Lo stage doveva portarmi a Piacenza e invece mi ha catapultato negli Stati Uniti. La mia storia comincia infatti da una scelta normale per chi si trova al terzo anno di Scienze dell’educazione: dovevo decidere dove svolgere l’attività di tirocinio prevista dal corso di laurea triennale ed ero intenzionata a svolgerlo a Tice, un Centro privato piacentino di ricerca e intervento sulle difficoltà d’apprendimento, di comportamento ed emotive di bambini e ragazzi in età evolutiva. E così ho fatto. Solo che, al termine delle 200 ore, la presidente di Tice Francesca Cavallini mi ha proposto di proseguire il mio percorso di educatrice, intraprendendo un programma ad alto valore formativo e professionalizzante per diventare operatore presso il centro. Il progetto prevedeva di svolgere la funzione di educatrice durante l’anno con studi individuali, ricerche, produzione di materiale educativo. Inoltre ci sarebbe stata la possibilità di iscriversi e frequentare per un mese la Morningside Teachers’ Academy, presso la città di Seattle.

Così il 2 luglio scorso, io e quattro mie colleghe siamo partite con destinazione Seattle, Stato di Washington, Stati Uniti. Ho lasciato l’Italia con tanti interrogativi e paure, ma anche entusiasmo e adrenalina per l’avventura che stava per iniziare. Questa sorta di Summer Schoool per insegnanti consisteva in un corso gestito dal direttore e due insegnanti della Morningside, una scuola prestigiosa della città di Seattle in cui vengono insegnate le abilità di base (lettura, scrittura, matematica), problem solving e metodo di studio a più di 17mila bambini e ragazzi, attraverso un metodo chiamato “Model of Generative Instruction”. Un modello alla cui base c’è l’idea che i comportamenti emergono senza istruzione esplicita quando le componenti di base di tali repertori sono ben selezionate e messe in sequenza in modo appropriato, cosi da “generare” autonomamente apprendimenti più complessi.

Questo modello si avvale di due importanti e innovative tecnologie educative, scientificamente validate, per la rieducazione dell’apprendimento e del comportamento: il Precision Teaching e la Direct Instruction. Il corso, da noi frequentato durante il mese di luglio, prevedeva l’apprendimento di tali metodologie in lezioni strutturate da nove ore al giorno, dal lunedì al venerdì, suddivise in sessioni teoriche e pratiche; in classe eravamo trenta ragazzi provenienti da tutto il mondo, di cui alcuni già insegnanti nelle scuole del proprio Paese, mentre altri ancora studenti universitari. Per le prime due settimane abbiamo frequentato unicamente in aula lezioni frontali e cooperative learning; durante questo primo periodo eravamo quotidianamente supervisionati e valutati attraverso un test, da svolgere singolarmente, proposto ogni mattina prima dell’inizio della lezione e strutturato da domande a risposta aperta inerenti la lezione del giorno prima.

Le ultime due settimane, invece, le lezioni in aula si svolgevano solo al pomeriggio, mentre al mattino, divisi in gruppetti di 2/3 persone, siamo stati inseriti in una classe della Morningside, frequentata dai bambini e ragazzi, dove abbiamo avuto la possibilità di affiancare l’insegnante durante le ore di lezione e vivere cosi a stretto contatto con gli studenti. Io sono stata inserita nella classe di lettura e comprensione: inizialmente mi limitavo a osservare sia il metodo con cui il docente insegnava, sia i comportamenti dei bambini; ciò che più mi ha colpito è stata l’autonomia e la responsabilizzazione che caratterizzavano questi giovani allievi e la disponibilità e pazienza degli insegnanti, sia verso noi tirocinanti, sia verso gli studenti. In un secondo momento, dopo ore di osservazione, studio ed esercizio con la lingua inglese, ho iniziato ad insegnare, per brevi sessioni, argomenti precedentemente preparati con la docente.

È stata un’esperienza unica e davvero importante, sia a livello professionale, in quanto ho potuto apprendere metodi e tecnologie educative che in Italia non sono ancora totalmente conosciute, sia a livello personale: partire per l’America a 23 anni per frequentare una scuola in inglese è stata per me una grande sfida, dalla quale sono uscita arricchita di conoscenze nuove e momenti forti. Che hanno contribuito a formarmi come persona, a potenziare la mia autostima, a credere in me stessa, acquisendo un maggior autocontrollo emotivo di fronte alle difficoltà, e a tornare in Italia carica di una nuova energia e di tanta motivazione verso un futuro da costruire, in cui le difficoltà d’apprendimento potrebbero non rappresentare più il principale ostacolo nelle scuole.

* 23 anni, iscritta al primo anno della laurea magistrale in Progettazione pedagogica per minori, facoltà di Scienze della formazione, sede di Piacenza