YEP! Un acronimo che racchiude in sé tutto l’entusiasmo che ha mosso diciassette studentesse iscritte alla facoltà di Scienze della formazione, del campus di Piacenza. Sollecitate dalla professoressa Elisabetta Musi e dalla tutor Anna Paratici, senza indugio e nonostante i limiti imposti dal Covid-19, hanno aderito prontamente al progetto Young Educators Project per l’affiancamento didattico degli studenti delle scuole elementari.
«Le nuove tecnologie hanno tentato di sopperire alla distanza e all’isolamento sociale e il personale dei servizi educativi e scolastici ha tessuto con perseveranza e tenacia una trama invisibile di contatti e dialoghi con bambini, bambine», ha dichiarato la professoressa Musi. «Ma la situazione, lo sappiamo, è complicata: alcuni bambini, nonostante la scuola abbia fornito i supporti informatici, non sono in grado di usarli, alcuni genitori sono assorbiti da occupazioni, preoccupazioni, attività di accudimento e cura, e faticano a sostenere i più piccoli nei loro compiti. I contatti si sono rarefatti, alla lunga hanno perso significatività. Il rischio è che qualcuno si perda».
Per non lasciare indietro nessuno, 25 classi di 20 scuole primarie, 90 piccoli alunni e 75 maestre sono diventati protagonisti di YEP!, il progetto con cui 17 studentesse iscritte prevalentemente alla laurea magistrale in Progettazione pedagogica nei servizi per minori attivata, a Piacenza dalla facoltà di Scienze della formazione, si sono messe al fianco di insegnanti, alunni e alunne di scuola primaria, partecipando alle lezioni per poi attivare collegamenti con gruppi ristretti di bambini, quelli che procedono più lentamente, che magari devono condividere il tablet con i fratelli o che forse sono semplicemente stanchi e demotivati, e li aiuteranno a fare i compiti, a riprendere i concetti spiegati in classe dalle maestre, a rinforzare le loro competenze «in un contesto anche giocoso, ma non per questo meno efficace».
Relazione, empatia e regolarità sono le parole che secondo Giorgia Labrugo, studentessa dell’ultimo anno di magistrale, ben identificano il senso di questo percorso. «Sono stata assegnata ad una seconda elementare in cui le video lezioni non sono state attivate in queste settimane. Ho partecipato al primo video saluto di classe: i bambini erano entusiasti di rivedere compagni e maestre, ma anche tristi per l’impossibilità di tornare in aula. Ma soprattutto erano felici di sapere che non ci si fosse dimenticati di loro! Mi hanno accolta con curiosità e con un gruppo di loro mi incontrerò durante i pomeriggi per supportarli in questo ultimo mese di scuola».
Giorgia immaginava diversamente la conclusione del suo percorso universitario «dopo 5 anni speravo di poter sperimentare le competenze acquisite dentro un’aula, a contatto con i bambini. Ma questa esperienza è preziosa, sviluppa nuovi modi di immaginare l’intervento educativo e penso mi servirà anche in futuro».
Grazia Satta è stata assegnata ad una prima elementare. «Seguirò quattro bambini e inizialmente verrò accompagnata da una maestra-tutor, poi andrò avanti autonomamente. Le attività che vorrei proporre sono orientate all’affiancamento nei compiti con modalità interattiva e divertenti, per coinvolgere maggiormente i bambini. Nelle prime videocall che abbiamo fatto, i bambini son sembrati molto contenti di avere un aiuto, anche se a distanza». Grazia ha aderito con convinzione al progetto, perché «conoscere, comprendere e accogliere le necessità dei piccoli e delle loro famiglie, è una delle caratteristiche fondamentali della mia professione, anche in condizioni non usuali: per poter predisporre interventi adeguati è necessario innanzi tutto conoscere la persona e i bisogni di una società in costante evoluzione».
Un esempio concreto di cittadinanza attiva, in cui giovani laureande si sono fatte guidare dal senso di responsabilità per mettersi in gioco al servizio dell’altro in modo gratuito.