di Susanna Valenti *

Era la mia prima esperienza di lavoro. Ed è stata all’estero. Mi rivedo ancora oggi, con gli occhi lucidi, a bordo dell’aereo che il 1° ottobre decollava dall’aeroporto internazionale di Vienna, per riportarmi a casa, al termine del mio stage di tre mesi (luglio-settembre) al Kusthistorisches Museum. Non potevo non pensare a come ero riuscita, nonostante tutti gli ostacoli e le difficoltà, ad affrontare il mio impatto con il mondo del lavoro, reso ancora più faticoso dal dover condurre nello stesso tempo le attività domestiche da sbrigarsi per la prima volta da sola. Ma la fortuna non è mancata: i miei due coinquilini – avevo scelto come alloggio una WG (Wohngemeinschaft: appartamento condiviso) – mi hanno sempre dato una mano e Jan, un simpatico ragazzo tedesco alle prese con il tirocinio per diventare cuoco, si è spesso offerto di cucinare per tutti Jan. Grazie a loro e ad alcune amiche arrivate a Vienna per il corso estivo di Lingua, sono riuscita a combattere anche la solitudine, che non avevo mai provata in Italia e che, con il tempo, ho anche imparato ad apprezzare.

Del resto non posso dire di aver mai trascorso una giornata completamente da sola: con un orario di lavoro piuttosto intenso (dal lunedì al venerdì, per circa otto ore giornaliere) ho svolto il mio stage a fianco di diverse colleghe disponibili e comprensive, che non mi hanno mai lasciata sola nell’attività principale del mio stage: la traduzione dal tedesco in italiano del portale web del museo. Avendo iniziato a studiare tedesco solo da due anni, non è stato facile, ma sono stata aiutata piacevolmente da due ragazze viennesi assunte per la traduzione dal tedesco al russo e dal tedesco al francese, che mi hanno fatto conoscere meglio gli usi e costumi della società viennese, oltre al suo caratteristico idioma, il “Wienerisch”, che, per quanto mi sia sforzata, non sono mai riuscita a capire del tutto. Inoltre, grazie a un confronto quotidiano tra il lessico turistico e storico-artistico del tedesco e dell’italiano, mi sono immersa nell’universo della lingua tedesca, di cui sono arrivata a comprendere in modo molto più profondo la struttura e le dinamiche logiche.


 

 


Durante l’orario di lavoro ho potuto seguire numerose visite guidate nelle diverse sedi del museo, tra cui la Camera del Tesoro. Erano bellissime. Non si possono tuttavia dimenticare le sfarzose residenze imperiali di Schönbrunn e del Belvedere, così come i numerosissimi musei di arte contemporanea, i teatri o il famoso parco del Prater, che ospita anche una delle discoteche più note della città.

Oltre alla vivacità culturale e intellettuale della città, ciò che mi ha davvero incantato è stata la società multietnica: ragazze e ragazzi iraniani, polacchi, giapponesi, tedeschi, rumeni, irlandesi ecc. Anche se probabilmente l’incontro più sorprendente è stato con un gruppo di ragazzi turchi, con cui nella mia città sarebbe piuttosto difficile entrare in contatto. Tutti mi hanno trasmesso un grande senso di umanità, che forse tendiamo a dimenticare, e un grande attaccamento nei confronti del loro paese: forse proprio grazie a questo sto iniziando a rivalutare e ad apprezzare di più l’Italia, che tra l’altro, per il suo incredibile patrimonio di beni artistici e culturali, ci invidiano veramente in molti.

Un’esperienza così la consiglio a tutti: a me, nel darmi le prime idee sulla possibilità di vivere all’estero o di lavorare come guida turistica per stranieri in Italia, è riuscita a darmi un grande senso di ottimismo per il futuro. E non è poco.

* 21 anni, di Brescia, studentessa del terzo anno di Scienze linguistiche, Curriculum di Lingue e tecniche per l’informazione e la comunicazione, sede di Brescia