L’intero fondo librario costruito da Julian Ries nel corso della sua lunga attività di ricerca trova casa all’Università Cattolica. Il sacerdote belga, tra i maggiori studiosi viventi di antropologia religiosa, ha donato all’Ateneo del Sacro Cuore di Milano la sua biblioteca, la totalità dei suoi manoscritti, appunti e fogli relativi a corsi e, soprattutto, le corrispondenze che ha avuto con storici delle religioni di tutto il mondo. Un lascito prezioso di circa 8.000 esemplari tra libri editi e inediti - per ora ne sono arrivati 3.000 -. Sarà ospitato dal Centro di Ateneo per la dottrina sociale della chiesa e diventerà attivo tra circa un anno.

«È una miniera straordinaria», sottolinea il rettore Lorenzo Ornaghi alla presentazione ufficiale dell’Archivio “Julien Ries” per l’antropologia simbolica, organizzata lo scorso 10 novembre dal Centro di Ateneo per la dottrina sociale della chiesa e da Jaca Book, la casa editrice italiana dell’Opera Omnia dell'antropologo belga. Sono intervenuti Evandro Botto, direttore del Centro di Ateneo per la dottrina sociale della Chiesa, Silvano Petrosino, direttore dell’Archivio “Julien Ries”, Natale Spineto, docente di Storia delle religioni all’Università degli Studi di Torino, e Sante Bagnoli, presidente della casa editrice. «L’auspicio - aggiunge il rettore - è che, nel più breve tempo possibile, siano messe a frutto le potenzialità di questo lascito contribuendo così a una ripresa forte degli studi dell’antropologia religiosa. Credo, infatti, che quella dell’homo religiosus sia una pista straordinaria da seguire per dare una risposta ai quesiti che emergono da altri settori scientifici».

da sinistra: Nicola Spineto, Silvano Petrosino, Lorenzo Ornaghi, Evandro Botto e Sante Bagnoli presentano il nuovo archivio Julien Ries_Sala Negri da Oleggio 10 novembre 2009Alla rilevanza del fenomeno religioso per una comprensione adeguata dell’uomo e del sociale, fa cenno anche il professor Botto. «L’opera di Ries mostra come la religiosità, lungi dal rappresentare uno stadio dell’uomo, ne costituisce una dimensione strutturale. Pertanto, indagare l’esperienza dell’homo religiosus significa indagare l’uomo in quanto tale. Anzi, non è pensabile un’antropologia che non tenga conto degli apporti del sacro, di cui Ries ha precisato lo statuto».

 

Ma perché l’archivio “Julien Ries” è così importante e rappresenta una fonte preziosa per gli studiosi? A rispondere è Natale Spineto, che con il sacerdote di Lovanio ha avuto la fortuna di lavorare, conoscendone a fondo l’opera e la biblioteca. «Ries, che sta per compiere 90 anni, ne ha dedicati 70 agli studi religiosi - spiega -. Anni in cui si è rivelato anche un grande bibliofilo. Nella sua lunga attività ha sempre prestato un occhio di riguardo ai libri». Va a lui, infatti, il merito di aver fondato il Centre d'Historie des Religions, che ancora oggi presiede, reintegrando il patrimonio librario dell’Università di Lovanio che nel ’68, con la contestazione studentesca, subì gravi perdite in seguito alla scissione dell’ateneo. «In questi anni sono passati dal Centro - racconta Spineto - circa un milione e 600mila volumi, di cui 400mila reintegrati e i rimanenti venduti o donati alle biblioteche di Paesi in via di sviluppo. Dando invece un occhio al fondo donato alla Cattolica, esso comprende enciclopedie, opere di consultazione, riviste che vanno dai primi anni del XX secolo fino ai giorni nostri. Vi sono libri che rispecchiano i diversi settori di cui Ries si è occupato: dallo gnosticismo al manicheismo, dall’ebraismo all’induismo, dall’Iran antico alla Mesopotamia, più una parte filosofica e teologica. Si tratta, in sostanza, di una biblioteca sistematica, in cui un ricercatore potrà trovare ciò di cui ha bisogno per una solida ricerca di storia delle religioni. Ma anche un luogo che farà sì è che il patrimonio di Ries continui a vivere, soprattutto presso chi ha nutrito e nutre interesse nei confronti di una antropologia religiosa quale chiave interpretativa dei problemi della società odierna», conclude Spineto. Già perché, come sostiene Sante Bagnoli, l’antropologia religiosa, così come la propone Ries, è un campo dove tutte le discipline, compresa la politica e la filosofia, possono mandare i loro cavalli a pascolare.