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Migrazioni, le ragioni di chi rischia
Flussi migratori Migrazioni, le ragioni di chi rischia La religione non è l’unico push factor dietro alle scelte dei migranti. Già perché, per determinare route causes e i push factor dei fenomeni migratori, occorre tenere conto della complessità del quadro generale dei contesti locali, delle contingenze legate alla geografia politica e religiosa dei luoghi e non, ultimo, alla condizione economica del singolo e della comunità. Sono alcuni dei concetti chiave espressi nel webinar Appartenenze religiose e percorsi migratori , secondo appuntamento di un ciclo di quattro incontri che hanno come obiettivo quello di illustrare i molteplici aspetti che compongono la ricerca “Migrazioni e appartenenze religiose”, finanziata e realizzata dall’Università Cattolica. Non è propriamente un atto persecutorio, ma rende bene l’idea di come la religione venga piegata per scopi altri, mettendo così le popolazioni nella condizione di doversene andare» fa notare Maggiolini. della nostra Costituzione sancisce di poter esercitare la propria religione collettivamente o individualmente, di poterla cambiare così come di non essere credenti, oltre che di farne uso propagandistico purché le azioni non costituiscano un attentato al buon costume. A ciò si aggiunga come spesso gli atti persecutori avvengano in famiglia - pensiamo ad esempio alla persecuzioni causate dall’orientamento sessuale nei confronti degli omosessuali o di donne tacciate di stregoneria per la loro condotta - per comprendere la natura vasta ed eterogenea della casistica esaminata. Se il modus operandi unanime e consolidato è quello di erogare aiuto ed assistenza a chiunque in modo indiscriminato, il paradosso risiede nel fatto che così facendo viene limitata la possibilità di andare alla radice delle motivazioni che hanno spinto il migrante a migrare.
Migranti e religione, una ricerca Unicatt in Senato
All’evento, che sarà moderato dal vaticanista Piero Schiavazzi , interverranno il presidente della Conferenza Episcopale, cardinale Gualtiero Bassetti , e il ministro dell’Interno, prefetto Luciana Lamorgese . Inoltre sarà l’occasione per presentare il Progetto FASI: si tratta di un’esperienza concreta e innovativa di formazione, auto-imprenditoria e start-up per 3.000 immigrati regolari delle regioni meridionali, attuata per conto del Ministero dell’Interno nella cornice di un programma europeo, che sarà illustrata da Mario Baccini , presidente dell’Ente Nazionale del Microcredito. Contestualmente il rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Franco Anelli esporrà in anteprima i risultati della ricerca “Migranti e appartenenza religiosa” : uno studio inedito e multidisciplinare che l’Ateneo ha condotto nell’arco di tre anni, foriero di nuovi approcci alla governance dei fenomeni migratori. migranti #integrazione #politichemigratorie Facebook Twitter Send by mail Print.
Religioni e migrazioni, dalla ricerca una proposta per la politica
Ricerca Religioni e migrazioni, dalla ricerca una proposta per la politica Lo studio diretto dalla professoressa Laura Zanfrini sarà presentato venerdì 25 settembre al Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede. Sotto-Segretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano integrale; S. E. Mons. Durante il Convegno verrà presentata la ricerca “ Migrazioni e appartenenze religiose ”, promossa dall’Università Cattolica e realizzata da una équipe multidisciplinare di esperti. Nonostante la drammatica diffusione, a livello globale, di discriminazioni, persecuzioni e conflitti di origine religiosa, sia i dati ufficiali che la letteratura accademica tendono a sottovalutare il loro ruolo nella genesi delle migrazioni contemporanee. La presentazione dello studio sarà affidata al direttore scientifico della ricerca, Laura Zanfrini , ordinario di Sociologia delle migrazioni e della convivenza interetnica in Università Cattolica, e a Padre Fabio Baggio , Sotto-Segretario della Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Jean-Claude Hollerich , Presidente della Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità Europea (COMECE); Chiara Cardoletti-Carroll , Rappresentante Regionale UNHCR per il Sud Europa; Laurence Hart , Direttore dell’ufficio di coordinamento per il Mediterraneo dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni; S. E. Mons. Al Convegno seguirà, nelle settimane successive, un ciclo di Webinar dedicati all’approfondimento di aspetti specifici, attraverso l’intervento dei diversi ricercatori coinvolti nello studio - sociologi, filosofi, psicologi, giuristi, politologi, teologi - svolto tra Italia e Medio Oriente nel triennio 2016-2018.
La religione dei migranti nell’Europa post-secolarizzata
Il primo webinar si tiene oggi, giovedì 15 ottobre 2020, alle 16 ed è dedicato alla Religione dei migranti e rifugiati nell’Europa post-secolarizzata . L'evento si potrà seguire da questo link #migranti #religione #ricerca #migrazioni Facebook Twitter Send by mail Print.
Migranti, le religioni alla prova dell’integrazione
L’intervento dell’arcivescovo Mario Delpini by Agostino Picicco | 09 dicembre 2019 Non si è trattato della consueta presentazione di un libro, ma di un’occasione per aggiungere un nuovo capitolo al libro di monsignor Samuele Sangalli Immigration. L’integrazione, anche a livello di comunità religiose, risulta un tema ineludibile, un fenomeno che ha bisogno di essere compreso in tutta la sua portata e nelle sue valenze dialogiche, avvalendosi di persone coraggiose e lungimiranti oltre le chiusure nazionalistiche fonte di preoccupazione, come ha sottolineato la dottoressa Kanter. Per la professoressa Beretta, «la dottrina sociale della chiesa sta cercando di far dialogare tutte le singole discipline alla luce della fede. Il tema del libro è importante e anche divisivo, perché sul tema dell’immigrazione si vedono emergere contraddizioni ma anche spazi, tra cui quello del dialogo tra le comunità religiose è uno dei più interessanti». E proprio sull’integrazione degli immigrati nella chiesa milanese, è toccato a monsignor Delpini illustrare gli esiti del Sinodo minore sulla “Chiesa delle genti”, tra i primi atti del suo governo pastorale. L’arcivescovo ha parlato del rapporto della chiesa nella società, della chiesa che è per sua natura missionaria e mandata al mondo, considerando che i cattolici di Milano non sono solo i milanesi. Il Sinodo ha fatto una lettura di questo fenomeno non in chiave sociologica ma teologica, ispirata dalla docilità dello Spirito che accompagna la chiesa.
Esiste un diritto a migrare?
È il taglio con cui il fenomeno migratorio è stato affrontato nell’incontro “La questione migratoria tra giustizia, diritto e antropologia”, introdotto dal professor Giovanni Bombelli, docente di filosofia del diritto all’Università Cattolica. “ Giustizia o umanità? Come e perché le società sviluppate devono rispondere al problema migratorio ” è il problema che si è posto la professoressa Isabel Trujillo , docente di filosofia del diritto all’Università degli studi di Palermo. Tanti i temi toccanti durante la sua lezione, anche se tutti inseriti all’interno di un ragionamento più ampio, incentrato sulle teorie della giustizia e su come queste possano essere collegate al tema delle migrazioni. Il professor Fabio Macioce , docente di filosofia del diritto alla Lumsa, si è soffermato sulla questione delle frontiere e del diritto all’inclusione. Il relatore ha esordito esprimendo perplessità in merito al meccanismo di funzionamento delle frontiere, che può ritenersi opaco, «perché ci sono persone che vivono proprio dove ci sono i confini e di conseguenza diventa difficile stabilire chi sta dentro e chi fuori». Spostare dunque l’attenzione dallo status sull’agency: ciò che è importante è quello che i migranti fanno, il modo con cui si integrano e interagiscono con la comunità di destinazione». migrazioni #migranti #diritto #giustizia Facebook Twitter Send by mail Print.
Migrazioni, la foto di un fallimento globale
Milano Migrazioni, la foto di un fallimento globale Il corpicino della piccola Angie avvolto nella maglietta del suo papà è solo l’ultima rappresentazione dell’incapacità a governare il fenomeno migratorio e a dare concretezza anche al “diritto a non emigrare”. L’intervento della sociologa Laura Zanfrini 01 luglio 2019 di Laura Zanfrini * Ancora una volta il mondo si dichiara commosso e addolorato di fronte alla fotografia dell’ennesimo cucciolo d’uomo morto tragicamente lungo il tragitto verso la sua “terra promessa”. Ma, prima ancora, la responsabilità di dare concretezza al “diritto a non emigrare”, rispondendo alle istanze di protezione e giustizia rese via via più impellenti dalla crescita delle interdipendenze globali e che nessuna politica migratoria, per quanto “generosa”, sarà mai in grado da sola di soddisfare. La carovana che marcia ostinatamente verso un muro sempre più invalicabile è proprio la rappresentazione plastica di un fallimento globale, quanto lo è il corpicino senza vita della piccola Angie avvolta nella maglietta del suo giovane papà. E tuttavia, in questo momento, è proprio a questo giovane papà, travolto dalle acque violente del Rio Grande e insieme dalla consapevolezza di non essere riuscito a portare in salvo la sua bambina, che va il mio pensiero. Perché questo giovane papà è, suo malgrado, il rappresentante dei tanti padri della migrazione globale che pagano un prezzo molto alto, sebbene spesso sottovalutato. Il papà della piccola Angie, col suo ultimo disperato tentativo di proteggerla tenendola stretta nella sua maglietta, ci ricorda gli sforzi, la sofferenza e il dolore dei tanti padri della migrazione che sognano, al pari delle madri, di riuscire a offrire ai propri figli una vita migliore della loro.
Migranti, serve un accordo globale
Milano Migranti, serve un accordo globale I leader mondiali stanno lavorando alla stesura di due Patti globali per la gestione dei flussi migratori e l’accoglienza che vedranno la luce alla fine del 2018. Ecco perché, da settembre 2016, i leader mondiali stanno lavorando per affrontare in maniera condivisa il fenomeno delle migrazioni, che implica non solo il rispetto della dignità e libertà umana ma anche la garanzia di uno sviluppo sostenibile, per tutti. L’impegno della Chiesa, le risposte delle Istituzioni ”, alla presenza del rettore Franco Anelli, di monsignor Mario Delpini , arcivescovo di Milano, e dell'assistente ecclesiastico generale dell'Università Cattolica monsignor Claudio Giuliodori . Si è trattato di un incontro di presentazione e discussione sui due Patti globali per rifugiati e migranti, che vedranno luce alla fine del 2018. Proprio quest’ultimo punto è stato il filo conduttore della conferenza: come ha spiegato il prefetto di Milano Luciana Lamorgese , tra gli ospiti dell’evento, «non è l’immigrazione a portare il terrorismo, ma la mancata integrazione». Particolarmente significative sono state le parole di monsignor Delpini, che ha sottolineato come «la Chiesa di Milano è per tradizione un luogo di convergenza, di passaggio, con anche la vocazione di costruire una società multiculturale e multireligiosa». Perché, come ha specificato monsignor Claudio Giuliodori , assistente ecclesiastico generale dell’Università, «nella mentalità diffusa l’immigrazione è un problema, un’emergenza», e ciò rischia di distogliere l’attenzione «dalle opportunità» di incontro da culture diverse: «su questo - ha concluso - c’è l’impegno della Chiesa».
Sea Watch 3: la lezione di diritto di Carola
l'opinione Sea Watch 3: la lezione di diritto di Carola Il parere giuridico della professoressa Francesca De Vittor sulla vicenda della nave della Ong che non ha rispettato il divieto di fare rotta su Lampedusa. giugno 2019 di Francesca De Vittor * La comandante della nave Sea Watch 3 , Carola Rackete , ha deciso di non rispettare il divieto di ingresso nel mare territoriale italiano e portare finalmente i migranti soccorsi il 12 giugno scorso verso un porto sicuro per lo sbarco. sicurezza-bis, la comandante Rackete, fin dall’inizio dei soccorsi, non ha fatto altro che rispettare un obbligo imposto dal diritto internazionale e dalle leggi sia italiane sia del suo stato di bandiera. decreto sicurezza bis. L’obbligo di soccorso in mare è previsto sia dal diritto internazionale consuetudinario (che nel nostro ordinamento ha valore di diritto costituzionale in base al rinvio operato dall’art. sia dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (CNUDM) e dalla Convenzione di Amburgo sulla ricerca e il soccorso in mare (SAR) (entrambe ratificate dall’Italia e che nel nostro ordinamento hanno valore di legge, anzi superiore alla legge per l’art. Tutti gli stati membri della Convenzione SAR hanno l’obbligo di cooperare affinché il comandante della nave che ha prestato soccorso sia liberato dalla propria responsabilità (ovvero possa far sbarcare le persone soccorse) nel minor tempo possibile e con la minor deviazione dalla propria rotta. L’aver individuato Lampedusa come luogo di sbarco costituisce quindi non solo un comportamento legittimo, ma anche il più ovvio da parte della Comandante che aveva una legittima aspettativa di vedersi assegnare lì un luogo di sbarco.
La politica dei porti chiusi analizzata da giuristi e avvocati
Francesca De Vittor , ricercatrice di Diritto internazionale nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, spiega con queste parole le ragioni alla base del dibattito scientifico dal titolo “La politica dei porti-chiusi. Di qui la necessità di sedersi attorno a un tavolo e discuterne per capire se l’analisi che fa un penalista è diversa da quella che può fare uno studioso di diritto amministrativo o di diritto internazionale. A chi si impone l’obbligatorietà del soccorso? In che misura gli Stati hanno un obbligo di fornire un porto sul loro territorio o di cooperare nell’individuazione dello stesso? La normativa del diritto del mare prevede che gli Stati cooperino. Cesare Pitea , docente di Diritto internazionale all’Università degli Studi di Milano, pone in evidenza la situazione anomala che incide sulle responsabilità e sugli obblighi in materia di soccorsi. Non bisogna dimenticare che quando si valuta il contenuto degli obblighi internazionali, le posizioni degli Stati non sono quelle dei governi, ma soprattutto quelle dei giudici, che determinano l’aderenza della prassi alla norma internazionale, quindi, di fatto la validità». Critico nei confronti del decreto sicurezza-bis anche Paolo Bonetti , docente di Diritto costituzionale all’Università degli Studi Milano-Bicocca: «In questo decreto ministeriale le norme sull’immigrazione citate dicono esattamente il contrario di quello che sostiene il Testo Unico sull’immigrazione: soccorrere, accogliere, identificare tutti gli stranieri in mare. Al dibattito, hanno partecipato tra gli altri, Luca Masera , docente di Diritto penale all’Università di Brescia, Gabriele Della Morte , docente di Diritto internazionale dell’Università Cattolica, Chantal Meloni , dell’Università Statale degli Studi di Milano.
Migranti in mare, cosa dice il diritto
milano Migranti in mare, cosa dice il diritto La vicenda delle navi Open Arms e Iuventa ha portato in primo piano il delicato equilibrio tra dignità delle persone e interessi di una nazione. Tutti ricordiamo le vicende delle navi Open Arms e Iuventa, in cui diritti fondamentali di cui tutte le persone godono sono entrati in conflitto con gli interessi di una nazione. Un tema che ha fatto discutere l’opinione pubblica e che è stato al centro della conferenza che ha messo a confronto, in largo Gemelli, Nicola Canestrini e i professori Gabriele Della Morte e Francesca De Vittor . Canestrini, avvocato penalista, è impegnato nella difesa dell’equipaggio della nave Iuventa dalle accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e, più recentemente, di violenza privata. La Libia non ha ratificato la CNDUM per una questione relativa al tracciato delle linee di base che non ha nulla a che fare con gli obblighi di soccorso. Il caso Iuventa è ulteriormente complicato dal ruolo che il mezzo di soccorso ricopriva nelle operazioni SAR: l’imbarcazione dell’Ong Jugend Rettet faceva la spola tra i migranti soccorsi e le navi più grandi di altre Ong, nello specifico Save the Children e Medici Senza Frontiere. L’accusa ha portato prove fornite da security contractors e successivamente da un poliziotto infiltrato a bordo di una nave di un’altra Ong, intercettazioni ricavate durante il periodo da maggio 2017 al 2 agosto dello stesso anno e foto che documenterebbero i rapporti tra la Ong e gli scafisti.
Migrazioni, il lavoro che m(n)obilita
summer school 2018 Migrazioni, il lavoro che m(n)obilita Fanno i lavori che gli italiani non vogliono più svolgere ma in un quadro di precarizzazione sono divenuti ingranaggi di un circolo vizioso di un peggioramento delle condizioni di lavoro e reddito. Era l’obiettivo della Summer School “ Mobilità umana e giustizia globale ” 2018 , che si è tenuta quest’anno a Santa Maria di Leuca. Il fenomeno migratorio pone una varietà di sfide ai mercati dell’Unione Europea, chiamati a verificare le proprie capacità di inclusione; d’altro canto appare però indiscutibile che, superando gli attuali (e troppo spesso inefficaci) modelli dell’integrazione, il beneficio apportato da questi attori economici sarebbe straordinario. La straordinaria adattabilità dei migranti - sottolinea Laura Zanfrini al termine della IX edizione della scuola - li ha resi i candidati ideali per occupare quei lavori che gli italiani non volevano più fare rendendoli una risorsa strutturale per il funzionamento della nostra economia e della nostra società. E conclude affermando che «garantire l’uguaglianza delle opportunità e le condizioni di un lavoro decente e dignitoso per tutti è dunque un passaggio fondamentale per valorizzare il potenziale dell’immigrazione e promuovere una convivenza pacifica e solidale». Quest’ultimo comincia invece da piccoli step, è localizzato, sostenibile, non è solo di qualcuno, ma di molti e ovviamente necessita di una congiunzione socio-politica virtuosa. Nel panorama delle iniziative formative dedicate al fenomeno delle migrazioni internazionali, la Summer School si distingue per il fatto di condurre l’analisi della mobilità umana all’interno di una riflessione più ampia, che comprende la questione della giustizia in tutte le sue implicazioni (economiche, politiche, sociali, culturali ed etiche).
Migrazioni, il ruolo della religione
ricerca Migrazioni, il ruolo della religione Presentato al Senato, alla presenza del presidente della Cei Gualtiero Bassetti e del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese , uno studio dell’Ateneo che apre a nuovi approcci nella governance dei fenomeni migratori 22 gennaio 2020 Migrazioni e appartenenza religiosa. È il tema della ricerca che è stata presentata lo scorso 22 gennaio al Senato dal rettore Franco Anelli , alla presenza del presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Gualtiero Bassetti , e del ministro dell’Interno, prefetto Luciana Lamorgese . From the periphery to the core, for a new humanism ” è uno studio inedito e multidisciplinare che l’Ateneo ha condotto nell’arco di tre anni, foriero di nuovi approcci alla governance dei fenomeni migratori. Lo studio ha confermato le ipotesi iniziali: al di là della sua straordinaria complessità e di investimenti di ricerca ancora insufficienti, vi è un pregiudizio ideologico che impedisce di cogliere adeguatamente il ruolo della religione nei processi migratori e di integrazione. L’identità religiosa è una fonte di resistenza e resilienza, ma è anche ciò che conferisce significato alla decisione di migrare, specie per chi ha sperimentato solo dopo la migrazione un contesto di libertà religiosa. Tuttavia, l’identità religiosa dei migranti deve spesso scontrarsi con le visioni stereotipate che aleggiano nell’opinione pubblica, sia nel caso dei migranti musulmani, sia in quello dei migranti cristiani, che sperimentano con sofferenza e amarezza la scarsa familiarità degli italiani nei riguardi di tradizioni religiose diverse da quella romano cattolica. Ciò chiama in causa sia l’esigenza di alfabetizzazione religiosa, ma anche quella di riacquistare un legame con la sua dimensione trascendente, con la religione “vissuta” e non meramente ridotta alla sua dimensione culturale, facendo dell’immigrazione una sfida profetica per una società che afferma di fondarsi su radici cristiane.
La religione dei migranti sfida l’Europa
Sono i concetti-chiave della ricerca multidisciplinare Migrazioni e Appartenenze Religiose che ha coinvolto una trentina di ricercatori – tra sociologi, filosofi, psicologi, giuristi, politologi, teologi – impegnati per un triennio. La ricerca è stata presentata venerdì 25 settembre nell’ambito del convegno “La religione del migrante come sfida per la società e per la chiesa”, promosso dall’Università Cattolica in collaborazione con la Conferenza episcopale italiana. Affinché si dispieghi il potenziale positivo della religione i ricercatori individuano alcune condizioni che chiamano in causa la responsabilità delle autorità di governo, del sistema di accoglienza, della scuola e delle stesse organizzazioni religiose. Se è vero che la religione può rappresentare un fattore di distinzione, e talvolta di contrapposizione, è vero anche che può fungere da elemento aggregante, di dialogo e di cooperazione nella costruzione delle comunità» ha osservato monsignor Stefano Russo , segretario generale della Conferenza episcopale italiana. Non a caso «la ricerca dimostra ampiamente che ci troviamo di fronte a un pregiudizio ideologico che impedisce di cogliere adeguatamente il ruolo della religione nei processi migratori e di integrazione». La storia dei grandi flussi migratori ci insegna che questo elemento, insieme ai suoi simboli e ai suoi valori, costituisce non solo un bene prezioso ma anche un ponte, un potente strumento che facilita percorsi di comprensione, di integrazione e di inclusione sociale». Un’apertura che porta a una collaborazione e che fa iniziare una «situazione nuova di speranza» considerando che oltre i numeri ci sono le storie delle persone che migrano.
La politica dei porti-chiusi
Milano La politica dei porti-chiusi Lunedì 15 luglio in largo Gemelli a confronto una ventina tra accademici e avvocati difensori di Ong come Open Arms, Mediterranea e Sea Watch. Al centro del dibattito scientifico la drammatica attualità dei soccorsi in mare per le imbarcazioni dei migranti. L’iniziativa, promossa dalla facoltà di Giurisprudenza e dall’Istituto di Studi Internazionali dell’Ateneo, fa parte del progetto di ricerca “Immigrazione e integrazione. Nella dottrina internazionalistica, rispetto a tale questione, ci sono alcuni aspetti che non sono totalmente definiti: a) il contenuto dell’obbligo di cooperazione imposto ai diversi Stati (in particolare Stato costiero e Stato di bandiera); b) la discrezionalità del comandante della nave. L’altro tema affrontato sarà l’estensione della giurisdizione statale al di là delle acque territoriali tanto ai fini dei ricorsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo, tanto per la competenza della magistratura italiana. Si parlerà anche della responsabilità per ordini illegittimi e per complicità nella commissione di crimini e dei profili di illegittimità del decreto sicurezza (d.l. Dopo l’introduzione di Francesca De Vittor , docente di Diritto internazionale, interverranno una ventina tra accademici e avvocati che da diverse prospettive si sono occupati o stanno seguendo da vicino le vicende legate ai soccorsi in mare.
Migranti, parlano Boeri e Zuccaro
Milano Migranti, parlano Boeri e Zuccaro Il presidente dell’Inps e il procuratore della Repubblica di Catania Carmelo Zuccaro , insieme al questore di Milano Marcello Cardona e al sindaco del capoluogo etneo Enzo Bianco , sono tra gli ospiti del percorso di approfondimento promosso dall’Augustinianum. ottobre 2017 Ricomincia l’anno di attività dei collegi inCampus dell’Università Cattolica. E ripartono anche le proposte di ciascun collegio dei percorsi di approfondimento su tematiche professionali, culturali e anche di stringente attualità. Appartiene a quest’ultima categoria il ciclo d’incontri che si prepara in collegio Augustinianum, che cercherà di affrontare - dal punto di vista delle istituzioni - la questione dei migranti, con l’intento di rifuggire da una visione semplicistica del problema e cercando di affrontarne, da diverse prospettive, tutte le implicazioni. Il percorso si concluderà con un’analisi del ruolo dei media nella rappresentazione del fenomeno e del dovere dell’accoglienza del cristiano, che verrà affrontato dall’assistente ecclesiastico d’Ateneo monsignor Claudio Giuliodori , insieme al Arcivescovo metropolita di Agrigento e presidente di Caritas Italiana cardinal Francesco Montenegro . Per info sul calendario degli incontri e sui relatori: www.collegiunicattolica.it e www.agostinisemper.it #collegi #augustinianum #migranti Facebook Twitter Send by mail Print.
Migranti, i ponti dell’integrazione
milano Migranti, i ponti dell’integrazione Presentato in Cattolica a Milano il Rapporto mondiale di monitoraggio dell’educazione 2019 dell’Unesco “ Migrazioni, spostamenti forzati ed educazione ”: sono 1,5 miliardi i giorni di scuola che dal 2016 i ragazzi rifugiati hanno perso nel mondo. E dal 2016 i ragazzi rifugiati in altri Paesi hanno perso complessivamente 1,5 miliardi di giorni di scuola per via della loro condizione. Si calcola che nei prossimi anni, nel solo Venezuela si sposteranno circa 3 milioni di persone, perché nel loro Paese non si riesce ad offrire delle strutture adeguate, senza dimenticare tutte le problematiche legate alla politica e ai problemi sociali. “Serve dare una risposta concreta e globale ai bisogni educativi dei rifugiati, per garantire loro il diritto all’istruzione”: è sulla base di queste parole che si fonda il Rapporto mondiale di monitoraggio dell’educazione 20 19 dell’Unesco “Migrazioni, spostamenti forzati ed educazione” . Promosso dal Centro di ricerca sulle relazioni interculturali dell’ateneo, insieme alla facoltà di Scienze della formazione, l’evento è stato aperto dal rettore Franco Anelli , e dal preside della facoltà di Scienze della formazione Luigi Pati. Uno dei dati presentati riguarda appunto il tasso di abbandono scolastico dei migranti, che si attesta al 19%: quasi il doppio rispetto agli studenti nati in Europa (10%). Milano - conclude Stefania Giannini - è un modello citato dall’Unesco per l’inserimento nella scuola dell’infanzia e l’attenzione all’integrazione dei bambini di cittadinanza non italiana nella scuola dell’obbligo.
Migranti, perché non è possibile impugnare il decreto del Tar
DIRITTO AMMINISTRATIVO Migranti, perché non è possibile impugnare il decreto del Tar Il commento del professo r Aldo Travi sul Sole 24 Ore : nei confronti dei decreti di questo genere emessi dal presidente di un Tar, il codice del processo amministrativo prevede soltanto la possibilità di richiedere la revoca. Di conseguenza ha disposto che sia consentito l'ingresso della nave in acque italiane e in particolare «che sia prestata immediata assistenza alle persone maggiormente bisognevoli». Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha annunciato l'appello al Consiglio di Stato contro il decreto cautelare del Tar, cosa non prevista dal nostro ordinamento. Nei confronti dei decreti di questo genere emessi dal Presidente di un Tar, il codice del processo amministrativo prevede soltanto la possibilità di richiedere la revoca, per qualsiasi motivo, allo stesso Presidente. Il codice del processo amministrativo prevede in questo caso che l'ordinanza del collegio, essa sì, sia passibile di appello (art.62). continua a leggere sul Sole 24 Ore] * docente di Diritto amministrativo, facoltà di Giurisprudenza , Università Cattolica #migranti #migrazioni #diritto Facebook Twitter Send by mail Print.
L’immigrazione e il blocco di Trump
milano L’immigrazione e il blocco di Trump Delia Pompa, del think tank americano Migration Policy Institute , parla ai nostri microfoni delle misure restrittive verso i Paesi arabi. Non sappiamo se diventeranno esecutive, devono superare tre diversi vagli». febbraio 2017 di Gianluca Durno e Lorenzo Giarelli «Non sappiamo ancora se il blocco di Trump verso i Paesi arabi diventerà esecutivo, perché la decisione deve essere sottoposta a tre diversi vagli. Delia Pompa , ricercatrice di Education Policy al Migration Policy Institute , think tank americano che si occupa proprio di tematiche legate alle migrazioni internazionali, legge così il momento politico che vivono gli Stati Uniti dopo l’insediamento di Donald Trump. Da quando Donald Trump è entrato nei pieni poteri di presidente, il mondo vive nell'incertezza di non sapere se il tycoon terrà fede alle promesse più estreme fatte in campagna elettorale. In attesa di capire se il blocco diventerà esecutivo, di certo il tycoon sembra andare controcorrente rispetto alle politiche di Obama: «In generale, in tema di integrazione – ha detto Delia Pompa – Obama ha attuato buone manovre. Su tutte, l'atto con cui diede protezione a chi fosse arrivato negli Usa prima dei 16 anni di età, anche da clandestino».
Volti da New Italian Workers
brescia Volti da New Italian Workers In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, mercoledì 20 giugno la sede di Brescia ospita la premiazione del concorso video per studenti sull’integrazione dei nuovi italiani attraverso il lavoro. Il contributo del Cirmib e dei ragazzi dello Stars 14 giugno 2018 New Italian Workers feat. Suranga Deshapriya Katugampala è la cerimonia di premiazione dell’edizione 2018 (la seconda) di New Italian Workers , il concorso video che fa parlare i nuovi italiani , con micro-interviste a lavoratori che raccontano a studenti di cinema e media la loro provenienza e la loro integrazione, proprio attraverso il lavoro. Lo accompagneranno gli altri due giurati, Graziano Chiscuzzu , videomaker, e Nicola Zambelli , distributore indipendente, figure note della cultura del film e del video bresciani. Dalle 21 seguirà una festa di taglio ancora più giovane, animata dai ragazzi dello Stars al Bar La Torre, a 50 metri dalla fermata della metro San Faustino e dalla sua installazione video dedicata. Qui è prevista musica live fino alle 22 e, a seguire, un DJ set. migranti #immigrazione #stars #lavoro Facebook Twitter Send by mail Print.
Migrazioni, no a una lettura emergenziale
Secondo una ricerca d’Ateneo è priva di fondamento l’ipotetica minaccia all’identità delle nazioni europee, basata sull’illusione di una omogeneità linguistica e culturale by Bianca Martinelli | 22 ottobre 2020 I fenomeni migratori sono una realtà del nostro tempo ma sono spesso affrontati in modo troppo semplificativo. La ricerca ha permesso di comprendere il ruolo che la religione ha nella nostra società e a livello dell’identità espressa tanto nelle politiche migratorie quanto nella sfera pubblica» fa notare la coordinatrice dello studio e docente di sociologia delle migrazioni Laura Zanfrini . Il pluralismo religioso, infatti, fa parte di una narrazione che valorizza sì il potenziale generativo in termini di arricchimento generato dal confronto ma mette anche in discussione le basi della nostra società e il dato identitario delle nazioni europee, a oggi basato sull’illusione di una omogeneità linguistica e culturale. La realtà è che ancora troppo spesso luoghi di culto come le moschee sono collocati in aree marginali e di periferia, contribuendo così ad alimentare stereotipi e la percezione delle religioni come qualcosa di ostile o folkloristico quando invece sono un aspetto strategico su cui lavorare». Se guardiamo il tema delle migrazioni e della libertà religiosa da punto di vista del diritto internazionale possiamo dire che «il concetto di persecuzione religiosa è uno dei maggiori fattori di spinta del fenomeno migratorio». Le forme di protezione giuridica di cui possono godere queste persone discendono da obblighi di carattere internazionale e lo status maggiormente richiesto è quello di rifugiato politico, il che presuppone un atto persecutorio che lede i diritti di dignità o la libertà di culto della persona». Un sintomo di questa inadeguatezza è la sostanziale sottovalutazione della rilevanza della dimensione esperienziale che le appartenenze religiose rivestono» spiega Paolo Gomarasca , docente di Filosofia morale che nella ricerca di Ateneo si è occupato di delineare il tema dell’etica dell’ospitalità nell’Europa post-secolarizzata.
Migranti minorenni, presenza invisibile
gennaio 2017 di Giovanni Valtolina * “ Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce ” è il tema scelto da Papa Francesco per la Giornata mondiale dei migranti che verrà celebrata domenica 15 gennaio . Dunque, la sfida sarà, soprattutto se appena giunto nel paese che lo ospita, non soltanto quella di conservare un sentimento di integrità, ma anche quella di riuscire a considerare in continuità le diverse possibilità di espressione di sé, operando traduzioni e comparazioni tra codici culturali diversi. Un secondo elemento che rende la condizione del minore migrante ancor più faticosa è il fatto che le diverse proposte identitarie con cui egli entra in contatto nel corso del processo di socializzazione tendono a scontrarsi e a sovrapporsi con un impatto violento, quasi mai mediato. Un terzo elemento di sofferenza è costituito dal fatto che il minore si trova a dover costruire la propria identità in una società in cui si tiene scarsamente conto della sua presenza e dei suoi interessi e dove le prospettive di integrazione sono tutt’altro che esplicite e univoche. Di fatto egli è una presenza "invisibile" dal punto di vista dei diritti, per poi divenire "eccessivamente visibile" per la lingua che parla, per il colore della propria pelle, per i valori che sceglie. I dati annuali evidenziano inoltre il primato dell’Italia per numero di sbarchi nel Mediterraneo: degli oltre 361mila migranti giunti via mare in Europa la metà è approdata sulle coste italiane, il 48% degli sbarchi è avvenuto in Grecia (174mila arrivi), mentre sono stati 8.826 i migranti sbarcati in Spagna. Per quanto riguarda i minori il 2016 è stato caratterizzato da una notevole crescita di sbarchi di minori non accompagnati: gli arrivi di giovani migranti soli nel nostro Paese sono stati oltre 25mila , un numero più che raddoppiato rispetto all’anno precedente.
Vi racconto la mia Turchia
milano Vi racconto la mia Turchia Gül Ince Beqo , dottoranda in Sociologia all’Università Cattolica, studia l’immigrazione turca in Italia sconfinando con piacere nel territorio della letteratura. Gül Ince Beqo , dottoranda in Sociologia all’Università Cattolica di origine turca, ha scelto di dedicare il suo lavoro di ricerca a capire l’evoluzione, le criticità e la copertura mediatica di questo fenomeno. Nata a Karabük, in Turchia, nel 1984, dopo gli studi sociologici e un master in Cinema nel suo Paese, si è laureata in Italia in lingue e letterature straniere con una tesi sulla traduzione poetica. Impronte è la storia della voglia di tornare alle origini, che si scontra con la crudeltà della realtà: «È un po’ la trasposizione di quanto succede ai turchi che vengono in Italia, considerata solo un crocevia di passaggio verso la Germania e più in generale i Paesi Nordici. Anche perché, fare ritorno in patria, è un’ipotesi che non contemplano quasi mai: «Le persone preferiscono piuttosto restare qui, anche a costo di vivere tra le difficoltà, perché gli uomini e i padri di famiglia hanno un forte senso dell’onore e della dignità. Tra tutte le storie che ascolta ogni giorno, quelle che riguardano le donne sono le più significative: «Mi sono resa conto che hanno alle spalle vicende sfortunate e di dolore, dalle quali sono sempre uscite a testa alta, senza mai piangersi addosso e guardando sempre avanti. E di lezioni, ora, si occuperà anche Gül, che terrà 40 ore di esercitazione di lingua turca nel nuovo corso in Cultura e civiltà della Turchia in partenza col nuovo anno accademico 2017-2018.
Un patentino per i rifugiati
Milano Un patentino per i rifugiati Espar, finanziato dal ministero dell’Interno e promosso dal Cross, offre un portfolio europeo con esperienze professionali, competenze e obiettivi di carriera dei migranti per favorirne l’inserimento lavorativo. febbraio 2018 Un percorso di dodici incontri, con lo scopo di stilare un bilancio di competenze per rifugiati e richiedenti asilo politico. Sono 363 i migranti che hanno concluso Espar (European Skills Passport for refugees) e hanno costruito il proprio portfolio di competenze in un anno e mezzo dall’avvio del progetto, ideato e promosso dal Cross, Centro di ricerca sull’orientamento e lo sviluppo socio-professionale dell’Università Cattolica. Finanziato dal Ministero dell’Interno con il Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione dell’Unione Europea, a Espar hanno partecipato finora nove partner italiani, quattro soggetti aderenti esteri e sono stati formati 25 operatori che hanno condotto 39 gruppi composti da dieci 10 migranti ciascuno. Alla base del progetto, l’idea di rispondere ai diversi bisogni dei migranti che cercano di inserirsi nel mondo del lavoro del Paese che li accoglie. Ostacoli frequenti sono la scarsa conoscenza del sistema formativo e del mercato del lavoro, la scarsa conoscenza delle proprie competenze, la mancanza di progettualità di carriera, le aspettative irrealistiche, le resistenze a mettersi in gioco e a ridisegnare la propria carriera alla luce del nuovo scenario occupazionale. espar #portfoliocompetenze #rifugiatipolitici #migranti Facebook Twitter Send by mail Print LA PRESENTAZIONE A MILANO Si parlerà del progetto venerdì 9 febbraio nel convegno intitolato “ Valorizzare competenze per costruire integrazione ” all’ Istituto Sacro Cuore in piazza Buonarroti a Milano .
L’immigrazione non buca la rete
milano L’immigrazione non buca la rete Secondo una ricerca della Cattolica con Fondazione Ismu, il tema immigrati non ha sfondato nei primetime dei tg e nella stampa e neppure nella presenza sui social di candidati e partiti in lizza per le regionali in Lombardia e nel Lazio. Dall’indagine risulta che nel mese di campagna elettorale che ha preceduto l ’election day del 4 marzo 2018 , nella fascia di primetime dei telegiornali delle sette reti nazionali è stato trasmesso un totale di 4.050 notizie, di cui 405 dedicate al tema “immigrazione” (pari al 10%) . Passando invece all'analisi della carta stampata locale in Lombardia, con 56 articoli, la provincia di Brescia risulta essere la più sensibile al tema dell’immigrazione e l’area metropolitana di Milano è in fondo alla classifica con 5 articoli, mentre in Lazio l'argomento appare meno rilevante. In parallelo con la presentazione di questo studio, nell’ambito di Migrations Mediations , si parla di immigrazione e processi di inclusione nel capoluogo lombardo. L’iniziativa presenta in questa occasione un database di tutte le realtà (associazioni, organizzazioni, fondazioni, compagnie teatrali, case di produzione, ecc.) attive sul territorio milanese che si sono impegnate, nell'arco degli ultimi tre anni, in progetti di dialogo interculturale mediante strumenti mediali, artistici, teatrali, culturali. Dall’analisi di un primo campione di 138 realtà, risulta che i soggetti che più sostengono gli interessi istituzionali verso l’inclusione sociale delle comunità straniere sono associazioni culturali (61%), fondazioni (11%), enti pubblici o privati (10%) e cooperative sociali (7%). In secondo luogo, la distribuzione delle iniziative sul territorio mostra un’interessante concentrazione nel centro storico, affiancata però da una intensa presenza di esperienze innovative nelle zone a più alta densità di comunità straniere (San Siro, Loreto-Via Padova, Calvairate, Dergano).