di Maria Cristina Vicario *

Tanga, terza città per ordine di importanza della Tanzania, è stata la mia casa per quasi un mese. L’idea che mi ero fatta si è rivelata completamente diversa dalla realtà. Tanga è come un grande villaggio, pieno di persone che vendono per strada il loro cibo e i loro indumenti. 

Io e la mia compagna di avventura, Federica, abbiamo passato tre settimane alla Casa famiglia Rosetta, struttura che ospita trentadue bambini di cui otto con disabilità e ventiquattro affetti dal virus dell’Hiv. Ad accoglierci e a seguirci durante la nostra permanenza abbiamo trovato due operatrici italiane, Alda e Angela, che ci hanno fatto sentire a casa fin da subito. 

Durante la nostra permanenza abbiamo avuto la possibilità di visitare alcuni villaggi e alcune famiglie di bambini che erano seguiti dal centro di riabilitazione neuropsicomotorio presente nella struttura. La realtà, che ho percepito così diversa dalla nostra, mi ha portato a considerare fortunate, agiate, le famiglie che avevano quattro mura di cemento e non quattro pareti di fango e paglia attorno: in questa parte di Africa la maggior parte delle persone vive in case di fango senza acqua e senza elettricità, anche uomini e donne che svolgono un lavoro normale e dignitoso, non solo i poveri.

All’inizio non è stato facile interfacciarci con i bambini, ma piano piano ci siamo guadagnate la loro fiducia e il loro affetto. Con loro ho capito l’importanza di uno sguardo e di una carezza piuttosto che di una parola, perché la difficoltà di parlare due lingue diverse, italiano e swahili, rendeva difficile la comunicazione. Ho capito quanto l’amore e l’affetto siano universali. 

Ho visto la loro gioia la prima volta che li abbiamo portati al mare e la loro voglia di imparare a nuotare. Ho anche visto la loro tristezza e le loro lacrime nel momento dei saluti e lì, ho capito quanto la nostra presenza sia stata per loro importante nonostante il poco tempo e la poca comunicazione. 

Da questo viaggio mi porto dietro, oltre ai bellissimi ricordi, uno sguardo diverso e una gratitudine nuova. 

* 21 anni, di Garbagnate Milanese (Milano), laureanda in Scienze dell’educazione e della formazione, facoltà di Scienze della formazione, campus di Milano