L’epidemia da Covid-19 ha dato una battuta d’arresto alla meeting industry, negli ultimi cinque anni in costante crescita e con un tasso di incremento medio del numero di eventi del 4,1% annuo. Un trend positivo che anche il 2019 aveva rispettato: lo scorso anno in Italia infatti sono stati realizzati 431.127 eventi (+2,3% rispetto al 2018) per un totale di 29.101.815 partecipanti (+2,5%), 43.398.947 presenze (+2,6%) e 613.842 giornate (+2,8%). Gli eventi della durata superiore a un giorno hanno rappresentato il 28,7% del totale e hanno totalizzato 11.994.000 partecipanti (+2,9% rispetto al 2018) e circa 29.020.000 presenze (+1,3% rispetto al 2018), venendo a rappresentare il 10,3% delle presenze riscontrate da ISTAT presso il totale delle strutture alberghiere nel 2019.
Sono i dati raccolti nella sesta edizione dell’Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi (OICE), l’unico studio di settore che dal 2015 monitora annualmente l’andamento del comparto. Il rapporto - curato dall’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali (Aseri) in collaborazione con l’associazione Federcongressi&eventi - è stato presentato mercoledì 16 settembre durante il web-talk Un futuro da ripensare?, offrendo agli stakeholder del settore la possibilità di confrontarsi sui prossimi scenari di un’industria che dovrà fare i conti con cambiamenti radicali a livello globale, imponendo nuove modalità di organizzazione e gestione di eventi e dei congressi.
Chi fa gli eventi: cresce il peso delle associazioni
Aziende, associazioni e istituzioni sono i principali promotori di eventi: insieme raggiungono il 94,6% del totale. Un dato interessante è che nel 2019 gli eventi promossi da associazioni (principalmente congressi) hanno incrementato il proprio peso percentuale raggiungendo il 25,3% del totale e interrompendo così il trend decrescente degli ultimi anni (22,8% nel 2018, 25,5% nel 2017, 31,6% nel 2016 e 34,8% nel 2015). Conseguentemente hanno diminuito il proprio peso percentuale gli eventi promossi da aziende (convention, meeting, lanci di prodotto) rappresentando una quota del 62,4% del totale degli eventi (65,5% nel 2018, 64,6% nel 2017, 56,5% nel 2016 e 55,4% nel 2015). Hanno invece un andamento nel tempo maggiormente altalenante gli eventi promossi da enti e istituzioni di tipo governativo, politico, sindacale e sociale: nel 2019 hanno continuato a crescere venendo a costituire il 12,3% degli eventi totali (11,7% nel 2018, 9,9% nel 2017, 11,9% nel 2016 e 9,8% nel 2015).
Da dove arrivano i partecipanti
Per quanto riguardala provenienza geografica dei partecipanti, come negli anni passati la maggioranza degli eventi (57,9%) si è svolta in ambito locale, cioè con partecipanti (relatori esclusi) provenienti prevalentemente dalla stessa regione della sede congressuale. Il 32,3% degli eventi ha invece avuto un orizzonte nazionale − ossia con partecipanti provenienti prevalentemente da fuori regione – e il 9,8% internazionale, con una crescita di 1,7 punti percentuali rispetto al 2018.
Dove si fanno gli eventi
Dei 431.127 eventi rilevati in Italia più della metà, il 57,6%, si è svolto al Nord, il 24,9% al Centro e il 17,5% nel Sud e nelle Isole. Per quanto riguarda le location, sono stati gli alberghi le più utilizzate aggiudicandosi la maggioranza degli eventi (l’80,9%), con una netta prevalenza di eventi aziendali e il 58,6% delle presenze. Il 2,9% degli eventi si è svolto nei centri congressi che, però, hanno realizzato il più elevato numero medio di eventi per sede (139,2) e hanno concentrato il 13,2% delle presenze. Per quanto riguarda le sedi fieristico congressuali e le dimore storiche, le prime hanno mantenuto invariata dal 2016 la quota di eventi ospitati (lo 0,4% del totale) mentre le seconde (abbazie, castelli, antiche locande e casali, palazzi storici, ville) hanno ospitato il 2,4% degli eventi.
L’emergenza Covid19 cambia le priorità di investimento
Se prima dell’emergenza Covid-19 oltre la metà delle sedi per eventi (55,7%) aveva previsto di effettuare nel 2020 almeno un investimento, la cancellazione della maggior parte degli eventi previsti in molti casi le ha obbligate a rinunciare agli investimenti in programma. Gli investimenti che hanno subito la maggiore quota di cancellazioni (il 66,6% delle sedi che li avevano programmati) sono stati quelli in risorse umane. Sono statiperò mantenuti gli investimenti considerati maggiormente strategici, e cioè quelli in tecnologie (confermati interamente o parzialmente dal 70,4% delle sedi) e in infrastrutture/servizi (69,2%).
«L’epidemia Covid19 ha stravolto e continua a farlo per le economie di tutti i paesi del mondo. Non c’è settore industriale che non sia chiamato oggi a individuare nuove soluzioni e nuovi paradigmi per affrontare una crisi senza precedenti», ha commentato la presidente di Federcongressi&eventi Alessandra Albarelli. «La meeting industry si è però subito attivata per dotarsi di regole e strumenti grazie ai quali garantire la sicurezza biologica di eventi e congressi. Non siamo stati ad aspettare e abbiamo messo in campo competenze, professionalità ed energie: ora però è necessario che le istituzioni adottino misure straordinarie per sostenere le aziende di quello che è al contempo uno dei settori più colpiti dall’emergenza Covid-19 e il settore più strategico per garantire la ripresa economica, culturale e sociale dei paesi».
Secondo Roberto Nelli, docente di Comunicazione degli eventi all’Università Cattolica e responsabile scientifico dell’Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi «dall’analisi delle risposte delle sedi circa le priorità per la ripresa e per il consolidamento futuro delle attività emerge un ampio segmento di strutture per eventi e congressi che ha già maturato un orientamento strategico proattivo, nella consapevolezza che, da un lato, occorra nel breve periodo reagire al meglio e con tempestività ai cambiamenti imposti dalla situazione, ma che, dall’altro lato, sia anche necessario cogliere l’opportunità di anticipare le sfide future, attuando le ulteriori trasformazioni necessarie nel medio-lungo periodo, prima che vengano imposte dal mercato».