Una grande lezione di metodo. È quella contenuta in Gesù di Nazaret. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione, da poco uscito per i tipi della Libreria Editrice Vaticana, e presentato martedì 5 aprile in aula Pio XI. Autore del volume, il professor Joseph Ratzinger.
Fuori dal magistero papale, il Papa torna a occuparsi del Messia ponendosi l’obiettivo «di illustrare “figura e messaggio di Gesù”», rintracciando «il Gesù reale, a partire dal quale, soltanto, diventa possibile qualcosa come una “cristologia dal basso”». Non un rifiuto del metodo storico-critico, quindi, ma la consapevolezza della sua insufficienza: «il “Gesù storico” come appare nella corrente principale dell’esegesi critica sulla base dei suoi presupposti ermeneutici, è troppo insignificante nel suo contenuto per avere potuto esercitare una grande efficacia storica; è troppo ambientato nel passato per rendere possibile un rapporto personale con Lui».
Come ricordato dal rettore Lorenzo Ornaghi che ha introdotto la presentazione, si tratta di un testo esemplare in primo luogo per gli studenti, perché insegna un «uso corretto delle fonti e dei concetti, non contiene una sola parola fuori posto. Ogni parola è un concetto e riporta a ciò che è fondamentale per la fede».
Un’opera in due atti, Gesù di Nazaret, che mostra come il Messia, entrando all’interno della Storia da uomo, si inserisca perfettamente nell’Antico Testamento e porti a compimento la Salvezza. Una sintesi preziosa quindi, in primo luogo per il fedele che ignora il dibattito esegetico e che è interessato a incontrare Cristo nella propria vita di uomo comune.
Il professor don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana, ha reso noto che il libro del Santo Padre, infatti, è stato accolto con molto entusiasmo: «Il volume occupa i primi posti delle classifiche, pur essendo un saggio di 350 pagine. Ha venduto già un milione e 800 mila copie nel mondo di cui 430 mila soltanto in Italia».
Diverse prospettive su Gesù di Nazaret sono state presentate da tre esponenti del mondo ecclesiale, civile, accademico intervenuti alla presentazione: monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, il segretario nazionale della Cisl Raffaele Bonanni, il professor Silvano Petrosino, direttore dell’archivio “Julien Ries” per l’antropologia simbolica.
Per monsignor Crociata il volume «si conferma come una felice e matura sintesi di una lunga e feconda riflessione teologica portata fin dentro l’esercizio del ministero petrino. L’opera afferma e realizza il superamento della separazione tra esegesi scientifica e ermeneutica della fede o interpretazione credente della Sacra Scrittura».
Il segretario nazionale della Cisl Raffaele Bonanni ha, invece, posto l’accento sulla utilità del volume: «Questo libro dovrebbe aiutarci a superare le difficoltà che abbiamo nel dare senso alla nostra vita, ma anche a resistere a tutti i farisei che non vogliono credere che il Miracolo è avvenuto».
Il fatto che un pontefice decida di intervenire sulla figura centrale della fede in senso storico e fuori dal proprio magistero è assai innovativo per il professor Silvano Petrosino: «In questo modo il professor Ratzinger fa di Gesù un tema su cui dibattere, non una questione di fede risolta una volta per tutte». E questo scopo lo ottiene rifiutando la tentazione di presentare Gesù come personaggio eccezionale; piuttosto mostrando come il figlio di Maria e Giuseppe si inserisca nella tradizione e nella storia, da uomo; vivendo cioè le due esperienze umane per eccellenza, la privazione di Dio e la morte. Dice il professor Petrosino: «Quando in croce Cristo grida “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”, vive l’assenza del Padre, il momento più tragico che l’uomo può affrontare. Quando Gesù muore lo fa davvero e per questo risorge, contrariamente all’errore commesso da un certo cristianesimo di interpretare la sua morte come un sonno». Il testo di Ratzinger presenta allora un Gesù convincente, «esistenzialmente convincente – conclude Petrosino –, vale a dire vivo, che ogni uomo può incontrare, qui e adesso».