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Mediavox, contro-narrazioni vs hate speech

MILANO Mediavox, contro-narrazioni vs hate speech Il Centro di ricerca sulle relazioni interculturali, diretto da Milena Santerini, ha promosso una rete di reti per contrastare l’odio che corre via web senza mettersi sul suo stesso piano. A disposizione un assegno di ricerca in analisi dei dati by Emanuela Gazzotti | 12 marzo 2020 Il Centro di ricerca sulle relazioni interculturali, diretto da Milena Santerini, ha promosso una rete di reti per contrastare l’odio che corre via web senza mettersi sul suo stesso piano. È nata pochi giorni fa con questa intenzione Mediavox , una rete di reti e al tempo stesso un progetto di ricerca che prende l’avvio in Università Cattolica dal Centro di ricerca sulle relazioni interculturali diretto da Milena Santerini, docente di Pedagogia sociale e interculturale. Al centro c’è l’idea di combattere l’odio online attraverso la contro-narrazione, ossia una comunicazione propositiva che rilevando comportamenti, azioni, iniziative positive sia anche di contrasto alle forme di odio», ha dichiarato la professoressa, di recente nominata Coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo . Se il problema ora è il Coronavirus scegliamo una comunicazione che contrasti ogni forma di divisione della popolazione, di attacco all’Europa o agli enti sovranazionali, di diffamazione reciproca o di attacchi razzisti. Chiediamo loro di segnalarci comunicazioni interessanti di contrasto all’odio che possono essere poi veicolati sulla nostra pagina facebook - ha precisato la professoressa Santerini - e viceversa proponiamo loro di utilizzare le nostre segnalazioni, nell’ottica di una collaborazione virtuosa con un obiettivo comune». Per la parte di ricerca, il progetto si avvale innanzitutto della collaborazione dei docenti per studiare i sentiment della rete, capire come interagisce, cosa rilancia, quali sono i contenuti più interessanti e condivisi, e per dare una rilevanza qualitativa e quantitativa alla comunicazione.

 

Educare al rispetto, la lezione di Liliana Segre

Dalle tragedie della storia alla più recente attualità, conoscenza e cultura sono fondamentali per arginare, se non per evitare, atteggiamenti che possono avere conseguenze impensabili. La scuola deve essere protagonista nell’educare al rispetto dei singoli individui e alla convivenza civile, restituendo una giusta importanza alla formazione sui temi della Cittadinanza e della costituzione. “Dal prossimo anno l’Educazione civica tornerà ad essere materia d’insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado. Letteratura italiana: percorsi di cittadinanza e costituzione Milano, 13 e 14 febbraio 2020 #antisemitismo #hate speech #liliana segre #winter school Facebook Twitter Send by mail Print.

 

Love4Love batte l’hate speech sessista

Lo studio Love4Love batte l’hate speech sessista Il progetto del Centro di ricerca sulle relazioni interculturali insieme al Centro di ricerche e studi su Sicurezza e criminalità ha coinvolto quattro scuole e 300 ragazzi nella lotta al linguaggio d'odio contro le ragazze. Parla la ministra Elena Bonetti 04 giugno 2020 «Si parla molto di violenza contro le donne ma non abbastanza di hate speech tra ragazzi e ragazze. “ Digit.ALL – Young Digital Advocates per una cultura contro il discorso d’odio contro le donne e le ragazze online e offline ” è realizzato dal Centro di Ricerca sulle Relazioni Interculturali dell’Ateneo insieme al Centro di Ricerche e Studi su Sicurezza e Criminalità – Rissc . Quattro scuole superiori di Milano e Torino (l’Iis Oriani Mazzini e Caterina da Siena di Milano, l’Iis Amedeo Avogadro e l’Istituto Albe Steiner di Torino), 15 classi, oltre 300 ragazze e ragazzi. Milena Santerini, già presidente della No Hate Alliance del Consiglio d'Europa, nota come gli studenti «hanno saputo parlare di temi come l’umiliazione del linguaggio sessista, l’insicurezza delle ragazze, il problema della complicità maschile, proprio perché sono temi che vivono in prima persona». Eppure questo fenomeno non può essere trattato come fatto di cronaca, ma è il segno di un processo di relazioni degradate che ha radici profonde». Da un lato «il linguaggio deve tornare a riacquistare un significato di verità, alle parole va riconosciuto il potenziale enorme e talvolta irreversibile che possono avere; una parola detta su una chat di WhatsApp può rimanere come una piccola cicatrice nell’esperienza di ciascuno».

 
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