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Una diplomazia al lavoro della pace
Ringrazio sinceramente per l’invito rivoltomi dal Rettore Magnifico a partecipare a un evento così importante e centrale nella vita di questa Istituzione accademica, stimato strumento nella formazione delle giovani generazioni, con una identità saldamente ancorata alla realtà italiana, che non manca, però, di aprirsi ad una dimensione globale. Questo consentirà anche di fronteggiare e superare le avversità e le sfide che ogni èra propone, evitando così che possano trasformarsi solo in veicoli di insicurezza o di rassegnazione. Considerazioni che ci riportano ad una riflessione di Papa Francesco che chiama il mondo universitario ad operare in modo da incarnare la Parola di Dio per la Chiesa e per l’umanità, arricchendo però tale mandato di un più ampio traguardo. Non si tratta solo di narrare la natura dell’azione diplomatica che da sempre il Vescovo di Roma per mezzo di suoi Rappresentanti esercita, ma di sottolinearne la funzione e l’apporto rispetto alle situazioni contemporanee e alla capacità di incidere sui problemi concreti. Una posizione chiara e collocata nella scia di quegli elementi già sottolineati dallo stesso Pontefice riguardo alle doti e ai comportamenti personali di coloro che, come i diplomatici, sono chiamati ad essere operatori di pace. Un’indicazione da cui si ricava la diretta correlazione tra la pace e l’azione diplomatica nella quale è evidente che gli atteggiamenti personali sono essenziali veicoli di pace, anche quelli in apparenza di minor rilievo. Certo, nel caso della diplomazia pontificia va sempre ricordato che essa costituisce strumento essenziale per la vita interna della Chiesa, e cioè per la realtà di una comunità di credenti con il suo assetto spirituale e societario tra di loro uniti da un vincolo inscindibile.
Discorso del rettore Franco Anelli
L’assenza di una chiara percezione della propria identità e storia collettiva è la premessa del fallimento di qualsiasi tentativo di dialogo tra i popoli, perché porta a costruire la propria immagine in termini puramente negativi, come contrapposizione all’altro; porta a bollare gli altri come “barbari”. Se invece si matura la consapevolezza che non è l’avversione per il nemico la “soluzione”, il rimedio alla carenza di una chiara percezione di sé, allora non si sfugge alla necessità di una propria “cultura” come coscienza collettiva. A questo scopo non si richiede soltanto di promuovere processi di internazionalizzazione delle attività di ricerca e di insegnamento; di coltivare quella naturale, essenziale caratteristica di universalità che ha reso gli atenei del nostro continente intrinsecamente europei secoli prima che di un’Europa unita si cominciasse a parlare. Questo compito di elaborazione di un pensiero e di un’azione educativa che siano testimonianza di valori è stato rinnovato e vivificato dal Santo Padre in un discorso tenuto il 4 novembre scorso agli esponenti della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche. Avete scelto di seguire un percorso faticoso, che talora vi richiede di spendere più impegno che altrove, perché siete disposti a fare dei vostri anni di studio un’esperienza di crescita personale e non soltanto professionale. Mi è capitato di sottolineare in varie occasioni, con una ripetitività che nasce dalla convinzione, che questa Università non può annoverare quali fondatori soltanto Padre Gemelli, Armida Barelli o Giuseppe Toniolo, ispiratore appassionato di un progetto che non poté, in vita, vedere compiuto. Nell’epoca della comunicazione a distanza, dei rapporti virtuali, gli studenti manifestano un crescente bisogno di luoghi di presenza fisica, che oltre ad allocare le ordinarie attività accademiche offrano spazi di studio individuale, di socialità, di incontro.
Il card. Parolin e la diplomazia per la pace
Parolin e la diplomazia per la pace L’Università Cattolica inaugura l’anno accademico con la prolusione del Segretario di Stato Vaticano. L'evento sarà trasmesso in DIRETTA STREAMING 07 novembre 2019 Giovedì 28 novembre nell’Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (largo Gemelli, 1 - Milano) si aprirà l’anno accademico 2019/2020. Sarà il cardinal Pietro Parolin , Segretario di Stato di Sua Santità, a pronunciare la prolusione dal titolo: “ Una diplomazia al lavoro per la pace ”. Dopo il saluto di monsignor Mario Delpini , in qualità di presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, interverrà il cardinal Pietro Parolin. Il cardinal Pietro Parolin , Segretario di Stato Vaticano, è stato ordinato sacerdote il 27 aprile 1980 e incardinato a Vicenza. Nel servizio diplomatico della Santa Sede dal 1° luglio 1986, presta la propria opera dapprima nelle rappresentanze pontificie in Nigeria, fino al 1989, e in Messico, dal 1989 al 1992, e poi nella sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, dove lavora fino al 2002. Il 30 novembre 2002 Giovanni Paolo II lo nomina sotto-segretario della sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, incarico che svolge per quasi sette anni.
Guarire lo sguardo. Guarire la parola.
L’omelia dell’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini in occasione della celebrazione eucaristica di apertura dell’anno accademico 2019/2020 28 novembre 2019 di monsignor Mario Delpini * Due sono le guarigioni che sono proposte dalla Parola di Dio ascoltata. Lo sguardo malato è lo sguardo deprimente: si rivolge al tempio e alimenta la nostalgia: “Quanto siamo diventati poveri! Questo tempio è veramente miserabile in confronto con il tempio nel suo primitivo splendore!”. Come guarirà lo sguardo malato? All’inizio di un Anno Accademico in Università Cattolica si può augurare che proprio l’attività accademica in un contesto ispirato dal Vangelo sia un percorso di guarigione dello sguardo. L’università porta nel suo nome una vocazione all’incontro, al confluire di tutte le ricchezze e le sapienze dei popoli; lo Spirito di Dio contrasta quella specializzazione che crea separazioni, quelle rivalità che diventano spaccature, quella difesa della posizione che diventa impermeabilità. Lo sguardo guarisce quando si illumina di benevolenza e riconosce nella folla che percorre la terra, anche in quella che frequenta l’università, una vocazione alla fraternità. La parola si ammala quando è vana, inutile, quando è la chiacchiera banale che rende superficiali i rapporti, vuoto il tempo, insignificante lo stare insieme: di ogni parola vana che gli uomini diranno dovranno rendere conto nel giorno del giudizio (Mt 12,36). La parola guarisce quando la testimonianza è limpida, modesta e franca, senza reticenze, senza timidezze, senza viltà, quando la conversazione è uno scambio di doni e non solo un passatempo.
Aperto il 99° anno accademico dell’Ateneo
Un particolare richiamo è stato fatto dal professor Anelli al discorso che Papa Francesco ha tenuto davanti ai rappresentanti della Federazione internazionale delle università cattoliche (Fiuc), il 4 novembre del 2019, quando ha evocato la ricerca di una “nuova episteme”. Nuova episteme in che senso?», si è chiesto il rettore: «Immaginare la stessa possibilità di una nuova episteme – ha detto Anelli – impone di collocarla in relazione a un determinato contesto culturale dinamico». Nel suo saluto come presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo, l’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini ha consegnato all’Università Cattolica un augurio in tre parole: una visione condivisa , una coralità come metodo e una responsabilità intesa come rendere conto agli studenti, alla ricerca e alla chiesa Italiana. Passando a presentare il ruolo della diplomazia pontificia, il cardinal Parolin ha affermato che «la Santa Sede, e quindi la sua diplomazia, sono portatrici della convinzione che l'azione internazionale deve uscire dalla logica di agire solo di fronte alle emergenze, magari per tamponarle momentaneamente. L'idea di sostenibilità che oggi tanto si proclama, deve diventare reale non solo nel fronteggiare in continuità i problemi e le sfide, ma nel programmare le soluzioni necessarie, Si potrà certamente sostenere che il traguardo è ambizioso, ma non negare che è quanto il diritto internazionale richiede alla diplomazia». Al pranzo organizzato per l’inaugurazione dell’anno accademico ha partecipato anche la senatrice a vita Liliana Segre , che viene spesso in Università Cattolica, e in questa occasione ha incontrato il rettore Franco Anelli, il cardinale Pietro Parolin e l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, oltre a presidi e docenti dell’Ateneo. inaugurazione anno accademico #parolin #anelli Facebook Twitter Send by mail Print TESTI E INTERVENTI Il saluto dell'assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori L'omelia di monsignor Mario Delpini Discorso inaugurale del rettore Franco Anelli La prolusione del cardinale Pietro Parolin.
Il saluto di monsignor Claudio Giuliodori
In primo luogo perché siamo chiamati ad accogliere il frutto dei due anni di riflessione che hanno accompagnato la preparazione e la celebrazione del Sinodo dedicato ai giovani. Papa Francesco, che ha voluto così ribadire una particolare vicinanza della comunità ecclesiale alle nuove generazioni e la necessità di renderle protagoniste del cammino della Chiesa e del futuro dell’umanità, ha indicato le Università Cattoliche come luoghi privilegiati per ascoltare e formare i giovani. Un programma vasto e impegnativo che non ci trova certamente impreparati, ma su cui siamo consapevoli di dover ancora molto riflettere e lavorare, lasciando che lo Spirito Santo ci illumini, ci guidi e ci sostenga. In continuità con l’orizzonte tracciato dal Sinodo, nei prossimi mesi si svilupperà anche un ampio confronto sui grandi temi dell’educazione che culminerà con un incontro internazionale incentrato sul “patto educativo”, in programma per il 14 maggio del prossimo anno in Vaticano alla presenza del Santo Padre. Mentre si conclude il decennio che la Chiesa italiana ha dedicato al tema “ Educare alla vita buona del Vangelo ”, sentiamo ancora di più la necessità di unire le forze e fare tutto il possibile per dare vita ad un “villaggio educativo globale”. Ricchi di un tale passato vogliamo però guardare soprattutto avanti, a quel futuro che è già nell’oggi e che ci chiede di non essere meno innovativi e intraprendenti di coloro che ci hanno preceduto. Un cammino esigente e affascinante che desideriamo condividere con Lei, Eccellenza carissima, affidandoci ancora una volta alla protezione del Sacro Cuore, alla premura della Madre celeste e alla sapiente ispirazione di Sant’Ambrogio, mentre le assicuriamo il costante e affettuoso ricordo nella preghiera.