La vita, un “aspro cammino” in fondo al quale c’è Dio. L’anima cristiana della poetessa emerge chiaramente nella lettera che Ada Negri (Lodi 1870, Milano 1945) scrisse al professor Guglielmo Guariglia, il 14 febbraio del 1940. L’epistolario, datato tra la fine del 1939 e l’inizio del 1941, copre in parte uno dei periodi più bui della storia del Novecento e dell’esistenza stessa della poetessa, che di lì a qualche tempo sarà solita iniziare le sue missive con il significativo incipit «Quotidie morior».

Le lettere fanno parte di un fondo di materiali eterogenei (opuscoli, diapositive, filmati) pervenute alla Biblioteca d’Ateneo nel 1993 alla morte di monsignor Guariglia, docente di Etnologia in Università Cattolica. Tre le carte è conservato il breve epistolario con Ada Negri che comprende due minute di lettere di Guariglia, quattro tra lettere e biglietti di Ada Negri e tre fogli di appunti sullo sviluppo della poesia della Negri di mano di Guariglia.

Nella prima lettera del 29 dicembre 1939, la Negri ringrazia padre Guariglia per alcuni suoi interventi che la riguardavano, pubblicati sui periodici cattolici ai quali egli collaborava. Guariglia replica confermando che l’interesse verso i testi negriani risale tempo addietro, quando «giovanetto ho sentito parlare di Voi», e la incoraggia a perseverare nella scrittura giacché grazie ai suoi versi ispirati «tante anime lontane dal Cristo ritroverebbero per Voi la luce».

La risposta che giunge nel marzo successivo è di un certo rilievo, soprattutto per quel che riguarda la precisazione del tema religioso, che per la poetessa è da leggersi in un percorso di progressivo «avvicinamento a Dio», tesi a sostegno della quale si era espresso anche don Vincenzo Schilirò nel suo coevo libro Itinerario spirituale di Ada Negri (Milano, Istituto di propaganda libraria, 1938). La poetessa reitera l’invito affinché il sacerdote la ricordi nella preghiera: «Pregate per me, cioè pel mio lavoro».
 
L’epistolario, pur nella sua brevità, getta una luce su uno degli ultimi momenti della vita e della scrittura della poetessa e inoltre giunge direttamente a porre l’accento su uno dei nodi cruciali della poesia della Negri, della quale traccia le riflessioni, i timori e la trepidazione di un percorso insieme poetico e vitale segnati dalla difficoltà, ma anche dalla consapevolezza della presenza di Dio.

Il professor Guariglia era nato a Crocetta del Montello (Treviso) nel 1909. Ordinato sacerdote nel 1933 e laureatosi nel 1937 in Lettere presso l’Università Cattolica insegnò Lettere nel Seminario vescovile di Treviso fino al 1956, anno in cui poté pubblicare il suo studio sul messianismo russo, frutto del corso di perfezionamento in Storia delle religioni dell’Università di Padova. Nell’ottobre di quell’anno venne inviato dal vescovo di Treviso e per iniziativa di padre Gemelli a frequentare i corsi dell’Istituto di Etnologia dell’Università di Vienna e lì si laureò in Filosofia, con specialità Etnologia, con una tesi sui movimenti profetico-salvifici presso i popoli primitivi.

Si recò successivamente a Parigi per seguire i corsi di André Leroi-Gourhan e di Jean Guiart, e in quella città intrattenne rapporti con Claude Lévi-Strauss, Georges Balandier e Alfred Métraux. Il lavoro di Guariglia ebbe vasta eco internazionale e, tornato in Italia, fondò la prima cattedra di Etnologia in Università Cattolica, dove insegnò fino al 1985.


Nella foto: particolare di un biglietto manoscritto inviato da Ada Negri a padre Guariglia il 24 gennaio 1941 con l’intestazione “Ada Negri / Accademica d’Italia”.

Ultimo numero del Bollettino della Biblioteca "Tra le carte" ( KB)