Nasce ufficialmente una nuova branca chirurgica: la chirurgia gastrointestinale metabolica per il trattamento del diabete di tipo 2 con il contributo dei chirurghi dell’Università Cattolica-Policlinico Gemelli di Roma. La prestigiosa rivista Annals of Surgeryha pubblicato nell’edizione online le indicazioni e raccomandazioni circa il ruolo della chirurgia nel trattamento del diabete di tipo 2 che colpisce circa il 5% della popolazione mondiale, che costituisce circa il 95% di tutti i diabetici. Si tratta di un passaggio fondamentale per la definizione di linee guida in questo settore, reso possibile dalla “consensus conference” mondiale tenutasi presso l’Università Cattolica di Roma nel marzo 2007, cui hanno partecipato le più prestigiose associazioni diabetologiche statunitensi ed europee.

«Il concetto rivoluzionario che è emerso in tale circostanza – spiega Francesco Rubino, direttore del programma di Chirurgia gastrointestinale metabolica al New York-Presbyterian Hospital/Weill Cornell Medical College e ricercatore nell’istituto di Clinica chirurgica dell’Università Cattolica di Roma, primo autore del lavoro e tra i più autorevoli esperti nel settore - è la legittimazione della chirurgia come opzione terapeutica per il trattamento del diabete di tipo 2 in pazienti selezionati». «Mentre è infatti riconosciuto il ruolo della chirurgia gastro-intestinale nel trattamento dell’obesità grave – afferma il professor Marco Castagneto (foto a lato), direttore del dipartimento di Scienze Chirurgiche e chairman del congresso – il summit tenutosi all’Università Cattolica ha di fatto segnato la nascita di una nuova branca della chirurgia, la chirurgia metabolica, dedicata in particolare alla cura dei pazienti affetti da diabete di tipo 2. Le basi scientifiche su cui poggiano tali affermazioni sono ormai consolidate e vanno ricercate in un meccanismo diretto da parte della chirurgia, che non è strettamente correlato alla perdita di peso. Le prime osservazioni al riguardo – continua il professor Castagneto – sono lontane nel tempo e consistono nel dato osservazionale, corroborato anche da numerosi studi sperimentali sull’animale, che la reversibilità del diabete di tipo 2 si verifica, talora nel giro di settimane o addirittura di giorni, nei pazienti sottoposti a chirurgia bariatrica, molto prima che il calo ponderale sia significativamente apprezzabile».

Considerato il crescente numero di pazienti affetti da diabete di tipo 2 e l’elevato tasso di mortalità e disabilità che esso comporta, la prevenzione rimane l’arma fondamentale; tuttavia, laddove questa fallisca e i trattamenti convenzionali non diano risultati soddisfacenti, la chirurgia si affaccia non solo come una valida opzione terapeutica, ma anche come una formidabile opportunità nella ulteriore comprensione della fisiopatologia del diabete di tipo 2. Il documento pubblicato online sugli “Annals of Surgery” rappresenta il punto di inizio per la definizione di tale branca chirurgica e dei criteri in cui questa deve muoversi.