È importante la presenza fisica di un sovrano o di un capo politico? Come viene percepita la sua assenza? Che cosa si fa per risolvere questo problema e fare in modo che gli uomini sentano vicino il loro re, presente il loro Dio, ancora vivi i loro morti?

Si tratta di domande importanti nell’ottica della storiografia contemporanea, alle quali hanno cercato di rispondere gli studiosi di storia medievale che dal 16 al 18 settembre si sono riuniti presso la sede bresciana dell’Università Cattolica per la Settimana Internazionale di Studi medievali della Mendola, uno dei più importanti appuntamenti a livello mondiale per gli studi medievistici. L’iniziativa è organizzata dal Centro di Studi sugli Insediamenti monastici Europei e dal Dipartimento di Studi Medievali della Cattolica, il cui direttore Nicolangelo D’Acunto, ordinario di storia medievale, sottolinea come questa tematica si presti a letture multidisciplinari di grande interesse: “Mentre le prime Settimane della Mendola, che proprio quest’anno compiono sessant’anni, avevano prodotto una sorta di anatomia delle istituzioni, considerate nella loro morfologia, con i convegni sulla dimensione spaziale e sulla libertas il focus dell’indagine si è spostato sulla fisiologia dei funzionamenti istituzionali, con un tentativo di indagare sui loro a-priori. Per fare un esempio: possiamo dire che lo scopo primario delle istituzioni sia quello di generare legittimamente forme di presenza fittizia?”

Attraverso una campionatura significativa gli studiosi provenienti da tutta Europa si è cercato di capire con quali strumenti le istituzioni cercarono di produrre forme di presenza che prescindessero dalla presenza fisica dei titolari dell’autorità, per ovviare a quelle che nelle fonti medievali sono considerate come le patologie istituzionali generate dalla absentia. Così per esempio l’itineranza di re e imperatori fu la risposta alla absentia regis, indicata a più riprese come la prima causa della crisi dell’ordinamento pubblico.

Analogamente l’assenza fisica di un imputato fu considerata un elemento a suo sfavore nel processo. I papi, dal canto loro, integrarono l’itineranza con l’invenzione di legati e delegati che ne sostituissero il corpo, ma che di fatto generavano una presenza fittizia del pontefice in tutto equivalente alla presenza fisica. Il medesimo risultato fu perseguito attraverso la moltiplicazione delle immagini, l’epistolografia, le performances a metà fra il teatro e la liturgia e la documentazione intesa come veicolo della volontà dell’autorità assente. La stessa creazione di un apparato funzionariale disteso sul territorio rispondeva a questa necessità. 

Avevano profondi riflessi istituzionali le varie forme di presenza del soprannaturale, come testimonia il fatto che la ristrutturazione del sistema dei simboli dell’istituzione ecclesiastica prendesse le mosse dalla definizione della qualità della presenza del Cristo nell’Eucaristia. Apparizioni, esperienze mistiche e possessioni diaboliche intessevano di continuo la quotidianità, accanto a forme di presenza meno appariscenti, ma considerate non meno efficaci, come la presenza contestuale dei vivi e dei morti testimoniata nelle fonti memoriali e liturgiche, che culminava nel culto delle reliquie e generava reti di comunità oranti lontane nello spazio ma compresenti davanti a Dio. La presenza del soprannaturale si intersecava altresì con la riflessione sulla valenza della vita monastica ed eremitica, i cui cultori erano per definizione assenti dal saeculum, ma necessitavano comunque di giustificare la propria funzione ecclesiale ed essere in qualche modo presenti nella Chiesa e nella società. In quell’ambito la presenza fisica dei carismatici maestri di vita monastica era considerata essenziale, mentre gli ordini religiosi, allo scopo di standardizzare, rendere ripetibile e democratizzare la vita regolare, introdussero innovazioni organizzative (per esempio i capitoli generali e la visita canonica) accompagnate dalla diffusione sistematica di usi liturgici, culti e norme, che li misero in grado di prescindere dalla presenza dei carismatici, ma generavano ugualmente una istituzionalità presente e pervasiva anche attraverso i processi di Symbolisierung.

“Occorrerà verificare – conclude D’Acunto - se, quando e come nei diversi contesti tale processo di riduzione progressiva dell’importanza della presenza fisica a vantaggio della creazione di meccanismi transpersonali capaci di generare presenza fittizia abbia determinato lo specifico dell’istituzionalità medievale”.