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Laura Pariani e il Paraguay desaparecido
Milano Laura Pariani e il Paraguay desaparecido La scrittrice ha presentato a Milano il suo nuovo romanzo, scritto a quattro mani con Nicola Fantini, Che Guevara aveva un gallo . by Gian Luca Pisacane | 24 marzo 2017 «Abbiamo deciso di scrivere una storia ambientata in Paraguay perché è un Paese desaparecido dalle televisioni e dai giornali. Anche della visita di Papa Francesco nel 2015 è rimasto poco: qualche foto della sua messa ad Asunción, la capitale, e nulla di più». Così Laura Pariani presenta il suo nuovo romanzo Che Guevara aveva un gallo (Sellerio Editore) nell’aula Pio XI dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. L’incontro è moderato da Sonia Bailini , della Libreria Vita e Pensiero, alla presenza dei professori dell’Ateneo Ermanno Paccagnini docente di Letteratura italiana, e di Dante Liano , docente di Letteratura ispanoamericana. Che Guevara aveva un gallo narra delle rocambolesche avventure di Beppe e Mirella Isnaghi, una coppia di milanesi che partono alla volta del Paraguay per ritrovare il figlio, un archeologo che lavora nelle missioni gesuite. Scrivere di un uomo o di una donna significa addentrarsi nella sua psicologia, per porgli delle domande e capire anche di più di se stessi.
Il primo romanzo è già da podio
EmployAbility Il primo romanzo è già da podio “L’amico giusto” di Marco Cesari, laureato al Dams , è il vincitore della terza edizione del “Premio RTL 102.5-Mursia Romanzo Italiano” dedicato alle opere inedite. In che tempo è ambientato il romanzo? «Negli anni Ottanta, niente cellullari, niente social, né messaggi vocali. Da lì, semplicemente, ho tentato di mettermi alla prova con qualcosa di più impegnativo, e il risultato è quello che oggi potete leggere». Speriamo di riuscire a riprendere, anche in vista della quarta edizione del concorso che dovrebbe concludersi verso la metà di giugno e in occasione della quale sono invitati a intervenire anche i vincitori delle edizioni precedenti». Un aspetto che mi ha colpito molto in questi mesi è stato il grande affetto delle persone: sconosciuti che da tutta Italia mi hanno contattato tramite i social per mandarmi le loro foto col mio libro, che tenevano a farmi sapere che l’avevano letto e cosa era piaciuto loro. Forse da un punto di vista commerciale e di fidelizzazione dei lettori sarebbe stato più logico imbastire un altro romanzo… ma a me piace spaziare, e la mia regola è che quando scrivo qualcosa che poi leggeranno gli altri, io per primo non mi devo annoiare». Professione scrittore: è un futuro che reputi plausibile? «Vivere di scrittura è il sogno di molti che si approcciano al mestiere, ma non è una cosa che si sceglie da soli, molto dipende dalla risposta del pubblico.
Melville, duecento anni sulle tracce di Moby-Dick
letteratura Melville, duecento anni sulle tracce di Moby-Dick La caccia alla balena ( whale ) è la caccia a un'idea del mondo come totalità ( whole ) che è ormai perduta ma nella cui ricerca si gioca la possibilità di un senso. luglio 2019 di Federico Bellini * Cesare Pavese, primo traduttore al mondo (ventiquattrenne!) di Moby-Dick , diceva che leggendolo “vi si allargano i polmoni, vi si magnifica il cervello, vi sentite più vivo e più uomo.”. La tentazione di saltarle per iniziare l'avventura sarà forte ma bisogna resistervi: è lì che Melville mostra, con un'audacia tutta americana, di volersi confrontare con l'intera tradizione occidentale, una tradizione che già allora si stava sgretolando. La caccia alla balena ( whale ) è infatti la caccia a un'idea del mondo come totalità ( whole ) che è ormai perduta ma nella cui ricerca si gioca la possibilità di un senso. Intimorito all'inizio dall'aspetto selvaggio, Ismaele decide poi che è “meglio dormire con un cannibale sobrio che con un cristiano ubriaco,” il primo passo verso la maturazione di un relativismo che non è appiattimento ma affettuosa condivisione delle diversità. Ecco allora i capitoli dedicati alla descrizione minuziosa e innamorata di ogni aspetto della caccia, del trattamento dello spermaceti, delle leggi, delle tecniche, degli strumenti fino a comporre un'enciclopedia di quella che era, all'epoca, una delle più fiorenti attività dell'economia americana. Ma l'entusiasmo si corrompe facilmente in ossessione, la frustrazione in desiderio di vendetta ed è facile lasciarci trascinare nella direzione sbagliata da chi crede di avere la chiave di ogni cosa e di poter arpionare quell'assoluto che invece sfugge sempre all'orizzonte.
Segreti e misteri di Javier Sierra
milano Segreti e misteri di Javier Sierra Lo scrittore spagnolo, tre milioni di copie vendute in tutto il mondo, vincitore del premio Planeta e autore di uno dei dieci libri più venduti negli Stati Uniti, ha incontrato gli studenti dell’Università Cattolica raccontando la chiave del suo successo. by Angela Buscaino | 15 marzo 2019 «Nessun luogo è migliore di una cripta per parlare di segreti e di misteri». E proprio quella dell’aula magna dell’Università Cattolica a Milano ha ospitato l’incontro con uno dei più grandi autori di romanzi gialli, lo scrittore spagnolo Javier Sierra , che dei misteri irrisolti della storia dell’umanità ha fatto la chiave del suo successo. Tre milioni di copie vendute in tutto il mondo, vincitore del premio Planeta e autore di uno dei dieci libri più venduti negli Stati Uniti, Sierra ha fondato i suoi romanzi sulle due grandi domande che l’uomo si è sempre posto nei secoli: “Da dove veniamo? Dove andiamo?”. La necessità dell’uomo di porsi degli interrogativi è per Sierra la base stessa della nascita della letteratura che, oltre al compito di intrattenere il lettore, ha anche il nobile fine di informarlo. Seguendo i passi della storia della letteratura, Sierra ha dato vita ad alcuni dei suoi romanzi più noti: La signora in blu , Le porte dei Templari , La cena segreta , Il fuoco invisibile intessendo le trame di riferimenti ai misteri legati alla sacralità e alla creazione artistica. Tradotto in oltre 40 lingue, Sierra ha svelato quella che per lui rappresenta la ricetta del suo successo, la capacità di arrivare alla gente grazie alla leggerezza e al gioco.
Let's book: Focus sul mondo degli adolescenti
Ed in effetti tutto il racconto si pone in questa prospettiva: raccontare dell'adolescenza, dei suoi sviluppi, dei passaggi alla maturità mettendone in luce i lati belli, le risorse e le potenzialità. Dire-bene degli adolescenti non significa, tuttavia, indorare le situazioni che vivono, che sono pur dense di fatiche e sofferenze, di amarezze e delusioni, sia nel confronto tra pari, sia con gli adulti. Dire-bene degli adolescenti vuol dire guardare alle loro vicende scorgendone in filigrana il coraggio e la fiducia, nella certezza che costruiranno qualcosa di grande fuori e dentro di loro. Il tempo dell'adolescenza è un tempo di sfide, di talenti che vanno compresi e spesi, di possibilità che vanno colte. “Scatti: istantanee e percorsi sul mondo degli adolescenti” sarà il titolo della presentazione che Don Davide proporrà a Piacenza rivolta oltre che agli studenti dei Scienze della formazione, ad adolescenti, insegnanti, genitori e a tutte le figure coinvolte nel mondo educativo. Si attraverseranno i temi dell'affettività adolescenziale, dalla leggerezza dei primi approcci alla costruzione di una relazione impegnativa, dell'amicizia tra pari, dello sport come strumento di elevazione e di ricerca di senso. Ci si soffermerà anche sui contesti familiari che vivono i ragazzi e sulle persone e i contesti (gruppi parrocchiali, esperienze di volontariato, ecc...) che possono sostenere la crescita spirituale dei più giovani.