In attesa. Vogliamo tutti che finisca, attendiamo e speriamo. La pandemia ha riunito il mondo, anche in un senso di avvento. E’ tempo di vegliare: l’attesa può essere solo un desiderio.

 

Sabato 28. Aspettare e reinventarsi: Ursula von der Leyen parla dall’università per spronare la costruzione del futuro, alle generazioni che decidono per quelle che lo abiteranno. Intanto, l’Iran è la notizia geopolitica del weekend: ieri è stato ucciso uno scienziato nucleare importante. Mohsen Fakhrizadeh Mhabadi sta scuotendo gli equilibri in Medio Oriente: l’Iran accusa Israele, le proteste aumentano, si attendono sviluppi. L’Italia attende i numeri: la curva decresce, ma non ancora abbastanza per riaprire tutto. E’ propria dell’attesa, la pazienza. E dell’Avvento di quest’anno anche l’opportunità: digitale, per ciò infinita.

 

Domenica 29. Si attendono approvazioni, più di ogni cosa: se tutto va bene, a fine Gennaio inizia la campagna vaccinale. Se sarà per tutti senza scelta, è tema costituzionale. Ma perché accada non bisogna negare la realtà, e stare attenti ora. Mentre le regioni italiane cambiano colore e tanti ragazzi tornano a scuola, in Svizzera non si attende solo la neve: popolazione al voto per tagliare i fondi alle industrie che producono le armi. Se vincono i pacifisti, è la prima volta, e sarà un esempio. E la neve verrà, le montagne saranno bianche e la depressione solo tecnica: anche Novembre è alla fine, l’Avvento è Tempo di speranza.

 

Lunedì 30. Nell’attesa che accada ovunque, il President-Elect inaugura la parità: non basta essere donne per essere capaci, ma le donne capaci devono essere scelte. Le imprese italiane attendono ristori, nuove misure nella notte: quelle prenatalizie saranno le più corte e i consumi quest’anno soffrono di più. I lockdown hanno effetti ovunque: nel Regno Unito contagi dimezzati, mentre a New York i bambini tornano a scuola. Novembre finisce come un intervallo: tra speranza e attesa, è a Dicembre che si decide il prossimo futuro.

 

Martedì 1. December morning: passato Thanksgiving, gli USA tornano a contare: quasi 300mila vittime, mentre le aziende chiedono permessi, sulla FDA si appoggia l’attesa di un vaccino. Fa vittime anche il clima: almeno otto dopo il ciclone Gati e più di 40mila sfollati. L’Africa sub-sahariana è devastata dalla “crisi delle 3 C”. L’Europa prova ad essere più stabile: il Mes è sicurezza, ora dipende dal Consiglio Europeo, in Gennaio si attende la riforma. 235 milioni di persone attendono aiuti umanitari: mentre nel mondo ricco c’è ansia per neve e cenoni, Covid-19 aggrava ciò che grave era già. La pandemia insegna: a guardare.

 

Mercoledì 2. A guardare i numeri, prima di superare le frontiere: Natale calmo, vaccines are coming, mentre le cerimonie virtuali non piacciono più alle star. L’equilibrio tra salute e economia è sempre delicato: l’Italia “gialla” è ferma nelle frontiere regionali, a pranzo fuori solo per le feste comandate, ma le seconde case possono aspettare. Nelle prime è sempre più smart working e le aziende si organizzano nel cloud: nuove piattaforme e non solo strumenti informatici, la pandemia ha creato nuovi ambienti. E se i Social non bastano, ora sono il luogo dell’incontro.

 

Giovedì 3. Valéry Giscard d’Estaing era un Presidente europeista: il più giovane, il più contemporaneo, il primo a credere nell’asse con la Germania. Dove ancora è meglio aspettare: Berlino prolunga il light lockdown fino ai primi giorni di Gennaio: obiettivi non raggiunti, sforzi prolungati. Non raggiunti nemmeno in Italia dove sta scadendo un altro decreto: dal 20 dicembre movimenti lenti e grande attenzione, in attesa di una svolta la pandemia è una maratona. Ma aspettare non è facile, l’attesa non è sosta, è operativa: caos nella tranquillità, quiete nella confusione.

 

Venerdì 4. L’attesa è azione, ma quest’anno non in movimento. Si pensa di più al White Friday, si pensa in generale tutti di più. Le cose più importanti, disse Simone Weil, non vanno cercate, vanno attese. E l’attesa è un cammino di bellezza.