Analisi, ricerca e comunicazione per una maggiore comprensione della finanza pubblica in generale. Ma anche la missione di smentire le bufale, rivolgendosi a un pubblico vasto e composto da non addetti ai lavori.
Questi gli obiettivi perseguiti dall’Osservatorio sui Conti Pubblici italiani diretto da Carlo Cottarelli e ribaditi in occasione della presentazione del libro “Due anni tra i conti pubblici: i lavori dell’Osservatorio CPI dal 2017 al 2019”, che si è svolto in un’affollatissima aula Gemelli. Una produzione frutto del lavoro di un team di giovani economisti, coordinati da Carlo Cottarelli e Giampaolo Galli.
Il think-tank, nato due anni fa nell’Università Cattolica del Sacro Cuore, si concentra dall’inizio delle proprie attività sul coinvolgimento delle nuove generazioni. E proprio gli studenti sono stati i protagonisti dell’incontro, un botta e risposta sui temi più caldi dell’economia italiana. Molti gli argomenti trattati. Tra questi, l’evasione fiscale, il debito pubblico e la tassazione, dalla plastic tax alla flat tax. «Non c’è nulla di strano nel fatto che lo stato utilizzi la tassazione per orientare i comportamenti. Abbiamo già tasse molto elevate sui tabacchi e sugli alcolici, ritenuti dannosi e poco utili dal punto di vista sociale» ha detto Giampaolo Galli. «Si tratta comunque di un processo graduale e che deve essere applicato ai fini di un approccio sostenibile, per sé stessi e per la società».
Particolare attenzione è stata poi rivolta al tema dell’istruzione e dei fondi a questa destinati. «Spesso mi si chiede su cosa si dovrebbe risparmiare, ma è più facile dire ciò che non dovrebbe essere tagliato. Per esempio, la spesa per l’istruzione è stata eccessivamente penalizzata negli ultimi anni» ha commentato Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio. I dati sono significativi. Se si considera la spesa pubblica per istruzione in percentuale di spesa pubblica totale, l’Italia è all’ultimo posto in Europa con solo il 7,9 per cento a fronte di una media europea del 10,2 per cento. Oltre a ciò, l’Italia è stata l’unico Paese dell’Unione Europea in cui la spesa per interessi sul debito pubblico, pari a 69 miliardi nel 2017, ha ecceduto quella per l’istruzione. Per Cottarelli si tratta di «una questione inaccettabile da punto di vista sociale. È infatti la pubblica istruzione ciò che crea capitale futuro e che permette a un paese di crescere. Un paese in cui non si investe sui giovani è destinato ad avere una minore produttività».
Grande spazio anche alle fake news. L’ultima domanda si è concentrata sull’incidenza, nella società e nell’economia, delle notizie false. Chiara la posizione di Carlo Cottarelli, che ha sottolineato la fallacia di chi attribuisce sempre ad altri le proprie responsabilità: «Se ci si convince che la colpa non sia nostra, l’unica soluzione all’orizzonte è che nulla possa essere fatto se non uscire dall’Unione Europea. Qualora invece ci fosse sempre maggiore coscienza sull’esistenza di problemi seri da risolvere, potremmo tornare a vivere una crescita significativa. Dobbiamo però rimboccarci le maniche e utilizzare gli strumenti giusti per comprendere ciò che accade attorno a noi». Una sfida che sembra essere già stata colta dai giovani in aula. «In un periodo storico in cui populismi e uso acritico di internet hanno permesso la divulgazione di notizie false, bisogna imparare a ragionare sui fatti. E vi faccio i complimenti per le domande che ci avete rivolto, che denotano conoscenza e preparazione» ha concluso Giampaolo Galli.