Nuovi batteri per ridurre l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici nella filiera del pomodoro: è questo l’obiettivo della ricerca tecnico-scientifica che la facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali di Piacenza ha avviato nelle scorse settimane.
Gli studi, finanziati dalla Regione Lombardia, avranno una durata di tre anni, durante i quali gli esperti cercheranno di isolare nuovi batteri capaci di favorire la crescita e la difesa naturale delle piante di pomodoro.
«E’ noto, infatti, che alcuni microrganismi possono avere un’interazione positiva con le colture, riuscendo a ridurre l’attacco di funghi patogeni e insetti», spiega il docente di microbiologia Edoardo Puglisi, coordinatore del team di ricerca piacentino.
Il gruppo di esperti entrerà in sei aziende attive nella coltivazione o trasformazione del pomodoro: «Lo scopo è quello di scoprire altri microrganismi con effetti benefici per la nutrizione di questa pianta – prosegue Puglisi -, con particolare attenzione per esempio al contrasto alla cimice e alla diminuzione di pericolose micotossine. Tutto ciò potrebbe avere una ricaduta davvero positiva, ovvero la riduzione dell’utilizzo dei pesticidi e fertilizzanti chimici a vantaggio del gusto e dell’ambiente”.
Il gruppo di ricerca si è posto l’obiettivo di isolare e caratterizzare batteri classificati come PGPR (Plant Growth-Promoting Rizhobacteria), ovvero batteri colonizzanti l’ambiente dove il suolo e le radici sono a contatto (rizosfera), in grado di promuovere la crescita delle piante e proteggerle dalle diverse forme di stress derivante dagli animali e dall’ambiente circostante.
L’isolamento è avvenuto a partire dalla rizosfera del pomodoro, una coltura di forte interesse economico nella regione Emilia-Romagna. I rizobatteri isolati sono stati successivamente analizzati per testare le loro principali proprietà e un totale di ben 38 batteri ha mostrato caratteristiche molto interessanti, definendo così il loro potenziale di utilizzo nel mondo agricolo.
I risultati delle prime analisi, che richiederanno uno studio più approfondito, sembrano confermare la necessità di sviluppo di un insieme di microrganismi, compatibili tra di loro e che esplicano differenti attività di promozione della crescita e difesa delle piante. A tal proposito, test in-vivo, in serra e in campo, saranno necessari per valutare le effettive proprietà individuate in laboratorio. Prima di questi test saranno però necessarie analisi del genoma per confermare l'assenza di geni patogeni per l’uomo e piante, e la presenza di potenziali geni coinvolti nelle attività di PGPR.
Anche se la ricerca è partita solo da pochi mesi, il 25 maggio sono già apparsi i primi dati sulla rivista Plant, frutto del lavoro del gruppo di ricerca composto dal Preside di facoltà Marco Trevisan, da Edoardo Puglisi, oltre che dai ricercatori Maria Chiara Guerrieri, Elisabetta Fanfoni e Andrea Fiorini.