Resistenza alla fatica, potenza muscolare, coordinazione, precisione nei movimenti: tutto questo si può ottenere con piccole e non invasive vibrazioni applicate ai muscoli. Si tratta di una metodica che già trova applicazione clinica, ma il cui campo di azione si potrebbe espandere ulteriormente sia nella riabilitazione, sia nello sport. Si tratta del frutto del lavoro di ricercatori dell’Università Cattolica e Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS che, collaborando con altre Università e istituti di ricerca, hanno sviluppato una strumentazione e un metodo in grado di migliorare in modo molto rapido e del tutto non invasivo la performance motoria.
Lo studio - i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Biology of Sport - coordinato dal professor Guido Maria Filippi (Dipartimento di Neuroscienze della Facoltà di Medicina e chirurgia, diretto dal professor Claudio Grassi), e svolto in collaborazione con i professori Luigi Fattorini e Angelo Rodio delle Università Sapienza di Roma e di Cassino, ha testato nuove potenzialità della metodica su alcuni soggetti.
“In questo studio – spiega il professor Filippi - abbiamo voluto testare gli effetti in un esercizio ad alta intensità, in grado di chiedere allo stesso tempo esplosività e resistenza. Migliorare entrambi, con lo stesso training è considerato molto difficile e richiede faticosi allenamenti di diverse settimane. Ricerche precedenti indirizzavano verso questa possibilità. I dati hanno pienamente confermato l’ipotesi”.
“Negli Stati Uniti d’America questa metodica è indicata nelle linee guida, dal 2016, come ausilio per la spasticità nella fisioterapia tradizionale - rileva il professor Filippi -. In Italia e non solo, si utilizza con grande frequenza nelle patologie neurologiche (soprattutto nelle paralisi cerebrali infantili), nelle problematiche ortopediche, nel recupero della mobilità negli anziani. Intorno a questa metodica, conclude, ci sono oggi circa 40-50 studi internazionali. La metodica è in uso presso alcune ASL (Venezia-Mestre, L’Aquila-Sulmona, Latina, Prato, Cosenza), presso molte Onlus, alcune strutture ospedaliere convenzionate, numerosi centri privati”.