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Il latte, bevanda dell’altro mondo
World Milk Day Il latte, bevanda dell’altro mondo Il 1° giugno si celebra la giornata mondiale di un prodotto ricco di proprietà nutrizionali che si rivelano cruciali soprattutto in quei paesi con scarsità di alimenti. Intervista al microbiologo di Scienze agrarie, alimentari e ambientali Lorenzo Morelli by Sabrina Cliti | 29 maggio 2020 Il 1° giugno è la Giornata mondiale del latte, un alimento che ha accompagnato lo sviluppo del genere umano sin dai primordi, capace di fornire un mix di nutrienti unico. Istituito nel 2001 dalla Fao - l’organizzazione dell’Onu che si occupa di agricoltura e alimentazione -, il World Milk Day celebra la bevanda più diffusa sul pianeta, dopo l’acqua. La risposta è sì, sulla base di dati scientifici ed è riassumibile in due diverse considerazioni: nei paesi con scarsità di alimenti - ricordiamoci che la sotto-nutrizione è un problema mondiale - fornisce un contributo fondamentale alla “fame” di proteine. L’emergenza Covid ha cambiato in parte le abitudini dei consumatori: questa tendenza ha toccato anche il latte e, nel caso, come si ripercuoterà questo fenomeno sulla produzione? «Il consumatore ha aumentato significativamente l’acquisto di prodotti a lunga conservazione; il latte UHT ha surclassato le vendite del latte fresco. L’aspetto straordinario del latte è che, pur essendo un prodotto ‘antico’, identico da quando è comparso in natura, continua a essere adatto alle esigenze del terzo millennio, grazie anche alle innovazioni introdotte dalle aziende del settore. La facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali dedica da sempre parte della sua attività di ricerca al latte e ai suoi derivati: ci vuole citare i risultati più recenti emersi dai vostri studi? «Una delle critiche che si rivolgono alla filiera lattiero-casearia è quella del suo impatto ambientale.
Il nuovo Rapporto latte è online
Piacenza Il nuovo Rapporto latte è online Pubblicato dall’Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici (OMPZ) dell’Università Cattolica di Cremona rappresenta un’analisi dell’intera filiera lattiero-casearia. Rapporto 2018” , con cui l’Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici (OMPZ) dell’Università Cattolica di Cremona prosegue nel consueto appuntamento annuale di analisi del mercato nazionale e internazionale di latte e derivati. La risposta del sistema produttivo non si è fatta attendere nel 2018, con una crescita della produzione di latte stimata al +2,1%, le esportazioni di burro si stima che siano aumentare del 6,7%, quelle di latte scremato in polvere del 5,6%. Non sorprende che i prezzi abbiano frenato, soprattutto nella seconda parte dell’anno, ma sono comunque rimasti su livelli elevati: nei primi 11 mesi, rispetto all’anno prima, il prezzo del burro è calato del 3,7%, quello del Cheddar del 4,8% e quello del latte intero in polvere del 7,1%. Segnali positivi si osservano anche sul mercato nazionale, con una crescita dell’indice Ismea dei prezzi all’origine di latte e derivati (base 2010 = 100) che dopo un minimo di 94 in giugno 2016 è arrivato fino a superare 115 in ottobre 2017, salvo poi subire un assestamento e posizionarsi a 110 in settembre 2018. È migliorata anche la bilancia con l’estero, con un calo dell’import di latte liquido sia nel 2017 che nel primo semestre 2018 e una sensibile crescita delle esportazioni di formaggi Grana. E’ poi significativo osservare che nel 2017 è aumentata la spesa delle famiglie per latte e derivati (+1,2%), anche s evi è poi stata una certa contrazione nel primo semestre del 2018 (-0,3%).
Il latte piace ancora ma “senza”
GIORNATA MONDIALE Il latte piace ancora ma “senza” Gli italiani lo apprezzano ancora ma uno su quattro lo beve senza lattosio. Una scelta slegata dalle condizioni di salute del consumatore, dato che solo un quarto di chi fa questa scelta ha un’intolleranza. Una scelta slegata dalle condizioni di salute del consumatore, dato che solo un quarto di chi sceglie senza lattosio ha un’intolleranza. Il frigo degli italiani è un puzzle di diversi prodotti: nell’ultimo mese il 30% della popolazione nazionale dichiara di aver consumato spesso latte vaccino fresco, nel 25% dei casi dichiarano di aver bevuto latte senza lattosio e nel 20% di aver consumato bevande vegetali alternative. Il latte vaccino viene percepito come salutare e gustoso, mentre l’imprescindibilità di consumo appare essere una “zona d’ombra”, soprattutto in riferimento all’età adulta (maggiori di 22 anni). Ma se ci concentriamo su coloro che dichiarano di consumare tutti i giorni prodotti senza lattosio (un 25% del totale) scopriamo che solo un quarto di essi (6%) lo consuma per la presenza di un’intolleranza (per altro non sempre diagnosticata da un esperto). La scarsa e poco corretta informazione sull’alimentazione e le proprietà del latte vaccino è un problema crescente che impatta sui comportamenti dei consumatori con problematiche ricadute sul sistema agro-alimentare» spiega il professor Lorenzo Morelli , direttore del progetto e delegato rettorale per la sede di Cremona dell’Università Cattolica.
Il latte vittima dei pregiudizi
CREMONA Il latte vittima dei pregiudizi La radicalizzazione di modelli alimentari che escludono, in parte o totalmente, prodotti di origine animale ha un impatto non secondario sulla crisi del settore lattiero-caseario italiano. A ciò si aggiunge l'impatto delle politiche che vengono applicate nelle diverse aree del mondo: valga come esempio l'abbandono di quelle quote latte che nell'Unione europea hanno regolato la produzione lattiera per oltre trent'anni. Spesso gli studi degli esperti sono concentrati su questi fattori che agiscono tutti dal lato dell'offerta di latte e derivati. Per questo risultano particolarmente interessanti le analisi contenute nel recente “ Rapporto latte ”, che allargano lo sguardo anche al lato della domanda e, soprattutto, al comportamento dei consumatori. A cominciare dalla radicalizzazione di modelli alimentari in cui vengono esclusi, in parte o totalmente, i prodotti di origine animale, che tendono a evitare cibi ad alto contenuto di zuccheri, grassi e calorie e che evidenziano una particolare attenzione alle tematiche della sostenibilità e della biodiversità. Nello specifico per latte e derivati – spiega il professor Daniele Rama , direttore della Smea – abbiamo assistito negli anni più recenti all’introduzione da parte sia dei marchi dell’industria lattiero-casearia, sia di quelli della distribuzione, di prodotti ad alta digeribilità,dalle mozzarelle al burro. E il fenomeno si sta allargando, perché l’attenzione alla sfera della salute, alla sostenibilità ambientale e all’eticità delle filiere non sono più prerogative di una nicchia di consumatori all’avanguardia, ma stanno progressivamente diventando importanti criteri generali di scelta negli acquisti.
Mamme e latte, i dubbi della rete
Obiettivo della ricerca è stato esplorare le rappresentazioni del latte attraverso narrazioni spontanee nel dibattito web delle mamme e dei loro influencer, e di approfondire i vissuti, credenze e valori associati. Sul totale dei commenti indicizzati con la parola “latte” (963), si nota un netto prevalere dei riferimenti al latte vaccino: questo infatti è citato in 840 post, mentre il latte vegetale solamente in 123. Tuttavia le conversazioni sui social mettono in luce un generale disorientamento dei consumatori secondo cui il latte vaccino è percepito come un alimento con un impatto piuttosto negativo (34% dei post) rispetto al latte alternativo (sentiment positivo in 48% dei post). Gli aspetti più critici che riguardano il consumo di tale alimento fanno riferimento soprattutto alla “non naturalezza” nel bere un latte vaccino in età adulta, soprattutto in funzione delle ricadute per la produzione e per gli animali coinvolti. Ne consegue che l’area di costruzione di partnership tra consumatori e aziende stia anch’essa attraversando un momento di criticità riguardo alle aspettative e al ruolo delle stesse nei processi di produzione e allineamento con i bisogni e le richieste dei consumatori. La seconda edizione di Universo Latte – organizzato dal C omitato italiano FIL/IDF, con la Cattolica di Piacenza, l’Università degli Studi di Milano, l’Università degli Studi di Parma – è dedicata agli aspetti economici, sociologici e psicologici nonché di marketing relativi al settore lattiero-caseario. Nella tavola rotonda conclusiva del 19 maggio , alle 16.30 si confrontano, tra gli altri, Nicola Bertinelli , presidente del Consorzio del Formaggio Parmigiano Reggiano, e Cesare Baldrighi , presidente del Consorzio per la Tutela del Formaggio Grana Padano, entrambi laureati della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali della Cattolica di Piacenza.
Mucche felici, latte più buono
A Piacenza, grazie alla Fondazione Invernizzi, nascono un centro di ricerca e un prototipo di azienda agricolo-zootecnica che migliora la salute dell’animale e la produzione ecosostenibile. ottobre 2017 Esiste una correlazione tra il benessere delle vacche e la produzione di latte di qualità ed ecosostenibile? Gli studi scientifici dimostrano che è così. E con questo obiettivo nasce nella sede di Piacenza il nuovo Centro di ricerca Romeo ed Enrica Invernizzi per le produzioni lattiero-casearie sostenibili (Crei) , un polo all’avanguardia per progettare una vera azienda agricolo-zootecnica del futuro, che sarà realizzata a Piacenza . All’interno di questo prototipo saranno avviati programmi di ricerca innovativi nella filiera latte-formaggio, che riguarderanno le nuove tecnologie “ omiche ”: genomica , trascrittomica , metabolomica , proteomica , epigenomica . Paolo De Castro , intervenendo mercoledì 18 ottobre all’inaugurazione a Piacenza del Centro di ricerca Romeo ed Enrica Invernizzi per le produzioni lattiero-casearie sostenibili (Crei) . Allo stesso tavolo erano presenti anche i campioni della produzione: i presidenti dei consorzi Grana padano e Parmigiano reggiano, rispettivamente Cesare Baldrighi e Nicola Bertinelli , entrambi laureati alla facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica. Proprio Cesare Baldrighi ha ribadito il ruolo centrale della sostenibilità ambientale e socio-economica nella produzione, da garantire attraverso «una dimostrazione di corretta gestione sociale e, di conseguenza, di corretta gestione di tutti gli aspetti che riguardano il benessere animale e il consumo delle risorse».
Universo Latte: Giovani Ricercatori e Imprese a Confronto
Piacenza Universo Latte: Giovani Ricercatori e Imprese a Confronto Innovazione, ricerca e soluzioni applicabili per il settore lattiero-caseario. Ricercatori under 40 e dirigenti di industria del settore lattiero-caseario di sono dati appuntamenti al convegno “Universo Latte: Giovani Ricercatori e Imprese a Confronto” per confrontarsi sulle più recenti ricerche e sui relativi risultati trasferibili alla realtà produttiva del settore lattiero-caseario. Organizzato in un momento in cui il tema della produzione di latte e del prezzo di acquisto agli allevatori è motivo di riflessione e dibattito, il convegno ha offerto a ricercatori e imprenditori l’opportunità di confrontarsi e discutere per trovare soluzioni efficaci. “Ci troviamo in un momento di crisi – ha detto il preside della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, Lorenzo Morelli – e per questo è molto importante che enti di ricerca e mondo produttivo si parlino. Inoltre si tratta di un’occasione preziosa per continuare nel solco della prestigiosa tradizione del nostro istituto, che è stato uno dei primi a rapportarsi con il mondo industriale”. Al ruolo del settore lattiero-caseario per il nostro Paese che vanta un patrimonio di enorme valore di prodotti a denominazione d’origine protetta si è invece rifatto Pier Sandro Cocconcelli: “L’agro alimentare in Italia ha raggiunto standard di qualità e sicurezza molto elevati. Cambiano i contesti, cambiano le tecniche produttive e cambiano le modalità operative: in questa situazione è necessario sia per i prodotti DOP che non DOP fare una ricerca che mantenga alta la competitività del settore lattiero caseario italiano.