di Gianni Sibilla *
“What happens backstage stays backstage”, recita una regola non scritta dello show business. Il pubblico vede la “magia” sul palco, ma quello che capita dietro le quinte è un’altra storia.
Vale anche e soprattutto per i concerti e, in particolare, per i festival: la sola parola evoca adunate oceaniche di persone accorse per ascoltare artisti, in contesti ameni. La memoria corre subito ai grandi raduni, da fine anni ’60 in poi, e ai loro eredi odierni. Ma la realtà va ben oltre la mitologia: la preparazione di un evento musicale, grande o piccolo, ha bisogno di un grande lavoro: una serie di azioni e di scelte molto concrete per permettere alla “magia” di materializzarsi.
Il master in Comunicazione musicale, giovedì 5 settembre, dedicherà una open lecture al funzionamento e alla trasformazione del festival musicale. Un incontro che coinvolge professionisti (l’assessore Filippo Del Corno, Luca De Gennaro di VH1/Milano Music Week, Luca Di Cataldo di Ponderosa Music ed Elena Pantera del Milano Summer Festival) per raccontare i diversi aspetti del Festival: la curatela artistica (ovvero la scelta del cartellone), la comunicazione, la produzione, il rapporto con le città e con il territorio.
Recentemente, il New York Times ha dedicato uno speciale ai 50 anni di Woodstock, considerato il padre di tutti i festival rock. Ne ha ricostruito il meccanismo, sottolineando che, al di là dell’enorme impatto musicale e sociale, non si trasformò in un disastro per un soffio. Valutato con gli standard odierni, fu un clamoroso flop: condizioni di fortuna per gli spettatori, perdite economiche insostenibili, una ricaduta disastrosa sul territorio, tanto che amministrazioni locali impedirono manifestazioni simili negli anni successivi. L’idea di dedicare una open lecture in Cattolica ai festival musicali, però, non ha a che fare con le celebrazioni storico/nostalgiche tipiche di questi anniversari. Il festival è uno dei modelli centrali dell’industria della musica e dell’intrattenimento: cercheremo di capire come si è evoluto questo modello nel corso degli anni e quali sono le sue caratteristiche attuali.
Il dato da cui partire è che “festival” è diventato un termine ombrello per indicare tipologie di eventi musicali molto diversi tra loro.
Solo ogni estate si realizzano centinaia e centinaia di “festival”, da mega concerti da 60-70.000 persone a piccole rassegne diffuse sul territorio. In Italia, però, storicamente l’idea classica del mega raduno ha fatto fatica ad attecchire. In America e nel Nord Europa i grandi festival vanno spesso esauriti prima ancora dell’annuncio del cartellone: si va per l’esperienza. Da noi si va a un festival per vedere i singoli artisti. Un esempio, di qualche anno fa: il 28 agosto del 2009 gli Oasis litigarono furiosamente dietro le quinte di un festival a Parigi e si sciolsero. Pochi giorni dopo erano gli headliner di un festival alle porte di Milano. Gli organizzatori si prodigarono per trovare un nome all’altezza per sostituire la band: vennero ingaggiati i Deep Purple. Gli spettatori, inferociti, chiesero comunque il rimborso del biglietto: non interessava il festival, ma la band.
Negli ultimi anni, anche in Italia, la situazione è cambiata: si fanno sempre più festival, con diverse formule e target, si incrociano i generi musicali e i modelli. Nella nostra open lecture, cercheremo di raccontare il modello milanese. La città è di fatto la capitale dell’industria della musica italiana, il luogo di riferimento per i concerti degli artisti locali e internazionali, e più che grandi festival pop rock ospita e promuove rassegne di dimensioni e generi diversi, da Piano City a JazzMi, alla recente e fortunata esperienza della Milano Music Week, allo storico MiAmi, dove è passata o nata buona parte della musica indipendente italiana che ora è approdata al mainstream.
Oggi un Woodstock non sarebbe più possibile - e per molti versi è meglio così. Ma il Festival - pop, rock, jazz, contemporaneo - non ha perso il suo fascino. E sapere cosa succede dietro le quinte aiuta a comprendere e apprezzare ancora di più la musica sul palco.
* direttore didattico del master in Comunicazione musicale, campus di Milano