Il dottorato internazionale in Criminologia ha rappresentato il consolidamento del mio interesse per questa disciplina e del percorso di formazione iniziato in Cattolica, più di 5 anni fa, con il modulo Criminalità e sicurezza, della laurea magistrale in Scienze sociali applicate. Oggi insegno Statistica della criminalità all’interno dello stesso percorso che, nel frattempo, si è sviluppato diventando Scienze della criminalità e tecnologie per la sicurezza (Crim&Tech).
Durante il dottorato è iniziata anche la collaborazione con Transcrime, il centro interuniversitario di ricerca sul crimine internazionale diretto dal professor Ernesto Savona. Collaborazione che continua tutt’ora ed è principalmente incentrata sulla conduzione di progetti internazionali relativi ai metodi di misurazione della criminalità, alla criminalità contro le imprese e ai suoi collegamenti con la criminalità organizzata. In questo senso ho gestito un progetto europeo che aveva come obiettivo lo sviluppo di una metodologia comune per la conduzione di un’indagine di vittimizzazione sulla criminalità contro le imprese nei paesi dell’Unione Europea e che si concluderà con lo sviluppo vero e proprio dell’indagine europea. Attualmente sono impegnata in un progetto dell’Unione Europea che mira all’armonizzazione, verso gli standard internazionali, delle statistiche della criminalità dei Balcani occidentali, e che ha previsto anche un periodo di formazione sul campo rivolto agli operatori di polizia e ai pubblici ministeri.
La mia tesi di dottorato ha voluto proprio approfondire i temi della criminalità contro le imprese e la necessità di sviluppare misure della criminalità alternative alle statistiche giudiziarie ufficiali, come le indagini di vittimizzazione, per migliorare la stima dei livelli di criminalità e promuovere la comparazione di questi dati tra diversi stati. Il problema della criminalità contro le imprese è emerso in tutta la sua importanza proprio grazie ai risultati delle prime indagini sulla vittimizzazione delle imprese, che hanno permesso di misurare l’entità di questo fenomeno, così come le caratteristiche delle sue vittime. Ad esempio, dai risultati della prima indagine italiana sulla vittimizzazione delle imprese, condotta da Transcrime in collaborazione con il Ministero dell’Interno, emerge che ben 4 imprese su 10 sono state vittime di almeno un reato nei 12 mesi precedenti l’intervista, con un tasso di vittimizzazione sette volte più alto rispetto a quello registrato dall’Istat per le persone (5,7%). Ogni impresa vittimizzata subisce in media 7 reati in un anno, un valore tre volte superiore al numero medio di reati subiti per ogni persona vittimizzata, circa pari a 2. E questi reati si concentrano soprattutto sulle imprese operanti in settori di attività come quello degli alberghi e ristoranti, del commercio all’ingrosso e al dettaglio, delle costruzioni e dei servizi, pubblici, sociali e personali.
Tutte queste informazioni sono difficilmente stimabili attraverso le statistiche ufficiali derivanti dalle attività delle Forze dell’ordine, soprattutto per un problema di “numero oscuro” dovuto alle mancate denunce. Basta pensare che solo il 32% delle imprese che ha subito un reato lo denuncia alle Forze dell’ordine, e questa percentuale scende al 26% per il reato di truffa e al 7% e 1,4% per i reati di estorsione e concussione. Da qui nasce la necessità di sviluppare le indagini di vittimizzazione, che permettono di rilevare quei reati che non rientrano nelle statistiche ufficiali perché non denunciati o non registrati dalle Forze dell’ordine. Questo vale soprattutto per i reati di criminalità “non convenzionale” come frodi, estorsione, corruzione e altri tipi di reati economici e finanziari e organizzati per cui solo una piccola percentuale di imprese sporge denuncia.
Se poi si utilizza una metodologia comune per la conduzione di queste indagini, basata su un questionario standard e sulla medesima tecnica di rilevazione, le indagini di vittimizzazione permettono anche di ottenere dati sulla criminalità comparabili a livello europeo e internazionale. In questo senso è forte oggi l’interesse delle organizzazioni europee e internazionali per lo sviluppo di questo tipo di indagini, così come è forte l’interesse delle imprese nell’ottenere informazioni sui loro livelli di sicurezza comparabili con quelli delle imprese di altri paesi. D’altronde, il crimine è sempre più transnazionale ed è sempre più necessario analizzarlo, prevenirlo e contrastarlo in un’ottica che vada oltre i confini nazionali.
Il prossimo passo è l’utilizzo integrato dei dati derivanti da fonti che raccolgono informazioni su diverse dimensioni del fenomeno criminalità (indagini di vittimizzazione, statistiche giudiziarie ufficiali e variabili di contesto in relazione alla criminalità), per la creazione di indicatori sempre più affidabili sul fenomeno criminale in generale e su forme di criminalità “non convenzionale”.
* researcher e project manager TRANSCRIME Joint Research Centre on Transnational Crime