Pubblichiamo la prima parte dell’articolo che il professor Alberto Quadrio Curzio ha scritto per il Blog di Huffingtonpost, in cui si sofferma sulla necessità che tra i vari aggiustamenti all’accordo raggiunto dal Consiglio europeo sul “Recovery Fund”, nel dialogo con l’Europarlamento, è necessario quello per i fondi del programma Horizon Europe
di Alberto Quadrio Curzio *
Le conclusioni del recente Consiglio Europeo sono già state molto positivamente valutate nelle più varie sedi perché la Costruzione Europea accentua così il suo ingresso nel XXI Secolo, come anch’io ho spesso argomentato. Il “Next Generation Eu” per la “Ripresa” e la “Resilienza”, con l’emissione nel periodo 2012-2024 di 750 miliardi di Recovery bond, è una innovazione epocale che si connette anche al Quadro Finanziario Poliennale (QFP) 2021-2027 per 1100 miliardi. Tuttavia alcuni aggiustamenti sono auspicabili e potrebbero arrivare con la trattativa tra i due co-legislatori che porterà all’accordo definitivo. E cioè il Consiglio Europeo e il Parlamento Europeo.
Ricerca e Innovazione
Tra questi aggiustamenti è necessario quello per i fondi alla Ricerca e Innovazione del programma Horizon Europe. Il Parlamento europeo aveva proposto a suo tempo 120 miliardi e poi la Commissione 94 miliardi. Il Consiglio Europeo di febbraio tagliò alcuni miliardi e quello iniziato il 17 luglio è “planato” addirittura a 80 miliardi. Eppure già prima del Consiglio molte istituzioni scientifiche avevano argomentato la necessità di ritornare ai finanziamenti prefigurati dal Parlamento. Rappresentativa al proposito è l’incisiva dichiarazione indirizzata il 16 luglio al presidente del Consiglio Europeo dall’Associazione di 6 tra i principali organismi di ricerca europei (Cnr, Cnrs, Csic, Helmoltz Association, Leibniz Association e Max Planck Society), presieduta da Massimo Inguscio del Cnr. Si tratta dunque di incrementare i finanziamenti a Horizon Europe e ad altre filiere di Ricerca e Sviluppo (R&S), come lo European Research Council, le azioni Marie Curie e le Piattaforme di ricerca pan-europee.
David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, è meritoriamente deciso a una trattativa molto ferma con il Consiglio (oggi si incontrano Angela Merkel, Ursula von der Leyen e lo stesso Sassoli) per ritornare sperabilmente verso i 100 miliardi. È evidente che non si vogliono e non si possono danneggiare le conclusioni del Consiglio, ma va anche ricordato che senza gli aumenti dei “Rebates” ai Paesi frugali (Olanda, Svezia, Danimarca, Austria) si passerebbe dagli 80 a quasi 90 miliardi.
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* professore emerito di Economia politica all’Università Cattolica, fondatore e attualmente presidente del Consiglio scientifico del Cranec (Centro di ricerche in Analisi economica), presidente emerito dell’Accademia Nazionale dei Lincei