Un progetto di ricerca sugli effetti neuroprotettivi di alcuni alimenti e sulla corretta interazione di questi con i farmaci; le interessanti prospettive aperte dalla variante della tecnica della stimolazione elettrica profonda, denominata EMCS, i cui incoraggianti risultati sono stati di recente pubblicati sulla rivista americana “Neurosurgery”. Sono questi alcuni contributi che neurologi, nutrizionisti e neurochirurghi della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica e del Policlinico “A. Gemelli” presentano in occasione della IV Giornata nazionale del Parkinson, che sarà celebrata sabato 24 novembre 2012 promossa da Limpe (Lega Italiana per la lotta contro la Malattia di Parkinson, le Sindromi Extrapiramidali e le Demenze) e da Dismov-Sin (Associazione Italiana Disordini del Movimento e Malattia di Parkinson).

Anche il Policlinico Gemelli, in particolare con l’Ambulatorio per i Disturbi del movimento, aderisce all’iniziativa per fare il punto sulle cure della patologia. In occasione della giornata, sabato 24 novembre, dalle 9 alle 14, presso la hall del Gemelli si terranno seminari ed incontri medico/pazienti. Parteciperanno all’evento i neurologi dell’ambulatorio per i disturbi del movimento e gli specialisti coinvolti nella gestione clinica del paziente (riabilitatore neuromotorio, psichiatra, genetista, neurochirurgo, foniatra, geriatra, nutrizionista). Nel corso della mattinata sono in programma una serie di interventi in cui ogni specialista farà una breve panoramica di quanto è stato predisposto per facilitare l'accesso ai servizi che possono essere utili alla persona con malattia di Parkinson.

Di seguito gli approfondimenti sulle terapie e i progetti di ricerca promossi dagli specialisti del Gemelli per il Parkinson.

EMCS: tecnica elettrica alternativa alla stimolazione profonda del cervello

Messa a punto da ricercatori della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica di Roma l’efficacia dell’EMCS, la tecnica dello stimolo epidurale della corteccia motoria, alternativa alla stimolazione elettrica profonda del cervello. L’EMCS è meno invasiva della deep brain stimulation, più nota con l’acronimo DBS, e migliora i sintomi dei pazienti che soffrono di Parkinson, spesso permettendo di usare meno farmaci. Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista americana “Neurosurgery” della società dei chirurghi neurologici, condotto da Beatrice Cioni, ricercatore dell’Istituto di Neurochirurgia dell’Università Cattolica, insieme ad Anna Rita Bentivoglio, responsabile dell’Ambulatorio per i disturbi del movimento del Policlinico Gemelli di Roma.

Il Parkinson è un disturbo del sistema nervoso centrale caratterizzato da degenerazione di alcune cellule nervose situate in una zona profonda del cervello denominata sostanza nera. Sono state avanzate diverse ipotesi, ma le origini e le cause del morbo di Parkinson sono ancora sconosciute. Oggi la malattia colpisce circa il 3 per mille della popolazione, l’1% di quella sopra i 65 anni. In Italia i malati di Parkinson sono circa 300mila, per lo più maschi (1,5 volte in più), con età d’esordio compresa fra i 59 e i 62 anni. La malattia di Parkinson non riguarda solo le persone anziane, l’età d’esordio si fa infatti sempre più giovane (un paziente su 4 ha meno di 50 anni, il 10% ha meno di 40 anni). L’EMCS consiste nel posizionamento di una striscia di elettrodi, nello specifico quattro sull’“extradurale” superiore della membrana che riveste il cervello. Il risultato finale è che la stimolazione elettrica porta miglioramenti piccoli ma significativi e duraturi nel controllo del movimento volontario. Dopo un anno dall’inserimento degli elettrodi i sintomi motori migliorano in media del 13% sulla scala di valutazione del morbo di Parkinson.

«Gli elettrodi posizionati dentro la scatola cranica e non impiantati nel cervello, - ha spiegato il neurochirurgo Beatrice Cioni - sono sicuri e danno benefici significativi contro questa complessa malattia. I pazienti trattati con questa tecnica hanno avuto un notevole miglioramento nella deambulazione, si sono ridotti i tremori e altri movimenti anomali».

Progetto dietoterapico: integrazione tra alimentazione e farmaci

Altri ricercatori dell’Università Cattolica – Policlinico “A. Gemelli” studiano il ruolo della dieta nell’interazione con i farmaci e un possibile ruolo neuroprotettivo di una dietoterapia mirata nella malattia di Parkinson. Il progetto vede coinvolti l’Ambulatorio per i disturbi del movimento, responsabile la dottoressa Annarita Bentivoglio, l’Ambulatorio del Servizio di Dietetica, con la dottoressa Maria Cristina Mele, e il Laboratorio dell’Istituto di Patologia Generale con al dottoressa Paola Palozza.

Sino ad oggi non è ancora stata trovata una correlazione con status sociale, alimentazione, stile di vita o particolari condizioni ambientali, ma Il progetto dei ricercatori prevede un settore dedicato alla modulazione dello stress ossidativo e della neurodegenerazione nella malattia di Parkinson su modelli cellulari in vitro ed in vivo ed un settore che si occuperà dell’interazione tra alimentazione e farmaci utilizzati nel trattamento del Parkinson e dello sviluppo di diete arricchite con alimenti funzionali, in grado di esercitare un’attività antiossidante e neuroprotettiva che contrasti la progressione della malattia di Parkinson. I modelli cellulari sono la base su cui si fonda la conoscenza dei meccanismi molecolari che sono responsabili della neurodegenerazione nella malattia di Parkinson e che permettono di formulare nuove terapie farmacologiche e nuove strategie di prevenzione.

«L’intervento nutrizionale – spiega Cristina Mele - permette di migliorare e stabilizzare la risposta terapeutica ad alcuni farmaci, riducendo le interferenze dei pasti, migliora lo stato nutrizionale dei pazienti che possono per questo beneficiare di più delle varie terapie riabilitative, e può modulare lo stress ossidativo con l’introduzione di particolari alimenti ricchi di antiossidanti, come gli alimenti colorati provenienti dall’orto».