Come forestieri. Perché il cristianesimo è divenuto estraneo agli uomini e alle donne del nostro tempo. È il titolo dell'ultimo libro di don Armando Matteo, assistente ecclesiastico nazionale della Fuci nonché docente presso la Pontificia Università Urbaniana e l'Istituto Teologico Calabro. Ex-agostino, don Matteo è tornato lo scorso 10 novembre in collegio, dove si è tenuta la presentazione del suo libro. Sono intervenuti l'assistente ecclesiastico generale dell'Università Cattolica monsignor Sergio Lanza, il preside della facoltà di Scienze della formazione Michele Lenoci, anch'egli ex-agostino, e Valentina Soncini, presidente dell'Azione Cattolica Ambrosiana.
«Questo libro inquieta la sensibilità ecclesiale della post-modernità», ha affermato monsignor Lanza, sottolineando come oggi il pericolo non sia tanto quello di una scomparsa della fede in quanto tale, quanto il rischio reale che non se ne parli più, che scompaia del tutto dalla sfera “pubblica”, per ridursi a un mero atto privato. Ciò, come emerge dal libro, va fatto derivare dal nichilismo oggi imperante, da una indifferenza che conferisce a tutte le opinioni pari dignità, rendendo quindi il credere un atto “non spontaneo”. È un tempo, quello post-moderno, in cui si è smarrita la visione platonica della realtà, in cui si “naviga a vista”, obnubilati da una cortina di fumo che ci impedisce di vedere oltre, di individuare degli obiettivi, degli scopi. La ricetta, secondo monsignor Lanza, non è quella della nietzschiana “voglia di vivere”, quanto quella dell'amore di Dio, da cui fare discendere, solo in un secondo momento, l'amore per il prossimo, che solo in quanto supportato dall'alto riesce a superare la dimensione della mera filantropia.
Il professor Lenoci ha sottolineato come il libro di don Matteo Armando unisca ai caratteri di una diagnosi realistica e priva di lamentazioni quelli di propositi non retorici ed evanescenti. Anch'egli ha sottolineato come la crisi attuale sia dovuta in massima parte alla crisi di quel platonismo che consentiva di individuare modelli stabili con cui confrontare i vari aspetti immanenti della realtà, e permetteva, in tal modo, di giudicare, di reprimere e infine di eliminare le note stonate del presente. Oggi, invece, prevale l'individuo sul modello: il cosiddetto pensiero debole, infatti, pone sullo stesso piano qualsivoglia tipo di modello. È quel relativismo che sta portando gli uomini di oggi verso un neopaganesimo costruito sul desiderio, sulle esigenze, sui diritti incondizionati, che sta rendendo gli uomini incapaci di riconoscere i propri limiti e le proprie debolezze. Il Cristianesimo, sottolinea monsignor Gianfranco Ravasi nell'introduzione al libro, è profezia, non utopia. Esso fa i conti con la corporeità, col contingente così da non scadere in quel perfettismo che portò Leibniz a parlare di “male metafisico”. «Occorre ritrovare un senso della vita per cui a ciascuno siano dati ragionevoli motivi per non maledire la propria esistenza», conclude il preside citando don Matteo, consentendo a ciò che l'uomo veramente è di fiorire in pienezza.
Secondo la professoressa Soncini, il nichilismo moderno, figlio della filosofia di Nietzsche, eliminando di fatto la dimensione metafisica, non ha trovato un uomo forte, ma un soggetto che desidera l'unione con le cose e che, non riuscendoci, resta condannato a uno stato di sostanziale impotenza. Il Cristianesimo, invece, partendo dalla limitatezza dell'uomo e dalla croce di Cristo, “non si scandalizza della debolezza umana”, non asseconda la rabbia dell'uomo di non essere Dio, ma lo realizza per quello che semplicemente è. Il presidente dell’Ac Ambrosiana ha concluso condividendo quanto nel libro si dice a proposito della crisi della dimensione “parrocchiale” della Chiesa contemporanea. Per risolverla occorre, a suo avviso, superare l'ecclesiologia tridentina per soffermarsi sulla Chiesa-mistero e, come sottolineato dal Concilio, sulla Chiesa come popolo di Dio in cammino nella storia.
Ha concluso la serata l'autore, che ha invitato tutti a essere cristiani senza smettere di essere uomini e donne di questo tempo, per vivere con onestà e fierezza: occorre infatti, come diceva Alcide De Gasperi, inginocchiarsi dinnanzi a Dio per riuscire a stare in piedi di fronte agli uomini.