Una vittoria tutta al femminile per la sfida lanciata, come ogni anno, da un’azienda agli studenti del corso di Marketing del secondo anno del professor Roberto Nelli. Silvia Barba, Elisa Sala e Ilaria Ghiotti hanno dato la risposta più accurata, metodologicamente impeccabile ed esauriente al reale problema di marketing, sottoposto all’inizio del corso dal Corporate Marketing Manager Paolo Capelli e dalla Corporate and Brand Communications Manager Daniela Aleggiani di 3M Italia.

La sfida era rivolta a nove gruppi per un totale di 30 studenti, chiamati a esplorare il mondo dei temporary shop e e individuarne potenzialità e punti di forza capaci di sviluppare la familiarità del consumatore nei confronti della marca. «Il mettersi concretamente alla prova e far valutare il proprio lavoro da un manager aziendale – afferma il professor Nelli – costituisce per gli studenti un’occasione unica per prendere consapevolezza della realtà del mondo del lavoro: si tratta di un’autentica sfida anche con se stessi, per lo sforzo organizzativo all’interno del gruppo di lavoro, per la raccolta e l’analisi del materiale da svolgere in modo metodologicamente corretto, ma anche operativamente adeguato, per l’impegno a presentare in modo efficace il proprio progetto affinché possa essere apprezzato in azienda».

Tra tutti i lavori presentati, tre sono risultati particolarmente apprezzati dai manager di 3M: oltre al team vincitore, anche le soluzioni proposte da Mariarita Lobello, Roberto Carrozzo, Silvia De Matteis, Irene Martella, Annalisa Vigna. Ma il lavoro svolto da Silvia, Elisa e Ilaria, le “Maybe Marketing Manager” si è distinto in modo particolare e ha portato le tre studentesse, su invito del professor Nelli, di Paolo Capelli e Daniela Aleggiani, a presentare il loro lavoro durate una lezione del primo anno del corso di Marketing.

«Ho accettato la sfida con entusiasmo, l’ho interpretata come una “prova generale” per imparare a lavorare in team, esplorando capacità che mi saranno molto utili in futuro», afferma Silvia Barba, che ammette di essersi sentita spiazzata all’inizio di questa esperienza. Le fa eco la collega Ilaria Ghiotti che parla, dopo la difficoltà iniziale, di una svolta: «Abbiamo visitato vari temporary shop a Milano, passando dalla teoria dei libri e delle informazioni trovate su internet, alla concretezza del lavoro sul campo. Ci ha colpito la grande disponibilità di tutti, la volontà di imparare e di mettersi in gioco».

Al centro del lavoro delle tre vincitrici, l’analisi di due temporary shop, uno più grande e uno famigliare, oltre all’intervista al proprietario di una location destinata ai temporary. «Tutti e tre hanno evidenziato come i temporary siano, più che un’occasione per vendere il prodotto o il servizio, un modo efficace per promuovere il marchio e per trovare una canale diretto con il cliente». Analisi confermata dallo sfidante 3M Paolo Capelli che, sulla base delle prime esperienze nel settore a Milano e a Roma, ha sottolineato che i temporary hanno avuto un costo contatto analogo a quello che si raggiunge con internet, con una differenza: il rapporto umano. E le relazioni, nel commercio e nella creazione di un brand, contano ancora.