Le donne in età riproduttiva con ovaio policistico devono tenere d’occhio la salute del proprio cuore più delle loro coetanee che non ne soffrono perché hanno più possibilità di sviluppare negli anni patologie cardiovascolari e disturbi metabolici.
È questa la conclusione di uno studio coordinato da Rosanna Apa, dell’Istituto di Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università Cattolica di Roma, realizzato in collaborazione con l’Istituto di Cardiologia dell’ateneo, appena pubblicato sulla rivista internazionale Fertility & Sterility.
La sindrome dell’Ovaio policistico (PCOS) è il più frequente disturbo ormonale delle donne in età riproduttiva. Colpisce infatti il 5-10 per cento della popolazione femminile, provoca disagi importanti e si manifesta con mancanza o ritardi (40- 60 giorni) delle mestruazioni, infertilità, obesità, irsutismo e acne. Fortunatamente, grazie alla collaborazione di più specialisti tali disturbi possono essere guariti. Ma c’è un temibile effetto “a lungo termine” che può colpire le donne affette da PCOS, la cui presenza può essere la spia precoce di importanti patologie nell’età adulta, in primis le malattie cardiovascolari. Queste patologie, secondo lo studio di ginecologi e cardiologi dell’Università Cattolica-Policlinico A. Gemelli di Roma sembrano preferire le donne che soffrono di ovaio policistico. «Pertanto – suggeriscono i ricercatori della Cattolica – è necessario mettere a punto per loro strategie di prevenzione più accurate per limitare questi rischi».
«È noto che le giovani donne abbiano un minore rischio di eventi cardiaci – dice Rosanna Apa - ma questa protezione biologica si affievolisce dopo la menopausa, lasciandole vulnerabili a sviluppare malattie cardiovascolari nel corso degli anni».
Uno studio condotto dall’Istituto di Cardiologia della Cattolica aveva dimostrato che pazienti affetti da angina instabile presentavano un’espansione di una peculiare sottopopolazione di linfociti T (definiti CD 28 null) nel sangue periferico. I ricercatori dell’Istituto di Clinica Ostetrica e Ginecologica della Cattolica, partendo da questo dato, hanno studiato la presenza di tali linfociti in donne affette da policistosi ovarica e in un gruppo di controllo di donne sane, riscontrando che questi linfociti sono significativamente più numerosi nelle donne affette da PCOS, rispetto ai controlli.
La ricerca ha coinvolto 30 donne con ovaio policistico di età tra i 18 a 37 anni, con anamnesi negativa per patologie cardiovascolari. Le giovani donne presentavano essenzialmente disturbi del ciclo mestruale (cioè mestruazioni scarse o assenti), segni di iperandrogenismo, cioè di sviluppo di caratteri maschili quali eccessiva crescita dei peli su viso, petto e addome, acne e infertilità. La novità del lavoro è stata quella di identificare in queste donne un’anomalia del sistema immunitario sovrapponibile a quella descritta in caso di angina instabile, dunque un possibile marker di rischio cardiovascolare.
«Le giovani donne con diagnosi di PCOS – conclude la ginecologa Apa - devono pertanto fare maggiore prevenzione a partire dalla fase della loro vita in cui si manifestano anche solo disturbi ginecologici, a volte sottovalutati perché ritenuti ‘innocui’: tale attenzione può portare a benefici a lungo termine per la salute del cuore e non solo. È necessario sensibilizzare gli stessi medici di famiglia nei confronti delle donne giovani con PCOS, al fine di monitorare e limitare i più frequenti fattori di rischio cardiovascolare, pressione arteriosa, sovrappeso, disordini del metabolismo lipidico e glucidico».