Trentamila denunce e dodicimila processi penali nell’ultimo anno a carico di medici per responsabilità colposa derivante dall’attività professionale: sono i dati che emergono dal volume Il problema della medicina difensiva, Ets, Pisa, 2010, curato da Gabrio Forti, Francesco D’Alessandro, Gianluca Varraso, Claudia Mazzucato e Maurizio Catino, che è stato presentato nel corso di una tavola rotonda lo scorso 11 maggio in largo Gemelli. La consapevolezza di come la giustizia penale incida negativamente sul rapporto medico-paziente e sia inidonea a correggere gli errori – nell’eventualità in cui ne venga riscontrata l’esistenza - ha condotto il lavoro di redazione del progetto di ricerca a opera del Centro Studi “Federico Stella” sulla giustizia penale e la politica criminale (Csgp) presentato nella sua veste definitiva insieme alle relazioni di presentazione e allo studio empirico condotto da Maurizio Catino.

Alla tavola rotonda, intitolata Medicina difensiva e responsabilità penale del sanitario: una proposta di riforma hanno partecipato, rivolgendo parole di elogio per l’importanza del lavoro scientifico svolto, il rettore Lorenzo Ornaghi e i presidi della facoltà di Giurisprudenza di Milano Giorgio Pastori e di Medicina e Chirurgia di Roma Paolo Magistrelli.

Il direttore del Csgp Gabrio Forti ha affermato che il progetto di riforma si inserisce perfettamente nella filosofia di un diritto penale umanistico che guarda con curiosità e con interesse alle altre branche del sapere scientifico verso il reale. Oltre all’importanza della norma programmatica (art. 1) dell’articolato, che sancisce la non riconducibilità dell’atto medico, eseguito in modo conforme alle leges artis e con finalità terapeutiche, a fattispecie astratte che abbiano a oggetto l’incolumità fisica, il professor Forti ha sottolineato il ruolo del secondo articolo del progetto che limita la responsabilità ai soli casi di colpa grave, imperniando quest’ultima attorno ai requisiti della violazione quantitativamente/qualitativamente grande e all’irragionevolezza del rischio creato e successivamente concretizzatosi nell’evento lesivo.

Parole di sincero apprezzamento per quello che è stato definito il “miglior progetto di legge in materia” sono state pronunciate da Francesco Palazzo dell’Università di Firenze, che ha condiviso completamente le finalità del progetto di riforma osservando che definire la colpa grave risulti l’unica via percorribile per mettere mano alla complessa materia della responsabilità medica, non essendo auspicabile un ruolo del tutto creativo della giurisprudenza in questo ambito. L’illustre penalista ha posto altresì l’accento sulla condivisibilità di tutte le scelte operate dai redattori del progetto, anche quelle effettuate a seguito della tavola rotonda del 5 giugno 2009, illustrate da Francesco D’Alessandro, coordinatore del nucleo di progettazione normativa. La procedura di giustizia riparativa prevista al Tit. III del progetto di riforma è stata oggetto di un giudizio favorevole da parte di Grazia Mannozzi dell’Università dell’Insubria, che ne ha evidenziato il carattere di strumento culturale di collegamento tra il diritto e l’etica.

Alla tavola rotonda hanno partecipato anche tre chirurghi, Diego Foschi dell’Università degli studi di Milano, Marco Montorsi dell’Università degli studi di Milano e Rocco Bellantone dell’Università Cattolica, i quali hanno portato il punto di vista dei medici e hanno ripetutamente sottolineato, auspicandone una rapida approvazione in sede parlamentare, il valore di civiltà del Progetto, avente la potenzialità di ricostruire in termini umanistici il rapporto tra medico e paziente.