di Anna Maria Fellegara *

La violenza contro le donne rappresenta una violazione dei diritti della persona riconosciuta da ogni Paese civile e organizzazione internazionale. Al contempo essa appare come un fenomeno storicamente radicato, in forte crescita e presente in culture e società diverse. (…)

A livello mondiale, si stima che la violenza sia una causa di morte o disabilità per le donne in età riproduttiva altrettanto grave del cancro e una causa di malattia più importante degli effetti degli incidenti stradali e della malaria combinati insieme. Si tratta di una devastante, intollerabile piaga che mina la salute e la personalità delle donne, limita le libertà personali, influenza la sicurezza collettiva, condiziona la crescita del capitale umano e del sistema economico e sociale nel suo complesso, su un lungo orizzonte temporale.

(…) L’intervento pubblico a contrasto della violenza contro le donne trova nelle istanze di giustizia umana, civile e sociale una piena legittimazione e una ragione assoluta. Tuttavia, individuare il costo della violenza per la società di cui le donne sono parte rappresenta un elemento fondamentale per conoscere la dimensione del fenomeno, argomentare l’insufficienza degli investimenti in azioni di prevenzione e in attività di sostegno e cura e quantificare il danno economico e sociale per la collettività.

La letteratura internazionale sui costi sociali ed economici della violenza è concorde nel mettere in evidenza come le risorse stanziate per la prevenzione del fenomeno comportino netti risparmi rispetto a quanto il sistema pubblico è costretto a spendere una volta che la violenza viene agita.

* È professore ordinario di Economia aziendale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, presso la quale è preside della Facoltà di Economia e Giurisprudenza, a Piacenza. Insegna, fra l’altro, Bilancio consolidato e principi contabili internazionali.

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