il 1971 l’anno in cui entra nell’Ufficio vigilanza di Milano di Banca d’Italia, per inaugurare una carriera che raggiunge il culmine nel 2009 con la nomina a vicedirettore generale. Prima donna a ricoprire tale carica, rassegna le dimissioni nel luglio del 2012, quando accetta la sfida lanciatale dall’allora premier Mario Monti che vede in lei la persona giusta per prendere le redini di viale Mazzini.

La scelta dell’Università Cattolica è stata per la giovane studentessa di Casalpusterlengo “una scelta ponderata”. «Non venivo da una famiglia particolarmente benestante - racconta -: scelsi questa Università perché mi colpì la semplicità. Una Università che mi ha consentito di svolgere studi di grandissimo di livello, con professori di primo piano, ma mantenendo sempre una semplicità di approccio. Ho ritrovato l’ambiente che andava bene per me. Frequentando le lezioni ho visto che mi venivano date le conoscenze e le competenze di cui avevo bisogno. Infatti i primi mesi alla London School of Economics and Political Science sono stati difficili solo perché ho dovuto adattarmi alla lingua inglese, ma non ho avuto alcun problema riguardo allo studio perché le basi di economia che avevo acquisito con la laurea erano buone».

Anna Maria Tarantola ha condotto la sua vita lavorativa in due delle più importanti aziende del Paese. In Bankitalia ha trascorso 41 anni, prestando un servizio di grande responsabilità. In Rai ha messo ordine nei conti e rivisto la programmazione. «Quando sono arrivata in viale Mazzini ho portato con me soprattutto il metodo di lavoro. In Banca d’Italia c’è rigore, approfondimento, rifiuto della superficialità, analisi sempre robuste e, infine, la cultura del merito. In Rai ho incontrato la creatività. È un’azienda che vive di prodotti di intrattenimento, come fiction e cinema, quindi ho trovato una dimensione che non era nelle mie corde: è per questo che ho dovuto studiare».

La rotta per intendere il servizio pubblico, nell’azienda culturale più importante d’Italia, l’ha tracciata prendendo spunto anche dalle parole del direttore della Bbc: informare, educare, divertire. «Mi sono chiesta come fare bene queste tre cose. La prima risposta che mi sono data è nella direzione di riportare l’azienda in equilibrio finanziario, per poter assolvere alle tre funzioni senza avere l’angoscia di dover portare i libri in tribunale. La seconda, da svolgere mentre si opera sul riordino economico, è lavorare sulla qualità. Ed è quello che stiamo facendo».

È passato circa un anno e mezzo dal momento in cui è entrata in Rai trovando un reddito operativo negativo per oltre 115 milioni, valore di bilancio che se confrontato con quello del primo semestre del 2013, positivo per oltre 28 milioni, ci fa capire che la sua politica di taglio dei costi ed incremento degli investimenti ha riscosso successo. La quota di mercato è aumentata dello 0,4%, segno che i cambiamenti nella programmazione sono stati ben accolti dal pubblico. Oggi la più grande soddisfazione è «aver capito bene l’azione da condurre, aver approvato il piano strategico 2013-2015 e aver cominciato a portare a casa dei risultati». Ma i bancari non erano persone grigie?