famigliaLa famiglia cambia volto. Non solo in Italia ma anche nel resto del mondo. Dal modello tradizionale che contemplava genitori e figli alle prese con il lavoro (quasi sempre lo stesso fino alla pensione), con la gestione quotidiana di casa e figli che dopo lo studio cominciavano a lavorare e poi si costituivano un nuovo nucleo familiare, ai tanti modelli di oggi che rivelano tratti diversi e spesso variabili nel tempo. I momenti critici di passaggio all’interno della famiglia, che gli psicologi chiamano “transizioni”, sono centro della riflessione del convegno internazionale “Family transitions and families in transition”, in corso in largo Gemelli dal 29 settembre al 2 ottobre. Si tratta del quinto convegno organizzato dalla European Society on Family Relations, associazione interdisciplinare di studi e ricerche sulle relazioni familiari che si è costituita nel 2002 ed è presieduta da Camillo Regalia, docente di Psicologia sociale in Università Cattolica. L’iniziativa è stata promossa anche dal Centro di Ateneo Studi e ricerche sulla famiglia. A portare il loro contributo scientifico sono circa 400 tra i massimi esperti internazionali della famiglia provenienti da 31 Paesi del mondo (Europa, Stati Uniti, Cina, Giappone, India, Sud Africa, Brasile).

Dall’essere coppia all’essere genitori, dall’unione alla rottura con una separazione o un divorzio, dalla giovinezza all’età adulta, dall’avere al perdere il lavoro e dal vivere nel proprio paese d’origine alla condizione di immigrati: sono alcune tra le più significative transizioni che la famiglia contemporanea sempre più frequentemente vive e che hanno una ricaduta sulla comunità. Esse vengono vissute in modo sempre più individuale e hanno perso i rituali che un tempo le caratterizzavano: il momento giusto per il matrimonio, per avere figli, per diventare adulti. Per questo sono diventate un processo più lungo e molto spesso delicato che necessita uno studio specifico per comprenderne le difficoltà e le risorse.

Il perdono che risolve il conflitto

Nella giornata di apertura l’attenzione si è concentrata prima sul perdono nella relazione di coppia, poi su questioni cruciali come la conciliazione tra famiglia e lavoro e le violenze familiari. Rispetto al primo tema, dopo gli anni Novanta tra gli psicologi hanno assunto un interesse sempre maggiore gli studi sul perdono, inteso come opportunità per la persona di accettarsi, allontanando i sensi di colpa, e al tempo stesso di accettare l’altro anche per gli errori che può commettere. All’interno della relazione che vive una situazione conflittuale la capacità di perdonare  - che non è affatto connessa, come si è spesso tentati di dire, solo alla dimensione religiosa, ma che è invece stata scoperta come una dimensione antropologica, quindi comune a tutti gli uomini - è utile sia a chi viene perdonato perché si sente accolto e compreso, sia a chi perdona perché diventa empatico verso l’altro e riesce a immedesimarsi nella condizione di chi ha commesso lo sbaglio. Chi è capace di perdonare è certamente più forte e più in grado di affrontare responsabilmente la relazione.

Un contributo ulteriore al tema del perdono è fornito da un lavoro di ricerca condotto da Camillo Regalia, psicologo sociale dell’Università Cattolica e neo presidente dell’Esfr che ha promosso il convegno. L’indagine che ha riguardato 150 coppie di 36-38enni sposati da oltre dieci anni, ha analizzato i motivi di conflitto e la capacità di perdonarsi e ha evidenziato come il perdono sia uno degli elementi assolutamente portanti, sebbene non l’unico, nella risoluzione del conflitto. È emerso anche come sia più semplice perdonare qualcuno che rientra nella cerchia più stretta dei propri affetti anche se ha commesso dei torti importanti, piuttosto che il contrario.

La conciliazione famiglia-lavoro

Di conciliazione tra famiglia e lavoro si è parlato durante il simposio condotto dalla psicologa Sara Mazzucchelli. Quella che nel contesto economico, sociale e culturale attuale è ormai diventata una sfida, implica non solo di tenere insieme i tempi del lavoro e della famiglia, ma anche operare le scelte che rispecchino le proprie aspirazioni. Il processo decisionale è importante che sia comunque sempre condiviso all’interno della coppia. L’analisi dei dati internazionali in merito alle scelte occupazionali mostra infatti come i diversi sistemi di welfare e contesti nazionali rappresentino certamente dati strutturali influenti sull’organizzazione quotidiana dei nuclei familiari. Essi, tuttavia, non bastano a spiegare la straordinaria variabilità di modus vivendi riscontrabile in ambito europeo, che ha una matrice relazionale perché condivisa all’interno della coppia.

La violenza dentro la coppia

Un dibattito interessante ha poi messo in luce i fattori che caratterizzano la violenza fisica nella relazione di coppia, sulla base del lavoro del gruppo di ricerca clinica dell’Università Cattolica, coordinato da Vittorio Cigoli, attraverso l’incontro diretto con le “coppie violente”. Tra gli indicatori figurano le aspettative di redenzione attribuite al legame di coppia. Incidono fortemente in questa dinamica i sentimenti di disvalore personale dei partners e le aspettative di una relazione compensatoria rispetto alle mancanze vissute nelle storie di vita con particolare riferimento alla famiglia di origine. Le azioni di violenza fisica che si ripetono nel tempo sarebbero dunque dovute, tra le varie cause, al crollo delle aspettative altamente idealizzate attribuite al legame di coppia. Di qui la necessità di interventi clinici a sostegno delle coppie che tengano conto di questi fattori.

L'intervento introduttivo di Eugenia Scabini, preside di Psicologia ( KB)