La storia di Silvia Cendron è una di quelle che dimostra che il passo dallo stage al lavoro è breve. Ma questa volta, oltre a essere stato brevissimo, ha avuto anche un’ambientazione del tutto particolare: le stanze del Museo Egizio di Torino, una delle massime istituzioni museali sull’Antico Egitto al mondo.

La chiave di volta per passare dalla formazione universitaria a un contratto di apprendistato triennale è stato il Fellowship Program Museo Egizio, promosso con il sostegno congiunto di Università Cattolica e Istituto Toniolo. La ventisettenne veneziana nel 2106 non ha fatto altro che rispondere al suggerimento di un’amica che glielo aveva segnalato.

«Avevo appena concluso la laurea magistrale in Economia e gestione dei beni culturali in Università Cattolica e stavo valutando cosa fare dopo la laurea. Tra le varie ipotesi stavo pensando di imboccare la strada di un’esperienza all’estero, avendo già alle spalle due Erasmus tra triennale e magistrale». Ma gli Antichi Egizi si sono messi di traverso sulla sua strada.

Dopo una selezione, il Museo le ha offerto la possibilità di una formazione “on the job”. Silvia ha potuto vivere un internship di otto mesi, sempre al fianco della manager gestionale della struttura museale. «A me e ad altri due ragazzi sono stati affidati, inoltre, dei compiti di gruppo: abbiamo lavorato su regolamenti interni, procedure, modelli organizzativi e codice etico e abbiamo collaborato a elaborare uno studio sul modello di gestione del museo».

Al termine dello stage a Silvia è stato proposto un vero e proprio contratto di apprendistato triennale, che ha trasformato le mansioni che le erano state assegnate negli otto mesi precedenti. «Oggi mi occupo molto di più di progetti di sviluppo, di fondi europei, di rendicontazione e di tutto ciò che ha che fare con l’esterno dal punto di vista economico-gestionale». 

Tra i progetti europei di cui va orgogliosa, Silvia cita quello transfrontaliero con altre istituzioni torinesi e con una città francese, che ha portato allo sviluppo di una app molto interessante: l’obiettivo è fornire suggestioni letterarie nel corso della fruizione del museo. «È uno strumento digitale per visitare, tramite smartphone o tablet, il Museo Egizio e le strutture museali della città partner con guide d’eccezione» spiega Silvia. «Nomi di spicco come il giornalista Roberto Saviano, lo scrittore Niccolò Ammaniti, la regista Alice Rohrwacher, il vignettista e, padre della Pimpa, Altan accompagnano il visitatore donandogli, attraverso un racconto, le emozioni che hanno provato visitando essi stessi ogni singola sala del museo». Insomma, un nuovo strumento di fruizione museale basato sulla letteratura.

Silvia ha lavorato a tutta la parte di coordinamento amministrativo del progetto, lavorando con partner internazionali e ampliando le proprie competenze professionali. «Ho avuto la possibilità di capire quali fossero i possibili ambiti di applicazione delle mie competenze perché non speravo di trovare un lavoro così aderente alle mie ambizioni e invece l’ho trovato» racconta. «Strada facendo, ho scoperto sul campo il lavoro che mi piaceva fare e per il quale ha studiato». Certo, una gran mano gliel’ha data il Fellowship Program Museo Egizio. Tanto che, a chi glielo chiede, Silvia non può che rispondere: «Viva lo stage». E - aggiungiamo noi - viva anche l’apprendistato.