di Rolando Anni *
Una delle peculiarità della Resistenza bresciana si manifestò nell’alto numero di presenze dei cattolici nelle formazioni partigiane. Fu l’aspetto più evidente, ma non il più importante. Il contributo forse più rilevante e duraturo va cercato nell’elaborazione teorica di un pensiero politico e sociale originale che trovò la sua più compiuta espressione nel giornale clandestino “Il ribelle”. La mostra Volti, luoghi e parole della resistenza bresciana nella biblioteca di sede, esposta in occasione della festa della Liberazione, costituisce un modo discreto, ma non banale per fare memoria di un passato molto complesso e oggetto di numerose ricerche.
Attraverso immagini e filmati che scorrono sul video, si vedono i volti di alcuni ribelli scomparsi nei lager, fucilati, torturati e uccisi fissati, per sempre nel bianco e nero delle fotografie degli anni Quaranta. Sono volti di giovani o giovanissimi, poco più che ragazzi, che dovettero fare, a Brescia come nel resto d’Italia, delle scelte estremamente difficili, talvolta dilanianti, talvolta aiutati soltanto dalla loro coscienza: dire di no al fascismo o aderire alla Repubblica sociale italiana appena sorta; oppure, se fosse stato possibile, non fare nessuna scelta e vivere i propri giorni in una specie di “zona grigia”.
Nella mostra sono anche esposti oggetti appartenuti ad Astolfo Lunardi, tra cui la piccola croce del rosario, deformata dai colpi di fucile che il 6 febbraio 1944 lo uccisero insieme a Ermanno Margheriti in città. Anche le cose possono parlarci se le sappiamo comprendere, silenziosamente ci dicono molto delle persone che le hanno possedute.
Ai numerosi frequentatori della biblioteca viene proposto un ricordo silenzioso e poco appariscente perché possano, se vogliono, riflettere qualche istante su vicende ormai lontane, ma che conservano una forte attualità. Come scriveva Piero Scoppola, il fatto che gli ideali e le speranze espresse da quel movimento di liberazione «non siano compiutamente realizzati dà alla Resistenza un valore e un significato più vivo e attuale: non ricordo da custodire gelosamente nell’armadio delle sacre memorie e da tirar fuori solo in occasione di qualche ricorrenza, ma ancora, per gli italiani migliori, un impegno morale e politico».
* Collaboratore dell’Archivio storico della Resistenza bresciana e dell’età contemporanea