Solo negli Stati Uniti ci sono 124 corsi universitari di Law&Literature, percorsi di analisi sulla concezione del diritto e della giustizia nelle opere di grandi autori da Shakespeare a Dickens. Ora l’onda di queste esperienze arriva anche a Milano, grazie al Centro studi “Federico Stella” sulla Giustizia penale e la politica criminale. Il Centro organizza un ciclo di seminari all’interno dell’Università Cattolica che si protrarrà fino ad aprile 2010 e si pone l’obiettivo di far luce sull’interpretazione di opere letterarie inerenti al tema della giustizia. Durante gli incontri i giuristi dialogheranno con scrittori, critici e docenti di letteratura.
La top five dei libri più investigati nei corsi di Law&Literature Usa comprende Il Mercante di Venezia di Shakespeare al primo posto, seguito da Billy Bud di Melville, l’Antigone di Sofocle, Il Processo di Kafka e A Sangue Freddo di Truman Capote. Alcuni di questi testi saranno oggetto anche del ciclo di seminari, assieme ad altri classici come Delitto e Castigo e La Cognizione del Dolore, ma anche a contributi originali, per esempio sul rapporto tra criminologia e cinema. «Il confronto con la letteratura può aiutare i futuri giuristi ad affinare il proprio senso della giustizia - spiega Gabrio Forti, docente di Diritto penale e direttore del Centro “Stella” -, oltre a ridurre la distanza tra il diritto e la vita reale. La letteratura è la concretizzazione dell’astratto della storia» ha concluso Forti citando lo scrittore Danilo Kiš».
La storia vissuta attraverso l’esperienza concreta è anche il filo conduttore de La Delazione di Roberto Cazzola, presentato nel corso del primo seminario del ciclo; l’autore ne ha discusso con i giovani giuristi Arianna Visconti e Alessandro Provera. Nella sua terza prova narrativa lo scrittore torinese racconta il dramma delle persecuzioni degli ebrei nella Torino del 1944 attraverso la storia di una coppia, la ragazza ebrea Selma e Alfredo. Il loro amore è stroncato dalla giovane vicina Luigia che li denuncia. Selma finirà così in un campo di concentramento e quando tornerà non sarà più la stessa, mentre Alfredo cercherà di dimenticarla - senza successo - con una nuova fidanzata. Due sono i temi centrali del libro: il primo è l’importanza della memoria. La storia è infatti narrata dalla nipote di Alfredo, che decide di ripercorrere la vita di Selma, e per farlo ricerca documenti, foto e cronache (in un archivio a metà tra realtà e finzione narrativa) che raccontano i personaggi e gli ambienti dell’epoca; i dettagli quotidiani che riattualizzano la storia.
L’altro focus del libro, che dà il titolo all’incontro di martedì, è la stupidità del male. Spiegando il significato della formula, Cazzola si rifà alla nota Banalità del Male usata da Hanna Arendt per raccontare la consuetudine alla malvagità del nazismo, rievocata nel processo al gerarca Eichmann. Una banalizzazione del male attraverso la quale gli effetti tragici delle azioni di ogni giorno sono stati coperti dall’oblio collettivo. Secondo l’autore la causa è la stupidità morale degli individui, intesa non come una deficienza intellettuale, ma come la rinuncia alla propria libertà che induce il singolo ad adeguarsi a un atteggiamento generale e chiudere gli occhi di fronte alle conseguenze, dirette o indirette, delle proprie azioni. Così anche Luigia decide di denunciare i vicini non per ottenere vantaggi personali, ma perché spinta da una malvagità senza ragione, indotta dal conformismo allo spirito del tempo. Cazzola spiega che ancora oggi, come durante il fascismo, il potere ha spesso interesse a instupidire gli individui perché così pochi possono controllare le azioni di molti. «Per liberarsi da questa condizione è necessario un impulso morale – conclude – che a volte, come nel periodo nazi-fascista, deve provenire dall’esterno. Per questo bisogna essere grati a tutte le resistenze europee che di fronte al male non guardarono dall’altra parte».