Infonda Dio sapienza nel cuore. Si può evitare di essere stolti: si intitola così il testo pastorale dell’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, proposto per l’anno 2020-2021. Contiene le linee di programmazione delle attività ecclesiali della diocesi e alcune esortazioni per un ritorno all’essenziale e per rinnovare la relazione con il Padre dopo la pandemia.
Insieme alla proposta pastorale è stata pubblicata la Lettera per l’inizio dell’anno pastorale, con le indicazioni sulle iniziative della prima parte di anno pastorale. Tra le altre, monsignor Delpini ricorda ai fedeli ambrosiani la celebrazione della novantaseiesima Giornata per l’Università Cattolica dal titolo Alleati per il futuro, rinviata, a causa della pandemia, dal 24 aprile al 20 settembre e che si colloca alla vigilia del centenario della fondazione dell’Università dei cattolici italiani.
A tal proposito, dopo aver invitato a trarre profitto dalle ricerche dell’Osservatorio Giovani e del Laboratorio futuro, l’arcivescovo esorta a “considerare la celebrazione del centenario quale possibilità di rileggere l’audacia, la lungimiranza, la determinazione, la capacità di coinvolgimento popolare dei promotori del sogno dei cattolici italiani. Padre Agostino Gemelli, Ludovico Necchi, Francesco Olgiati, Armida Barelli, Ernesto Lombardo sono nomi che dobbiamo ricordare con ammirazione e riconoscenza. Vorrei in particolare invitare ad approfondire la conoscenza di Armida Barelli, che spero prossima alla beatificazione”, nel suo ruolo di “pilastro insostituibile della nascente Università Cattolica del Sacro Cuore e fondatrice della Gioventù Femminile di Azione Cattolica”.
La riflessione del pastore della chiesa ambrosiana prosegue dal punto di vista storico ricordando come gli anni Venti del secolo scorso furono “anni difficili e turbolenti” ma ugualmente ricchi di molti frutti, coltivati “con fatica e sacrificio”. In questo solco si collocano la ricorrenza del centenario dell’istituto Toniolo (1920-2020) e della fondazione dell’Università Cattolica (1921-2021) che, sempre nello scritto dell’arcivescovo “ci invitano a raccogliere la testimonianza di un mondo cattolico italiano che ha dato al Paese e all’Europa un contributo decisivo”. E ancora: “Mi sembra che l’’incisività delle iniziative che hanno condotto a dare vita all’Università Cattolica abbia il suo segreto nella coralità di molteplici convergenze di personalità autorevoli, pastori illuminati, innumerevoli donne e uomini che si sono appassionati all’impresa comune”.
Nell’esortazione a non essere da meno anche negli anni Venti del XXI secolo e a raccogliere energie e risorse per far ripartire Milano, l’arcivescovo offre proprio la figura di Armida Barelli. Il suo nome è legato all’Università Cattolica quale stretta collaboratrice del rettore padre Agostino Gemelli - l’incontro con lui diede una svolta alla sua vita -, ma anche alla presidenza prima milanese e poi nazionale della Gioventù Femminile che aveva fondato, e alla costituzione delle Missionarie della Regalità, nuova forma di consacrazione laicale in quegli anni, di cui fu pioniera. Una molteplice attività quella della Barelli, in cui intersecava i molteplici impegni nella chiesa per la crescita sinergica delle varie opere, fecondate dalla grande fiducia nel Sacro Cuore di Gesù.
Il suo ruolo nel mondo associativo legato all’Azione Cattolica ne vinse l’innata timidezza e la rese interlocutrice privilegiata dei pontefici del tempo e promotrice del ruolo della donna nella società, anche per responsabilizzare le iscritte che da poco avevano ricevuto il diritto di voto. Non si fece mai chiamare “presidente” ma trovò consono alla sua sensibilità e all’affetto che nutriva verso le socie l’essere “sorella maggiore”, e così è sempre stata considerata.
In Università Cattolica era indicata, e ancora così la si definisce, come la “cassiera”. Nel linguaggio comune odierno potrebbe sembrare una capitis deminutio del suo ruolo (così rilevante che i detrattori lo usavano per rinfacciare a padre Gemelli “che in Cattolica comandavano le donne”). Ma il suo incarico era del tutto peculiare: Armida non si occupava di pagamenti ma di riempire la cassa dell’Università Cattolica nel suo sorgere e nel suo sviluppo, con l’ausilio della Gioventù Femminile. Una specie di fundraising ante litteram che consentiva di motivare i cattolici italiani a donare per concretizzare le idee e le opere che padre Gemelli intuiva e progettava.
Nella vita di Armida non sono mancate prove, dolori, sacrifici ma aveva appreso, in spirito francescano, che la vita sovrannaturale non consiste in eventi straordinari ma nell’adesione intima e spirituale alla volontà di Dio.
Anche per questo siamo grati all’arcivescovo Delpini che, nell’approssimarsi del centenario dell’Ateneo, ne ripropone l’attualità e la indica quale modello di vita e di santità, dandoci l’opportunità di conoscere la ricca storia della sua esistenza e delle opere di cui è stata protagonista.