Non solo lo studio e la salvaguardia dell’ambiente, il buco dell’ozono, l’effetto serra, i cambiamenti climatici ma anche soluzioni medico scientifiche inaspettate sono possibili da studi e ricerche in luoghi e in condizioni meteo-climatiche “estreme”. Scoperte che in campo medico aprono soluzioni per malattie come la talassemia, grazie alla conoscenza dei meccanismi evolutivi dei pesci antartici che non hanno globuli rossi, o la possibilità di conservare meglio gli organi da trapiantare grazie allo studio del sangue delle renne capace di ossigenarsi a temperature bassissime.

Se ne è discusso durante il seminario "Antartide: un luogo tanto lontano per fare ricerca", promosso dal dipartimento di Scienze chirurgiche, dall'Istituto di Clinica chirurgica e dalla Unità operativa di chirurgia d'urgenza del Policlinico Gemelli, svoltosi nei giorni scorsi all’Università Cattolica di Roma. «Fare ricerca in luoghi inospitali è necessario - ha spiegato Bruno Giardina, direttore del dipartimento di Diagnostica e medicina di laboratorio del Policlinico Gemelli – per capire i meccanismi di adattamento molecolare che sono in gioco negli organismi che vivono a temperature estreme. Da una parte c'è un interesse generale di comprensione scientifica e dall'altra la possibilità di utilizzare le informazioni ottenute per trovare soluzioni utili per l'uomo, anche in vista di applicazioni biotecnologiche».

Il professor Giardina, in particolare, ha lavorato a una ricerca sul sangue che ha portato a capire come la molecola dell'emoglobina fetale può ricevere ossigeno dal sangue materno, sul ruolo del globulo rosso totale nella dispersione del calore del feto, e a uno studio dei pesci antartici senza globuli rossi che ha dato risultati promettenti. «Queste specie – ha detto Giardina –, pur avendo potenzialmente la capacità di sintetizzare emoglobina e globuli rossi, non la usa. Conoscere in che modo viene spento il meccanismo potrebbe portare a trovare gli interruttori genetici con importanti riflessi per malattie come la talassemia. Il ricercatore indaga il confine tra ciò che è noto e ciò che è ignoto - ha concluso Giardina -: gli studi in ambienti estremi aiutano a trovare soluzioni inattese e sono dunque il miglior terreno per favorire le scoperte».

Al seminario sono intervenuti Massimo Frezzotti, direttore dell'Unità tecnica Antartica dell'Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente, che ha illustrato il Programma nazionale di ricerche in Antartide, e Fabio Catalano, consulente sanitario dell'Enea, che ha parlato del "ruolo medico nelle campagne antartiche”. Ideatore dell’incontro dedicato alla "Spedizione Antartica 2012-13" promossa dal ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, dal Cnr e dall’Enea, Maurizio Foco, ricercatore dell'Istituto di Clinica chirurgica generale dell'Università Cattolica che parteciperà alla “Missione” come chirurgo insieme ad altri medici e ricercatori italiani.