Un tour speciale quello del cantautore romano, Niccolò Fabi, che ha avuto inizio da Roma, al Piper, lo scorso 25 novembre, per presentare il suo nuovo album “Solo un uomo”, ma che ha conosciuto una intensa anteprima con gli studenti dei corsi di laurea della facoltà di Medicina dell’Università Cattolica di Roma. Luogo dell’incontro l’aula Vito del Policlinico Gemelli, gremitissima e attenta, dove si è svolto l’ultimo “Mercoledì della Cattolica”, uno degli appuntamenti culturali promossi dalla presidenza, intitolato “Mio fratello è Africano” per presentare la campagna promossa da “Medici con l’Africa Cuamm”, in collaborazione con il Sism, Segretariato Italiano Studenti di Medicina, e con l’Auci, l’Associazione Universitaria per la Cooperazione Internazionale–Ong. Niccolò Fabi è il testimonial della ong Medici con l’Africa Cuamm, impegnato da alcuni anni sia sul piano personale sia su quello artistico in vari programmi a favore del miglioramento delle condizioni di vita nel Continente africano. E l’ultimo frutto di questo impegno  è un documentario della durata di venti minuti intitolato “Parole che fanno bene”, presentato nell’occasione, che racconta il viaggio di cinque giorni del cantautore nella regione della Karamoja, una delle aree più povere dell’Uganda come testimonial della campagna di sensibilizzazione sociale promossa dal Cuamm.

Questa nuova campagna di comunicazione porterà l’artista a una serie di incontri nelle maggiori città italiane presso le sedi universitarie per presentare il documentario/reportage: un racconto per immagini di cinque giorni trascorsi a fianco dei medici del Cuamm che da 60 anni offrono il loro impegno a favore dei Paese africano, come hanno ricordato i professori della Cattolica Pasquale De Sole e Walter Ricciardi, promotori dell’incontro. Cinque giorni e cinque parole chiave che Fabi ha scelto per dire e condividere il senso profondo di questa esperienza anzitutto con gli studenti: silenzio quello del giorno di arrivo che – ha detto Fabi - «non è assenza di pensiero, ma è rispetto per quello che sta succedendo»; la seconda parola per il secondo giorno è urgenza: «l’urgenza del fare in una zona completamente diversa da quella dove si vive quotidianamente». Ferita è la terza parola: «la ferita con il mondo occidentale, distratto da cose futili». La quarta parola è cordone ombelicale: «Più viaggio all’interno dell’Africa – ha detto agli studenti - più mi rendo conto del legame con questa terra». Quinta e ultima parola: continuità, «la necessità di non dimenticare l’esperienza vissuta», che con la sua musica e le sue parole Niccolò Fabi vuole trasferire a tutti i giovani studenti di medicina, invitandoli all’impegno e a mettersi concretamente a fianco dei fratelli africani.