Si è conclusa un'indagine a tappeto sull'appropriatezza prescrittiva per il paziente anziano sollecitata dal presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Sergio Pecorelli e condotta al suo interno dai componenti dal Geriatrics Working Group (Gwg), tra cui Massimo Fini, direttore scientifico dell'Irccs San Raffaele Pisana che insieme a Pietro Folino Gallo, direttore dell'Ufficio assessment europeo dell'Aifa, ha coordinato il Gruppo di lavoro, e da Graziano Onder, geriatra del Centro di Medicina dell'Invecchiamento dell'Università Cattolica-Policlinico A. Gemelli di Roma, primo autore della ricerca.
Lo studio è stato condotto analizzando i dati presenti nell'Osservatorio nazionale sull'impiego dei medicinali (Osmed) dell'Aifa, che raccoglie i dati di tutti i farmaci rimborsati dal Servizio sanitario nazionale (Ssn), relativi all'intera popolazione italiana di 65 anni e oltre. La serie storica dei Rapporti Osmed annuali indica che, da oltre dieci anni, oltre il 60% dei farmaci a carico del Ssn è utilizzato da persone anziane. Sulla base dei dati della letteratura e dei dati di utilizzo in Italia, l'Aifa si è posta l'obiettivo di quantificare l'ampiezza del fenomeno della politerapia e della qualità prescrittiva su tutta la popolazione anziana italiana (7,3 milioni di donne e 5,2 milioni di uomini per un totale di oltre 12 milioni di persone) attraverso l'utilizzo di un set di indicatori di qualità appositamente costruito dal Geriatrics Working Group. I risultati dell'indagine hanno evidenziato che in alcuni casi gli effetti positivi dei farmaci non sono pienamente recepiti e che a volte ci sono comportamenti potenzialmente a rischio che richiedono approfondimenti e lo sviluppo di nuove strategie per limitarli.

«La tutela della salute del paziente anziano attraverso il ricorso al farmaco - spiega il professor Sergio Pecorelli - richiede particolare attenzione sia da parte del medico proscrittore, che deve valutare l'opportuno bilanciamento tra i rischi e i benefici delle terapie, sia da parte della rete familiare e di assistenza che supportano l'anziano nel processo di cura favorendo la corretta assunzione dei medicinali. Non bisogna dimenticare che trattandosi di una popolazione fragile sia da un punto di vista clinico-metabolico che psicologico, non sempre il "meglio è amico del bene" e l'appropriatezza prescrittiva riveste un ruolo determinante anche per evitare l'insorgenza di eventi negativi legati a scelte terapeutiche non mirate al paziente anziano. E questo è tanto più importante se si considera che mancano studi clinici volti a testare l'efficacia e/o la tollerabilità di più farmaci utilizzati contemporaneamente in soggetti anziani affetti da polipatologia. Ciò li espone maggiormente a rischi per la salute derivanti da politerapie, da interazioni tra farmaci o da errori terapeutici. Per questo l'Aifa - conclude Pecorelli - ha voluto individuare i 13 indicatori, sui 74 presi in esame, oggetto di questa indagine che costituisce soltanto il primo passo di una serie di iniziative scientifiche, educative e comunicative volte a garantire sempre meglio la qualità della vita e la salute degli anziani».

Lo studio ha riscosso l'interesse della comunità scientifica e sarà pubblicato sul Journals of Gerontology Series A: Biomedical Sciences and Medical Sciences. Sul sito dell'Aifa www.agenziafarmaco.gov.it è disponibile un documento di approfondimento e il set finale degli indicatori.

«Gli indicatori di inappropriata prescrizione presentati nell'articolo - sottolinea il professor Massimo Fini - sono il frutto di un lungo lavoro svolto dal Working Group di Geriatria per dotare anche il nostro Paese di uno strumento per la valutazione della qualità della prescrizione basato non più sull'esperienza di Stati Uniti o Inghilterra, ma sui farmaci effettivamente utilizzati dai nostri medici. I risultati hanno dimostrato come comportamenti inappropriati siano molto frequenti, particolarmente per la sottoprescrizione di farmaci per terapie di lunga durata, ma anche per il rischio causato da combinazioni inadeguate di molecole. Nella situazione attuale, sempre più caratterizzata da quadri di complessità clinica in cui i pazienti sono contemporaneamente affetti da più malattie croniche, una prescrizione indiscriminata non è la soluzione e diventa quindi prioritario fornire il medico di strumenti che lo aiutino ad utilizzare i farmaci nel modo più adeguato».

I DATI

In sintesi i dati dimostrano che la metà della popolazione anziana assume da 5 a 9 farmaci al giorno e che l'11% della popolazione anziana assume più di 10 farmaci al giorno. In totale quasi sette milioni e mezzo di italiani anziani assumono 5 o più farmaci al giorno. Di conseguenza, e come atteso, il livello di aderenza al trattamento è problematico: circa il 50% dei pazienti ipertesi o con osteoporosi ha un'aderenza bassa e le percentuali sono ancora più elevate per i farmaci antidiabetici e per i farmaci antidepressivi. I bassi livelli di aderenza implicano che i pazienti non traggono tutto il beneficio possibile dai farmaci che assumono (controllo dei valori pressori, controllo dei valori glicemici, prevenzione delle fratture ecc).

Altro dato importante riguarda l'uso concomitante di farmaci che possono provocare delle interazioni dannose (aumentando per esempio il rischio di sanguinamento ed emorragie oppure di aritmie o insufficienza renale) e che, sebbene percentualmente basso (in genere minore dell'1%), coinvolge tuttavia un numero non irrilevante di pazienti: per esempio, circa 100.000 pazienti anziani hanno ricevuto associazioni di farmaci che possono aumentare il rischio di sanguinamento ed altri 36.000 pazienti sono stati esposti all'uso contemporaneo di due o più farmaci che aumentano l'intervallo Qt e, quindi, potenzialmente favoriscono l'insorgere di aritmie cardiache.

Considerazioni simili valgono per gli indicatori relativi ai farmaci che non dovrebbero essere utilizzati nei pazienti anziani: le percentuali sono basse (0,4-0,7% della popolazione) ma i numeri assoluti importanti (47.000-87.000 pazienti). La presenza di condizioni croniche multiple richiede trattamenti a lungo termine con regimi farmacologici complessi e in Italia ad assumere 10 o più farmaci al giorno sono 1,4 milioni di anziani.

«Questo dato - afferma Graziano Onder - è certamente sconvolgente anche in considerazione dell'elevato rischio di interazioni tra farmaci e tra farmaco e patologia: l'uso di alcuni medicinali, sebbene indicato per il trattamento di una certa malattia, potrebbe essere controindicato o avere effetti negativi su altre patologie coesistenti. Inoltre negli anziani la funzionalità renale è ridotta e la capacità dell'organismo di "smaltire" i farmaci non è ottimale. Credo che mettere in pratica delle strategie per ridurre il numero di anziani in politerapia e migliorare l'uso dei farmaci possa rappresentare un intervento importante oltre che per eliminare l'incidenza di rischi prevenibili e migliorare la qualità di vita dell'anziano anche per ridurre i costi della spesa farmaceutica. Ciò deve rappresentare una priorità per la ricerca farmacologica per il futuro».