L’agroalimentare non si ferma. Ma il Covid 19 lascia la sua traccia anche qui e ce ne accorgiamo dagli scaffali dei supermercati: farina e pasta che vanno a ruba, il lievito che non si trova, il rifornimento delle uova che va a rilento. Ci si chiede se questa tendenza proseguirà e se riguarderà anche altri prodotti alimentari. Abbiamo girato il quesito al professor Paolo Sckokai della facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali.
Professore, è corsa per riempire le dispense: cosa dobbiamo aspettarci nel futuro a breve, medio e lungo termine? «La crisi che stiamo vivendo ha portato a un cambiamento immediato nelle abitudini dei consumatori e nelle filiere di produzione. In situazioni di emergenza economica il primo impatto sui consumi si ripercuote sulla scelta dei beni di acquisto: si acquistano le calorie più economiche, quelle cioè che derivano dai cereali: pane, pasta, farina. Che sono poi gli alimenti che abbiamo visto scarseggiare sui nostri scaffali. Tuttavia non ci sono dati che evidenzino l’effettiva carenza di questi beni: la logistica ha tenuto, si è trattato per ora di un problema di tempistiche di approvvigionamento dovute all’aumento, anche del 50%, dell’acquisto di certi prodotti».
Chi soffre di più? «A compensazione di questa corsa all’acquisto, va evidenziato che tutta la filiera che fornisce ristorazione, catering e mense ha subito un grandissimo contraccolpo, che ha riguardato soprattutto prodotti di alta qualità e una parte della filiera del biologico. Insomma, i prodotti di alta e altissima gamma, in particolare vino, formaggio e alcuni prodotti della filiera del biologico stanno effettivamente soffrendo».
Si può escludere che queste tendenze possano avere un impatto sui costi delle materie prime? «Tutto dipende dalla durata della crisi economica. Al momento però c’è un aspetto positivo da rimarcare, ovvero l’assenza di una forte speculazione, al di là di qualche lieve assestamento verso l’alto dei prezzi».
Certo occorre mettere a punto rapidamente una strategia di intervento per evitare che la situazione precipiti. Che azioni ritiene più urgenti? «Va detto che la filiera alimentare, quella dei beni essenziali, è una delle poche che non si è fermata. Sta funzionando ed è necessario che possa restare attiva. Affinché ciò avvenga è essenziale che si agisca su due fronti, quello della logistica, ovvero della possibilità che le merci, prodotti e materie prime, continuino a circolare senza confini. E poi è indispensabile gestire il tema della mano d’opera agricola, che si basa su lavoratori stagionali, molti dei quali stranieri, che con la chiusura dei confini non possono raggiungere le aziende agricole e gli stabilimenti di trasformazione».