Implicazioni e conseguenze dei flussi migratori nell’oceano Indiano occidentale: questo l’argomento della lezione tenuta dal professor William Gervase Clarence-Smith della prestigiosa Scuola di Studi Orientali e Africani (Soas) dell’Università di Londra nell’ambito del corso di storia e istituzioni dell’Africa tenuto da Betrice Nicolini nella facoltà di Scienze politiche. Presentata dal direttore del Dipartimento di Scienze politiche, Massimo de Leonardis, e organizzata dalla professoressa Beatrice Nicolini con il supporto della facoltà di Scienze politiche, la lezione dello scorso 20 ottobre è stata seguita da numerosissimi studenti. Questa seconda open lesson, dopo quella dell’anno precedente sulla schiavitù globale, rappresenta un’opportunità per gli studenti di confrontarsi con livelli accademici internazionali e aprire sul mondo la propria formazione, sfruttando occasioni di scambio e d’incontro.
L’oceano Indiano occidentale è il terzo mare per dimensioni e bagna più continenti quali l’Africa orientale, l’Asia centro-orientale, che include la Penisola Arabica, e l’India con le rispettive isole. Si tratta di un’area vastissima entro la quale i movimenti di genti, di merci, di religioni e d’idee sono stati da tempi immemorabili favoriti dalle correnti monsoniche che, prima della navigazione a vapore inaugurata intorno al 1820, conducevano facilmente e velocemente le vele lungo le molte coste.
La storia di quest’ampia regione è ancora poco studiata, molte sono le fonti da scoprire, molte le lingue da studiare, molte le popolazioni da conoscere. Il professor Clarence-Smith, docente di Storia economica dell’Asia e dell’Africa, e capo del direttivo del Journal of Global Studies, London School of Economics, ha illustrato i numerosi movimenti migratori, sia dalla regione meridionale della Penisola Arabica, l’Hadhramaut, nell’attuale Yemen, sia dall’India occidentale, dal Gujarat, verso l’Africa orientale. Si trattò di pellegrini religiosi dell’Islam, di mercanti e di banchieri che produssero profonde trasformazioni, non solo economiche, in Africa. Le figure dei mediatori, degli intermediari, divennero presto figure importanti di riferimento per i gruppi dominatori sia in epoche precoloniali sia coloniali, tanto che durante gli anni Ottanta del Ventesimo secolo le comunità asiatiche cacciate in pochi giorni dall’Uganda dal dittatore Idi Amin produssero una profonda crisi nel paese. Importante è seguire il denaro, i flussi monetari, e soprattutto - ha ricordato il professor Clarence-Smith - i tassi d’interesse applicati ai singoli scambi nell’oceano Indiano occidentale: da qui possiamo comprendere numerose dinamiche, anche di potere, e oggi analizzare le connessioni con il terrorismo internazionale. Le “piste” sono sempre le stesse, conducono dall’Asia all’Arabia all’Africa oggi così come in passato.