Un traguardo raggiunto con impegno e determinazione ma anche un punto di partenza per i futuri obiettivi professionali e personali. La festa di laurea per i neodottori della sede piacentina dell'Università Cattolica ha voluto significare questo, nella sua prima edizione, che si è tenuta il 25 aprile nella Cattedrale di Piacenza. Tutta una città stretta attorno ai suoi laureati. Una cerimonia solenne, iniziata con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo monsignor Gianni Ambrosio, e proseguita in stile anglosassone, alla presenza del direttore amministrativo Marco Elefanti. Tutti i laureati, infatti, erano in toga e tocco e sono stati chiamati uno a uno a ritirare il loro diploma.

«Festa per la nostra Chiesa e per l'Università - ha ricordato il vescovo nell'omelia, il cui pensiero è andato ai fondatori dell'ateneo cattolico: il francescano Gemelli, con il suo genio e la sua tenacia; il professor Toniolo che mentre stava per morire disse a Gemelli di fondare l'Università; Armida Barelli, la tesoriera, che dimostrò grandi capacità. Persone simbolo a cui ispirarsi, che meritano di essere ricordate, quali portatori di speranza, un sentimento intimamente legato  a Dio e alla fede". Monsignor Ambrosio ha concluso la sua omelia esprimendo i migliori auguri ai neolaureati.

Dopo la Santa Messa, il direttore della sede di Piacenza-Cremona della Cattolica, Mauro Balordi, ha invitato i giovani a dare il loro contributo anche nella vita del Paese. «Dobbiamo e vogliamo essere ottimisti - ha dichiarato Balordi -. Il superamento di questo momento difficile passa da una maggiore assunzione di responsabilità anche vostra, perché solo attraverso un ricambio generazionale riusciremo a uscire dalla crisi. Siate coraggiosi, grintosi e non fatevi prendere dallo scoramento di questi tempi, Mi auguro che questa giornata sia archiviata tra i vostri ricordi più belli». Il direttore ha anche ringraziato il vescovo e il parroco della Cattedrale per avere consentito la pacifica invasione dei laureati.

La grande festa di laurea organizzata dalla Cattolica per i suoi studenti è stata l'occasione per sottolineare lo stretto legame fra l'Università e la città di Piacenza: «Abbiamo voluto dare alla cerimonia una certa solennità, perché davvero quello della laurea è uno dei passi fondamentali e più significativi nella vita di una persona», ha concluso Balordi.

Un tuffo nella storia e nell'arte della cattedrale è seguito con l'intervento dell'archivista del Duomo, Tiziano Fermi, che ha descritto un luogo carico non solo di spiritualità, ma anche dell'impegno civico della comunità piacentina. «Tutta la città partecipò alla costruzione di questa Cattedrale nel dodicesimo secolo. Lo capiamo dalle formelle delle corporazioni delle arti e dei mestieri. Il Duomo si è arricchito negli anni di opere d'arte e di manoscritti preziosi: un patrimonio di assoluto valore».

Lucia Bellaspiga, inviata del quotidiano "Avvenire" e autrice di libri dedicati a figure "ecumeniche che sanno parlare tutte le fedi", ha portato un augurio ai neodottori. «Fate finta di partecipare a una gara, quindi non fermatevi mai. Penso ai primi consigli di papa Francesco ai cardinali: camminare, costruire, confessare, nel senso di vivere credendo. La laurea a cosa serve? A me sicuramente è servita per avere un metodo: non un metodo di studio ma un metodo di vita. Questo metodo di vita si concretizza in alcuni comportamenti che io vi consiglio: siate liberi: questa è la sfida  più grande. Difendete la vostra libertà, uscite dalla mandria e non lasciatevi omologare».

Il secondo messaggio la giornalista l'ha preso in prestito dal famoso I Care di don Milani. E ha raccontato dei tanti personaggi eccezionali incontrati anche attraverso i suoi libri. Dal medico Carlo Urbani che ha dedicato la sua vita allo studio della Sars e dopo aver studiato le cure, non fuggì da dove si era diffusa, ma rimase ad affrontarla, trovando la propria morte per contagio ma salvando migliaia di altre vite. Al padre dei lebbrosi Raoul Follerau. Per finire con una citazione di don Oreste Benzi, che ai suoi alunni più rivoluzionari diceva: «Vi aspetto al primo salario. Tanti, ottenuto il primo buon stipendio, da grandi incendiari diventano pompieri; il loro dorso diventa flessibile di fronte ai caporali e comandanti, pur di fare carriera. Perché la loro rivoluzione era contro, non per». Ecco allora l'augurio finale della Bellaspiga: «Restate sempre incendiari, non diventate pompieri; però non per distruggere, ma incendiari per...».

Anna Maria Fellegara, preside della facoltà di Economia e Giurisprudenza, Michele Lenoci, preside della facoltà di Scienze della formazione, Adriano Marocco, in rappresentanza del preside della facoltà di Agraria, e Antonio Albanese, presidente del consiglio del corso di laurea in Giurisprudenza,  hanno distribuito i diplomi ai neodottori e hanno posato insieme a loro per una foto ricordo sul sagrato del Duomo. I neolaureati hanno quindi lanciato i tocchi davanti alla schiera di parenti e cittadini.

A conclusione della festa, spazio a un brindisi e a un buffet, con l'accompagnamento musicale del Placentia Gospel Choir, diretto da Raffaella Arzani e condotto da Francesco Zarbano. Un concerto di canti spiritual molto apprezzato, che ha trattenuto centinaia di persone davanti alla Cattedrale.