di Agostino Giovagnoli *

Una grande popolarità ha circondato Tina Anselmi durante la vita e continua ad accompagnarla anche dopo la morte, avvenuta il 1° novembre scorso. È raro che accada oggi per un esponente della classe politica. Ma le sue doti di coraggio e onestà, umiltà e determinazione ne hanno fatto una figura molto amata.

Nata a Castelfranco veneto nel 1927, a soli diciassette anni ha scelto di diventare staffetta partigiana per protesta contro la violenza e la crudeltà dei nazi-fascisti. In seguito, ha condotto una lunga militanza nel partito e nel sindacato, diventando responsabile del Movimento femminile della Democrazia cristiana e lottando nella Cisl per i diritti delle donne soprattutto lavoratrici. Ha poi proseguito il suo impegno come parlamentare e sottosegretario, assumendo un ruolo sempre più rilevante nella costruzione della democrazia di massa che ha cambiato radicalmente la società italiana.

Non è certamente per caso che, quando una politica lungamente dominata dagli uomini ha cominciato a riconoscere il ruolo dell’«altra metà del cielo», Tina Anselmi sia diventata nel 1976 la prima donna ministro della Repubblica italiana. Ma non la sua lotta non era finita. Nella speranza di mettere a tacere denunce e proteste facendosi scudo della sua specchiata onestà, è stata eletta presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica segretata P2, guidata da Licio Gelli. Ma davanti alla sua decisione di andare fino in fondo per rimuovere l’inquinamento non solo politico ma anche morale provocato dalla P2, ha subìto attacchi pesanti anche da leader del suo partito.

La figura di Tina Anselmi è esemplare di un’Italia che ha rifiutato i miti della retorica fascista per combattere la miseria, assicurare a tutti maggiori diritti, modernizzare il paese. È stato questo il vero “miracolo italiano”, cui le donne hanno dato un contributo poco riconosciuto ma assolutamente decisivo. E non è un caso che la sua strada sia passata per l’Università Cattolica, dove si è laureata come Nilde Jotti e altre che hanno trovato qui strumenti culturali e convinzioni morali importanti per cambiare la loro condizione e l’Italia tutta.

* docente di Storia contemporanea all’Università Cattolica