«Se mancano le volontà degli Stati e leadership all'altezza, come quelle di Kohl e Delors, allora l'Europa facciamola dal basso, coinvolgendo i popoli con strumenti previsti dal trattato di Lisbona, come la petizione popolare». Gianni Pittella, vicepresidente italiano del Parlamento europeo, immagina questa soluzione ai mali che affliggono l’Unione. Ne ha parlato nella sede piacentina lo scorso 14 maggio nel corso di un incontro con gli studenti organizzato dal dipartimento di Scienze economiche e sociali dell’ateneo [Dises].

Moneta unica che vacilla, crisi economica e Grecia a rischio default: non si può certo dire che il peggio sia passato. «Ma la coesione dell’Europa e le prospettive future possono essere guardate con maggior serenità, perché l’Ue ha deciso finalmente di dotarsi di strumenti adeguati per reagire al mercato». Parola di Francesco Timpano direttore del Dises. «Il Parlamento europeo – ha aggiunto prima di introdurre l’onorevole Pittella - appare, accanto alle altre istituzioni, l’eterno incompiuto: anche la crisi ellenica ne ha evidenziato la debolezza e solo l’azione dei governi ha permesso di dare una svolta alla gestione della crisi».

Il vicepresidente Pittella ha preso spunto dal terremoto che ha investito l'euro nei giorni scorsi per sottolineare come sia più che mai necessario dotare le istituzioni continentali di una vera politica economica, che affianchi quella monetaria della banca centrale. «Dopo il grande risultato del trattato di Lisbona - ha spiegato - si è abbattuta sul continente una crisi finanziaria senza precedenti, frutto di una contraddizione irrisolta: la presenza di una moneta forte come l'euro senza un governo dell’economia. In altre parole una moneta forte senza uno Stato». Il Parlamento europeo può svolgere un ruolo importante, ma ci si scontra con governi che vogliono annacquare le risposte alla crisi. Ora il rischio si chiama contagio e speculazione, all'emergenza si è data infatti una risposta parziale e tardiva soprattutto per colpa degli Stati, in primis quello tedesco. «Servono tuttavia altre misure urgenti – prosegue Pittella -: un supervisore europeo dei mercati finanziari, l'istituzione di un fondo monetario europeo, il lancio degli “eurobond” per creare un piccolo e salutare debito che finanzi la crescita e gli investimenti. La situazione italiana - ha aggiunto - non è come quella greca, ma dobbiamo evitare assolutamente il default del paese ellenico per prevenire la formazione di due Europe, quella dei forti e quella dei deboli: sarebbe la fine del disegno di integrazione».