Nello scenario del sistema salute post Covid-19 quali saranno le competenze più utili a fare la differenza? A questo interrogativo ha risposto il webinar dal titolo “L’evoluzione delle competenze manageriali e professionali per il Servizio Sanitario Nazionale post Covid”, promosso dall’Alta Scuola in Economia e Management dei Sistemi sanitari dell’Università Cattolica (Altems), un dialogo a più voci che si è svolto il 22 giugno nell’ambito dell’Open Week Master & Postgraduate dedicata alla presentazione dell’offerta formativa postlaurea del Campus di Roma dell’Ateneo, in occasione della presentazione della XXV edizione del master in Organizzazione e gestione delle Aziende e dei Servizi sanitari.

L’incontro, moderato dal giornalista Giancarlo Loquenzi, è stato aperto da Americo Cicchetti, docente di Organizzazione Aziendale alla facoltà di Economia e direttore dell’Altems, con la presentazione dell’offerta formativa dell’Alta Scuola: «L’esperienza della pandemia ci ha insegnato molto nella sua drammaticità: ora dobbiamo trarre gli insegnamenti e reinvestire nel sistema di welfare. Oltre la rilevanza delle competenze scientifiche e mediche abbiamo preso consapevolezza in questi mesi dell’importanza delle competenze organizzative, gestionali, giuridiche, tecnologiche e comunicative: a queste è dedicata l’offerta formativa della nostra Alta Scuola, una delle otto Alte Scuole dell’Ateneo basata sulla multidisciplinarietà che caratterizza il management sanitario, tema ampio e complesso particolarmente nel prossimo periodo».

«Le organizzazioni sanitarie, soprattutto quelle pubbliche, sono le più complesse e le più difficili da gestire» ha detto Walter Ricciardi, docente di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica e consigliere del ministro della Salute per il coordinamento con le istituzioni sanitarie internazionali. «Le competenze manageriali in questo campo non possono di certo essere improvvisate. Alcune regioni, ma non tutte, hanno saputo contemperare le esigenze di bilancio e quelle di servizio, offrendo buoni servizi ai propri cittadini. Altems da anni forma queste professionalità, di diversa competenza e provenienza, in una visione sistemica che esce dal puro contesto clinico per contemperare tutte le esigenze, non ultima la comunicazione, parte integrante della capacità manageriale, per essere preparati e pronti qualora si ripresentasse un’emergenza sanitaria di stesse dimensioni».
 
Una prospettiva regionale è stata offerta da Domenico Mantoan, direttore generale dell’Area sanità e sociale della Regione del Veneto: «Il Covid ha messo sotto stress i nostri sistemi sanitari ed è stato una grande prova per verificare che il nostro Servizio Sanitario Nazionale ha risposto bene rispetto ad altri paesi e ha fatto avanzare il dibattito sul ruolo dello Stato e delle Regioni in tema di Sanità. I decreti governativi dei mesi scorsi hanno risposto alle esigenze che le regioni del Nord, le più colpite, avevano avanzato prima della pandemia sull’autonomia differenziata: è fondamentale che ci sia uno Stato che delinei le linee generali, altrettanto fondamentale è che la gestione della Sanità rimanga affidata alle Regioni, definendo i livelli generali, più rapidi ed efficaci di organizzazione sulla base dell’esperienza che abbiamo vissuto».
 
«Inutile e sterile contrapporre i livelli istituzionali: l’esperienza ci ha dimostrato la necessità di un Governo centrale per dettare le linee generali e di quello regionale per prendere le decisioni della rete: il ruolo del management è la garanzia di flessibilità e di gestione a livello locale senza il quale le decisioni generali non possono trovare attuazione» ha detto Angelo Tanese, direttore generale Asl Rm1. «Dal punto di vista organizzativo è stato molto complesso gestire le persone in isolamento, le Rsa, il contact tracing, tutte le decisioni per chiudere e riaprire i servizi e le attività in piena sicurezza, insieme al tema dei dispositivi di protezione. Senza la maturità e la flessibilità delle aziende e di tutti i livelli, non solo apicali, ma anche intermedi di management, senza le giuste competenze che rendono vincenti le squadre organizzative, questo scenario difficile e complesso sarebbe stato impossibile da gestire».
 
L’esperienza diretta della gestione dell’emergenza sanitaria è stata raccontata da Marco Elefanti, direttore generale della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs: «Il Policlinico Gemelli è un grande ospedale universitario, ma con una forte componente di pazienti che provengono dal Pronto Soccorso: non appena si è manifestata l’epidemia ci siamo interrogati su come gestire al meglio questa inedita emergenza, continuando a trattare, appena possibile, gli altri pazienti in regime di elezione affetti da altre patologie, penalizzando il meno possibile gli altri volumi di attività ordinaria. Questo è stato possibile creando un presidio dedicato: il Columbus Covid 2 Hospital, attrezzato completamente in pochi giorni, mentre iniziavamo a prendere in carico in Policlinico in pazienti affetti da Covid-19. Questa opzione strategica ci ha consentito di trattare al meglio e in sicurezza tutti i pazienti».
 
Anche la Farmacia è stata in prima linea nella prima fase di emergenza, in piena interazione con le altre competenze e in un’azione capillare in tutti i territori: «La parola-chiave di questo dibattito è “competenze”» ha detto Luigi D’Ambrosio Lettieri, presidente Fondazione Francesco Cannavò (Fofi). «Accanto al Pil economico che misura i livelli di efficienza di un Paese, il “Pil del sapere” rappresenta tutte quelle capacità e competenze che legittimano e riconoscono alle istituzioni un ruolo di utilità sociale. In Sanità le competenze sono molto complesse e concorrono nel loro insieme a disegnare i livelli di capacità di un sistema di rispondere a un bisogno, anche così difficile come quello di una pandemia. Nel nostro sistema abbiamo livelli di eccellenza, nel management e nelle professionalità, ma bisogna migliorare nel campo dell’approccio multidisciplinare, fino al coinvolgimento del comparto delle professioni sanitarie, creando team multidisciplinari, attraverso l’acquisizione di nuovi saperi».
 
L’emergenza Covid-19 ha lasciato preziosi insegnamenti anche in tema di Comunicazione: «Ciò che Covid ci ha consentito di maturare è la centralità che la Comunicazione riveste per gestire le situazioni di crisi» ha detto Mariagrazia Fanchi, direttrice dell’Alta Scuola in Media e Comunicazione dell’Università Cattolica (Almed). «L’informazione è tra gli strumenti principali che occorre utilizzare, accanto alla Ricerca scientifica e medica e le attività assistenziali, per tutelare la Salute come bene personale e pubblico. Competenza, responsabilità e partecipazione sono le caratteristiche di una buona Comunicazione e le sfide di una buona formazione: insieme alla pluralità di strumenti e della numerosità dei contesti, la platea di interlocutori è molto eterogenea e la Comunicazione è un atto profondamente etico, legato alla volontà di comunicare in modo veritiero e alla finalità di comunicare in modo chiaro e produttivo, capace di generale valore e risorse, sia per chi invia il messaggio sia per chi lo riceve».
 
Al tema della competenza giuridica per il governo del rapporto tra Stato e Regioni è stato dedicato l’intervento di Renato Balduzzi, docente di Diritto Costituzionale all’Università Cattolica, già ministro della Salute: «Il tema centrale non è questione di norme che mancano o da modificare, ma della capacità da parte di chi governa di attuare efficacemente le norme, dipendendo essa da come il sistema accoglie la decisione politica. Nel nostro ordinamento esiste una pluralità di norme, sia a livello costituzionale sia legislativo, distinguendo sempre il piano politico da quello giuridico che hanno diversi compiti e diverse applicazioni. È dunque importante inserire nella formazione di un Economista sanitario e di un professionista della Sanità la conoscenza del sistema giuridico che porta a una maggiore competenza e anche a una motivazione maggiore nel proprio lavoro. Questo, accanto al rafforzamento della rete fra ospedale e territorio e all’integrazione sociosanitaria può creare un professionista che conosca, accanto all’Economia e alla Medicina, i temi dell’organizzazione per l’intero ecosistema sanitario».