Un’occasione per ridere ma anche per riflettere. Nel pieno del tour di promozione della sua ultima fatica, In guerra per amore, Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, si è confrontato con un’aula piena di studenti dell’Università Cattolica, tra fan storici dai tempi del programma storico del regista, Il Testimone, a quelli che lo hanno “scoperto” con il successo della sua prima pellicola, La mafia uccide solo d’estate.

Nel corso di tutta la conferenza, che si è tenuta martedì 8 novembre in largo Gemelli, Pif è stato il vero mattatore dell’incontro, con i professori Massimo Scaglioni e Aldo Grasso a reggergli il gioco.

Quando la parola è passata agli studenti, sono piovute domande di ogni tipo: dalla sua esperienza quale ospite di Barbara D’Urso, alla dedica al regista Ettore Scola, senza dimenticare un omaggio a tutti quegli attori e caratteristi siciliani, che nel film si ritagliano un loro spazio, ma che purtroppo non hanno mai occasione di confrontarsi con i palcoscenici giusti. Un ricordo della sua esperienza con Zeffirelli non poteva mancare, soprattutto del cane del cineasta, che al giovane stagista Pierfrancesco capitava di custodire.

Tante battute e risate, ma mai senza perdere di vista le cose importanti. Alla domanda sul perché ricorra all’ironia per parlare della mafia ha risposto che «il tono ironico rappresenta una sorta di meccanismo di difesa». «A insegnarcelo è stato Peppino Impastato» ha aggiunto. «Lui è morto per la sua ironia, ma il senso della sua morte, così come quello dell’assassinio di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino siamo noi a darlo, non riconoscendo ai boss alcuna autorità. Il tono ironico, a mio modo di vedere, è il mezzo migliore con il quale si possa rispondere alla Mafia. Nella vita dovremo essere tutti dei Borsellino. Come girare un film a Palermo senza pagare il pizzo».